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– Pomigliano: la “trattativa” -
di Paolo De Gregorio, 7 giugno 2010
Bisogna avere una gran bella faccia di bronzo, qualità che non manca certo ai giornalisti, per definire “trattativa” quella tra la FIAT e gli operai di Pomigliano, dove Marchionne dice: o mi date la flessibilità che chiedo o vado a produrre fuori dall’Italia.
Siamo in questa situazione di aperta dittatura grazie a questa famigerata globalizzazione che ha annullato ogni dialettica sindacale, unificato ogni conquista, con la possibilità offerta all’industria di delocalizzare fuori dall’Italia qualsiasi attività, di esportare liberamente capitali prodotti dal lavoro degli operai italiani. Cosa di cui hanno già approfittato migliaia di imprese, fenomeno che accentua la crisi finanziaria, aumenta la disoccupazione in Italia, e rende una chimera la “ripresa”.
Dobbiamo tenere a mente che questa invocata “ripresa” non si manifesterà per motivi strutturali, e non certo per quelle idiozie su ottimismo contrapposto a catastrofismo, e questi impedimenti sono:
– 80 miliardi di Euro ogni anno vengono assorbiti per pagare gli interessi sul nostro debito pubblico (arrivato al 116 del PIL). 80 miliardi di Euro sottratti ad investimenti nella economia reale
– 120 miliardi di Euro l’anno di evasione fiscale, favorita da un governo che ha depenalizzato il falso in bilancio, riattivato la possibilità di pagamento in contanti, che ha fatto un condono-regalo agli evasori, ecc. ecc,
– la emersione di paesi come la CINA e l’India che ci hanno sottratto per sempre interi settori di mercato nel segmento della bassa tecnologia, e che molto presto svilupperanno la propria egemonia anche nei settori dell’alta ed altissima tecnologia, grazie a università e istituti di ricerca zeppi di cervelli e finanziamenti, a fronte di una situazione in Italia di decadenza, scetticismo, dominio baronale nelle università, con giovani ricercatori precari, a spasso o con la valigia in mano.
Se sommiamo a questi fattori indiscutibili una pressione della finanza internazionale, anglofona e sionista, volta a far fallire l’EURO e a rimettere il dollaro come moneta internazionale di riferimento, ecco che le categorie del pessimismo o dell’ottimismo, evocate da quel capo-comico del nostro premier, si rivelano sciocche e banali, e testimoniano la mostruosa mediocrità del loro inventore, ormai ridimensionato anche dal suo ministro del Tesoro, Tremonti, che lo ha richiamato alla dura realtà dei conti.
La cosa che fa veramente paura, almeno a me, è avere un capo di governo totalmente incapace di valutare il peso di una crisi, che solo pochi giorni fa egli giudicava già finita, con esternazioni di psicologia e non con i dati economici, il cui sorriso beota è stato spento dai conti della finanziaria che Tremonti gli ha sbattuto sotto il naso.
Credo che Berlusconi non si riprenderà più da questa figuraccia, l’illusionista non illuderà più nessuno,il suo partito si è rivelato un contenitore di rifiuti,il cassonetto dove si sono riciclate le cricche della prima repubblica, sempre più ladre e fameliche, senza più alcun collante ideologico o morale, destinato a finire come i suoi predecessori democristiani e socialisti, nel nulla eterno.
Paolo De Gregorio
Messaggi
1. Pomigliano: "la trattativa", 8 giugno 2010, 09:00, di riku
ecco che ci risiamo: se si continua ad affrontare i problemi insultando il premier e il suo enturage non si verrà mai a capo di nulla.
Il problema è oggi Pomigliano d’Arco: cosa centrano Berlusconi e company: Volete capire una volta per tutte che il mondo non va all’indietro.
Oggi se vogliamo mantenere occupazione in Italia dobbiamo fare quello che gli industriali chiedono altrimenti gli investimenti andranno all’estero: se questo avverrà voi sarete soddisfatti di aver mantenuto i vostri principi e gli operai di Pomigliano verranno a casa vostra a pranzo e cena!
1. Pomigliano: "la trattativa", 8 giugno 2010, 12:52, di Io
Bene riku e falli portare i capitali all’estero. Chi comprerà poi le macchine Fiat??? i polacchi o i cinesi con i loro stipendi da fame o gli italiani senza lavoro???? Le macchine FIAT sono prodotte da operai che si rompono il c.lo tutti i giorni e si svegliano all’alba per fare un lavoro mal pagato, faticoso e pericoloso. Dove stanno intanto Montezemolo e Elkann a non fare nulla, come non hanno mai fatto nulla nella loro vita, figli, nipoti e pronipoti di gente cpiena di soldi.
2. Pomigliano: "la trattativa", 8 giugno 2010, 21:54
La Fiat vuol distruggere il contratto nazionale
di Giorgio Cremaschi
Pubblichiamo integralmente, nel sito della Rete28Aprile, il testo del diktat della Fiat ai sindacati. E’ una fiera degli orrori che è bene che ognuno legga, visto che nessun giornale sinora l’ha pubblicata.
Una stampa e un palazzo compiacenti hanno cancellato la sostanza delle posizioni della Fiat per Pomigliano d’Arco. L’azienda non ha aperto nessun tavolo di trattativa, ma ha consegnato ai sindacati un documento che è un drammatico diktat che scardina alla radice il contratto nazionale e i diritti dei lavoratori. (...)
I 18 turni sono il meno, anche se pesantissimi nelle loro modalità, l’attacco sulle pause, sulla mensa, la riduzione dei salari sono anch’essi fatti gravissimi, ma non danno il senso ancora della brutalità delle richieste Fiat. L’azienda infatti chiede:
– La deroga al contratto nazionale sullo straordinario obbligatorio aumentandolo fino all’80%.
– La deroga al contratto nazionale sui recuperi produttivi. L’abolizione del pagamento dei 3 giorni di malattia in casi di assenze superiori a una certa percentuale.
– L’obbligo di esigibilità per tutte le organizzazioni sindacali su straordinari e flessibilità, pena sanzioni verso i sindacati e le Rsu.
– L’obbligo di obbedienza per i lavoratori alle nuove regole di flessibilità pena il licenziamento.
Tutto questo stravolge sugli orari di lavoro e sui diritti il contratto nazionale, ne rappresenta una sostanziale cancellazione, porta lo stabilimento Fiat di Pomigliano fuori dalla contrattazione collettiva dei metalmeccanici. Più vicino alle condizioni sindacali americane che a quelle italiane.
Una stampa e un’opinione pubblica interessate alla verità dovrebbero chiedersi del perché la Fiat si comporta come nessuna multinazionale ha finora pensato fare in Italia e se questo, più di tutte le altre chiacchiere, non voglia dimostrare che la Fiat non è più italiana.
Ma la sostanza è che si vuole imporre una modifica della Costituzione in nome della salvaguardia dell’occupazione. E’ esattamente quello che annuncia Tremonti, quando dichiara di voler superare l’articolo 41 della Costituzione repubblicana, in nome della libertà d’impresa.
La Fiat è oggi apripista delle posizioni più reazionarie e antisindacali del governo.
La Fiom si trova da sola, circondata dalla complicità e dalla paura, a dover fronteggiare quest’attacco che è a tutti i diritti del lavoro.
Deve assolutamente reggere, anche da sola, nel nome di tutti questi diritti.
Roma, 7 giugno 2010
IL TESTO E’ A QUESTO LINK:
http://www.fiom.cgil.it/auto/fiat/materiali/10_06_01-fiat.pdf
3. Pomigliano: "la trattativa", 9 giugno 2010, 10:41, di Io
Se la FIAT non va in Polonia la Polonia va alla Fiat.
Io sono di Napoli e bisogna assolutamente fare qualche cosa. QUesti in 2 giorni stanno distruggendo lotte di un secolo. Anche a chi non è operaio, anche a chi non è (ancora) lavoratore, dobbiamo fare qualcosa. Certo ci vorrebbe qualcosa (tipo partito o che altro) in grado di unire le lotte e dargli una giusta direzione ed un giusto sostegno ideologico ma in assenza non possiamo far distruggere le conquiste dei nostri padri e dei nostri nonni.
4. Pomigliano: "la trattativa", 11 giugno 2010, 00:29
“CGIL, CISL, UIL, UGL e FIAT stanno trattando, si fa per dire, per le sorti di Pomigliano e per fare ciò si richiedono condizioni di lavoro che riportano indietro le fabbriche Fiat di qualche decennio”, dichiara Fabrizio Tomaselli dell’Esecutivo Nazionale dell’Unione Sindacale di Base.
“Nel paniere di Marchionne c’è di tutto: dall’orario di lavoro alla monetizzazione di riposo e salute, dall’aumento dei turni alla riduzione del riposo minimo previsto dalla legge; dal raddoppio dello ´straordinario obbligatorio
alla sostituzione della pausa pranzo con lo straordinario, dal mancato pagamento della malattia all'istituzione del turno del sabato sera, da altre deroghe al contratto di lavoro a quelle relative a leggi dello Stato”. “La ciliegina sulla torta – sottolinea Tomaselli - è però costituita dall'obbligo dei sindacati e delle RSU, anche i singoli delegati, di non protestare e di difendere gli accordi sottoscritti, evidentemente anche se non vengono rispettati o se male applicati dall'azienda e dalla possibilità di licenziamento per i lavoratori che si oppongono e scioperano”. Prosegue Tomaselli: “A prescindere dai contenuti contrattuali, sono sconcertanti le analogie di carattere sindacale con la vertenza Alitalia. Si attua il ricatto occupazionale e di continuità dell'attività industriale per migliaia di lavoratori e si richiedono condizioni di lavoro assolutamente inaccettabili, scaricando esclusivamente su sindacato e lavoratori la responsabilità della scelta, mentre si scatena una campagna mediatica tutta a favore dell'Azienda con il ´contributo
di Governo e Confindustria. CISL, UIL e UGL, come per Alitalia, di fatto dichiarano la disponibilità all’accordo ancor prima di iniziare le trattative. La Cgil sembra resistere, ma poi?”Conclude Tomaselli: “USB ritiene che oggi la Fiat di Pomigliano D’Arco, come Alitalia due anni fa, rappresenti una vertenza che potrebbe produrre ulteriori e pesantissime modifiche strutturali del rapporto di lavoro e, purtroppo, anche del sindacato che coscientemente si fa collaboratore e notaio delle decisioni delle aziende e di Confindustria. Non basta ottenere una limitazione del danno: è ora di cambiare la musica ed anche i suonatori.”
5. Pomigliano: "la trattativa", 13 giugno 2010, 21:32
Il Ricatto
Nel 1831 il presidente del consiglio francese Casimir Perier ammoniva gli agitatori: "gli operai sappiano che per il loro bene non vi sono altri rimedi che la pazienza e la rassegnazione".
L’Italia è davvero uno strano paese, se è possibile che l’ad della FIAT Sergio Marchionne, a capo di un’industria che da sempre costruisce profitti miliardari finanziandosi attraverso il denaro dei contribuenti ( http://ilcorrosivo.blogspot.com/2008/05/il-think-tank-di-montezemolo.html ) , può permettersi il lusso di sostituire il governo ed i sindacati, imponendo pro domo sua, nuove regole in aperto contrasto con la legislazione in atto e con il contratto collettivo nazionale dei lavoratori.
Questo è infatti il senso del ricatto ( http://ilcorrosivo.blogspot.com/2010/02/il-ricatto-occupazionale.html ) (perché di ricatto si tratta) attraverso il quale Marchionne ha minacciato ( http://ilcorrosivo.blogspot.com/2009/05/la-fiat-prepara-chiusure-e.html ) la chiusura dello stabilimento FIAT di Pomigliano D’Arco, e il conseguente licenziamento dei 5000 lavoratori occupati in quella sede, se i lavoratori stessi non accetteranno di rinunciare ai diritti che la legge vigente attribuisce loro. Ostentando inusitata bonomia, Marchionne si dice disposto a “sacrificarsi”, rinunciando a delocalizzare in Serbia e in Polonia la produzione della merce automobile (destinata nei decenni a venire ad avere sempre meno mercato) e concentrandola invece in Italia, a patto che i lavoratori italiani siano disposti essi stessi a diventare di fatto operai serbi e polacchi....
Fulcro della nuova manovra messa in piedi dalla FIAT “di governo”, l’imposizione di 80 ore annue di lavoro straordinario pro capite obbligatorie (ma non sarebbe meglio lavorare di meno e lavorare tutti, un po’ come tentano difare alla Volkswagen?), il recupero produttivo delle fermate tecniche, anche se effettuate per causa di forza maggiore, la soppressione del diritto alla retribuzione nei giorni di malattia e del diritto di sciopero. Anche se per mantenere una parvenza di senso del pudore gli ultimi due punti non vengono ovviamente esplicitati letteralmente all’interno delle proposte, ma scientemente celati giocando con il senso della parola "assenteismo".
Di fronte alla “telefonata” che impone le condizioni per il riscatto di 5000 persone, la politica ed il mondo sindacale si manifestano pronti a “pagare” (come sempre con i “soldi” degli altri) ed a genuflettersi dinanzi a cotanta generosità ostentata da Marchionne, uomo disposto a grandi sacrifici per sostenere l’occupazione nel paese. L’unica voce contraria sembra al momento essere quella della FIOM, decisa a non sottoscrivere l’accordo, ma con tutta probabilità anche questa piccola difficoltà verrà presto ripianata, offrendo un “contentino” che non incida sui termini della questione, o più semplicemente facendo finta che la FIOM non esista, così come già è stato fatto con i diritti dei lavoratori italiani.
La ricetta Marchionne, basata sul ricatto occupazionale, è in fondo molto semplice e in sintonia con la crisi economica ( http://ilcorrosivo.blogspot.com/2009/11/le-chiusure-fiat-partono-da-termini.html ) e finanziaria che (per un strana coincidenza) si rivela perfettamente funzionale a manovre di questo genere. Prima si distrugge il mondo del lavoro, attraverso la disoccupazione e la precarizzazione ( http://ilcorrosivo.blogspot.com/2007/12/il-lavoro-e-una-guerra-che-uccide.html ) , poi si passa a riscuotere, imponendo nuove regole che rendono il lavoratore uno schiavo con sempre meno diritti.
Marco Cedolin
http://ilcorrosivo.blogspot.com/2010/06/il-ricatto.html
12.06.2010