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Roma 24 giugno. La protesta degli aquilani sotto la RAI.

Publie le giovedì 24 giugno 2010 par Open-Publishing
3 commenti

Una delegazione di cittadini aquilani oggi si sono recati a Roma per sostenere il consiglio comunale straordinario che si è tenuto a Piazza Navona, accanto alla sede del Senato.

Il consiglio comunale ha dichiarato lo stato di agitazione. Lo hanno fatto anche i cittadini convocando per il 6 luglio una manifestazione del territorio di nuovo a Roma.

Successivamente la delegazione si è recata sotto la sede RAI di via Mazzini dove forte è stata la rabbia espressa per la sottovalutazione se non la cancellazione (tg 1) della grandissima manifestazione del 16 giugno scorso. Ma anche per 14 mesi di omissioni, silenzi, travisazioni della realtà aquilana e del cratere. Televisori rotti abbandonati ed un pc che mostrava le immagini della giornata del 16. Lanci di ortaggi verso il portone della sede RAI.

24/06/2010

Comitato 3e32

http://www.3e32.com/

Messaggi

  • Consiglio comunale a Piazza Navona poi lancio di pomodori in viale Mazzini

    ROMA. Si sono posizionati in Piazza Navona, a pochi metri dal Senato, i consiglieri comunali dell’Aquila e il sindaco Massimo Cialente per un Consiglio comunale straordinario.(Foto: Franco Massimo Botticchio)

    Tanti gli aquilani presenti, partiti questa mattina alle 7 con i pullman dal capoluogo di regione.

    Lo scopo di questo ’trasloco’ in massa è quello di richiamare l’attenzione sui problemi della ricostruzione post-terremoto, un ennesimo tentativo per cercare di tenere accesi i riflettori sulla città martoriata dal sisma.

    La riunione è stata allargata a tutti i sindaci del cratere e al presidente della Provincia dell’Aquila, Antonio Del Corvo. Assente invece il presidente Chiodi «ma in questa battaglia è con noi», ha assicurato Cialente.

    Alcuni partecipanti hanno esibito cartelli di protesta. "Come sta l’Aquila? - si legge in uno di questi che riporta una vignetta con medico e paziente - E’ ancora un po’ intontita - risponde il dottore - ma se si sveglia si incazza".
    In un altro cartello c’é l’epitaffio per la città dell’Aquila listato a lutto.

    In Piazza Navona è anche arrivata una carriola con delle piccole scatole della dimensione di un mattone su cui c’é scritto "cricca": un simbolo della mancata ricostruzione e un evidente riferimento all’inchiesta sugli appalti per la Grandi Opere.

    A portarla è stato il senatore dell’Idv Stefano Pedica. «Faremo un corteo con chi ci vuole seguire - ha spiegato Pedica - e scaricheremo questa carriola a via Ulpiano, di fronte alla sede della Protezione Civile. Mettessero una tassa ai componenti della ’cricca’ - ha aggiunto il senatore -. Sulla ricostruzione sono state dette solo bugie, il governo deve trovare i soldi».
    CIALENTE: «SIAMO NEL BRACCIO DELLA MORTE»

    «Prima sentivamo il governo con noi, il Paese con noi», ha detto Massimo Cialente prendendo la parola. «Ora non sentiamo più il governo dietro di noi. La ricostruzione - ha aggiunto - è completamente bloccata: se hanno deciso di non ricostruire ce lo dicano».

    Cialente ha sottolineato che il nodo centrale è la «mancanza di soldi» e per questo «si sta bloccando anche la ricostruzione di edifici strategici, come la Questura».

    C’é poi il nodo delle tasse: «Restituire in cinque anni - ha detto - le tasse che non abbiamo pagato per le nostre famiglie è come avere un mutuo da pagare da 250 milioni. Inoltre abbiamo ancora 32 mila sfollati senza case».
    «Ci sentiamo come il condannato nel braccio della morte», ha azzardato il primo cittadino.

    Per Cialente, inoltre, la ricostruzione «non può essere affidata» alla Protezione Civile.

    Nel corso della seduta sono spuntati anche altri parlamentari.

    Tra questi il capogruppo Pd al Senato Anna Finocchiaro, il senatore sempre del Pd Franco Marini, Elio Lannutti (Idv), Vincenzo Vita (Pd).

    Si è fatto vedere, invece, il senatore del Pdl Filippo Piccone che é stato fischiato ed interrotto dagli aquilani e non è riuscito a completare il suo intervento.
    Gli unici applausi li ha ricevuti quando è andato via.

    «Il sindaco dell’Aquila Cialente è un incapace», ha tuonato il senatore, sindaco di Celano. «L’Aquila ha due miliardi a disposizione, ma non è in grado di espletare le pratiche per utilizzarli».

    «Ho volutamente interrotto il mio intervento al consiglio comunale», ha spiegato più tardi Piccone, «nel momento in cui un gruppetto di contestatori, evidentemente tratti in inganno dalla scientifica disinformazione messa in atto dalla sinistra, ha rivolto insulti nei confronti del presidente Berlusconi. E’ stato uno spettacolo che non fa onore al centrosinistra all’interno del quale pure militano esponenti come il presidente Marini e l’onorevole Lolli, che sanno ben distinguere lo scontro politico dalla necessaria cooperazione istituzionale in un momento di difficoltà».

    «Piccone mente sapendo di mentire», ha replicato Cialente. «Sono un incapace? Va bene, voglio dire che è vero. Allora ci commissarino e mandino un commissario dal ministero dell’Economia: li trovi lui i soldi che servono e che non ci sono».

    A cominciare, lamenta il primo cittadino, da «50 milioni che servono per saldare i debiti con gli albergatori che ancora ospitano gli aquilani e che ci hanno già telefonato dicendoci che a fine luglio vogliono libere le stanze. Dei 70 milioni previsti, noi ne abbiamo avuto solo 20».

    Secondo Cialente, inoltre, «Piccone con le sue parole finisce con l’attaccare soprattutto il governatore Chiodi, perché è soprattutto al povero Chiodi - conclude - che spetta la ricostruzione».

    Ha fatto richieste precise, invece, il presidente della Provincia Antonio Del Corvo, secondo il quale «serve certezza riguardo agli stanziamenti previsti nel decreto Abruzzo per capire se sono disponibili in termini di cassa. Chiediamo con forza - ha aggiunto il presidente- di assicurare continuità di supporto e di non abbandonare l’Aquila».

    Del Corvo si è detto «ottimista» ma ha rivolto anche un appello agli enti locali: «dobbiamo essere in grado di spendere ciò che ci è stato messo a disposizione».

    «L’Italia dei Valori non abbandonerà gli abruzzesi al loro destino», ha detto invece il senatore dell’Idv, Alfonso Mascitelli, «faremo un’opposizione durissima a questa manovra iniqua e sbagliata, che premia banchieri ed evasori mentre alle vittime del terremoto chiede di pagare tutte le tasse, anche quelle arretrate. Governo e maggioranza la devono smettere di prendere in giro gli abruzzesi elargendo loro elemosine e sbandierando un miracolo che non c’é e non c’é mai stato. Qui c’é gente che vuole certezza dei diritti, che aspetta risorse vere e non virtuali».

    LA TASSA DI SCOPO

    Cialente e il consiglio comunale sono tornati a chiedere la tassa di scopo che «permetterebbe di avere denaro costante: non chiediamo cifre iperboliche ma un flusso continuo di risorse».

    Quanto alla zona franca «fu creata dopo il terremoto del 1703 - ha rilevato il sindaco -. E’ possibile - ha chiesto il sindaco provocatoriamente - che andiamo indietro rispetto a 300 anni fa?».

    Altra tegola da risolvere quella dell’Inps. Nei giorni scorsi è infatti arrivata una circolare dell’istituto che chiede il versamento di sei mesi di contributi non pagati in virtù della sospensione scattata dopo il terremoto.
    E li chiede entro luglio in un’unica soluzione.

    In base alle proiezioni effettuate dai sindacati, ha aggiunto Cialente, «su una busta paga da 2.000 euro questo significa circa 200 euro».

    Il primo cittadino ha anche detto di aver cercato «il governo e il presidente dell’Inps Mastrapasqua, per avere chiarimenti. Ma quest’ultimo mi ha detto che non ne sapeva niente e che adesso ci si attiverà per una sospensione».

    BISOGNO DI AIUTO

    «Signor presidente del Consiglio dei ministri», ha detto nel suo intervento il consigliere Pierluigi Tancredi (Pdl), «le istituzioni aquilane ed abruzzesi hanno bisogno del suo sostegno e di quello di tutte le istituzioni nazionali ed, oserei aggiungere, del supporto e della vicinanza di tutti i cittadini italiani che tanta generosità e partecipazione hanno mostrato in quei drammatici momenti.

    Forse oggi è giunto il momento di chiedere a tutti una piccola ma tangibile partecipazione al nostro dramma o, in alternativa, sistemi e metodi che consentano un flusso di denaro adeguato alle esigenze della ricostruzione della città».

    «Siamo qui - ha spiegato la vice presidente del consiglio provinciale, Stefania Pezzopane- per dire chiaro al Governo e al Senato che sta discutendo la manovra finanziaria che va cambiato l’articolo 39. L’Aquila sta morendo, ma gli aquilani non lo permetteranno. Gli aquilani non vogliono essere trasformati in un popolo piagnucolone e che ogni tre mesi deve andare a Roma con il cappello in mano a chiedere favori ed elemosina. Siamo un popolo fiero e dignitoso che chiede il rispetto dei diritti».

    SI VA VERSO VIALE MAZZINI

    Il Consiglio comunale dell’Aquila ha deciso al termine della seduta di proclamare lo «stato di agitazione permanente» della città.

    Una delegazione dei partecipanti è andata ad incontrare al Senato il presidente Renato Schifani mentre un’altra delegazione di cittadini aquilani si è diretto verso la sede della Rai a piazza Mazzini per protestare contro la decisione di non trasmettere da parte del Tg1 e del Tg2 servizi in merito alla manifestazione organizzata all’Aquila il 16 giugno scorso.

    I manifestanti si muovono con due autobus organizzati e sul posto troveranno ad attenderli alcuni concittadini giunti a Roma privatamente ma anche membri di organizzazioni che hanno dato l’adesione all’iniziativa come "Cittadinanzattiva" "Articolo 21", "Il popolo delle agende rosse e le valigie blu", tra gli altri.

    POMODORI E MELANZANE CONTRO SEDE RAI

    Fitto lancio di pomodori, melanzane, verdura varia all’indirizzo della sede Rai di viale Mazzini sono stati lanciati dai manifestanti.

    Per criticare poi ironicamente la scelta del Tg2 di mandare in onda quel giorno un servizio sulle proprietà della cioccolata, i manifestanti hanno allestito un banchetto con del pane e della Nutella.

    Sempre nel presidio aquilano davanti alla sede Rai di Viale Mazzini c’e un set di televisori vecchi su cui è appoggiato un computer dove scorrono le immagini della manifestazione del 16 giugno all’Aquila.

    Una delegazione di aquilani ha animato il sit-in indirizzando principalmente urla di insulti al direttore del Tg1 Augusto Minzolini.

    Occupando parte della carreggiata di viale Mazzini, attualmente presidiata da un cordone di Polizia a ridosso dell’ingresso della Rai, i cittadini hanno detto più volte "Menzognini devi dimetterti". «Non ci sentiamo più rappresentati da questa cosiddetta televisione pubblica in cui noi dovremmo essere tutti editori - ha spiegato Annalucia Bonanni, tra i promotori dell’iniziativa - . La televisione di stato - ha proseguito - che per un anno ha fatto propaganda di ogni iniziativa del governo adesso che le contraddizioni dell’intervento governativo vengono a galla, censura qualsiasi tipo di manifestazione di critica».

    Gli aquilani supportati da altre associazioni per la libertà di stampa hanno sottolineato di essere venuti in delegazione. «Saremo molti di più il 6 luglio nella nuova mobilitazione generale».

    24/06/2010

    http://www.primadanoi.it/notizie/27243-Consiglio-comunale-a-Piazza-Navona-poi-lancio-di-pomodori-in-viale-Mazzini

    • Pomodori terapeutici, pace fatta tra L’Aquila ed il Tg1?


      L’AQUILA. Hanno funzionato i pomodori e le melanzane lanciate nei giorni scorsi alla sede Rai di viale Mazzini? Hanno funzionato le proteste via Facebook di migliaia di aquilani indignati?

      Sono servite le minacce di non pagare più il canone della tv di Stato fino a quando il telegiornale del primo canale non fosse tornato ad occuparsi della grave situazione della città terremotata e dei suoi cittadini?

      Probabilmente sì. Piccoli segnali di apertura, sono infatti arrivati ieri sera nel corso dell’edizione delle 20 del telegiornale diretto da Augusto Minzolini.

      Una “concessione” ancora più fastidiosa visto che si parla di diritti fondamentali per una democrazia sempre più martoriata.

      La censura (perché di questo si tratta) reiterata e la manipolazione dell’informazione sulla ricostruzione post terremoto dell’Aquila si sono trasformate in ferite profonde ed in una frattura forse insanabile tra le popolazioni già vessate da morti, dolori, e problemi infiniti, accresciuti dall’inerzia e dal tempo che passa.

      L’informazione filogovernativa ai tempi del governo Berlusconi, dei conflitti di interessi, delle cricche e degli appalti milionari per la ricostruzione hanno catapultato di fatto in una dimensione completamente diversa la regione Abruzzo, relegata ed abituata a rimanere discretamente ai margini.

      Il Tg1, dopo molte settimane di vuoti (quello più eclatante in occasione della manifestazione con 15 mila aquilani del tutto snobbata) torna così ad occuparsi dell’Aquila.

      E allora dopo la protesta davanti alla sede Rai di viale Mazzini, a margine del consiglio comunale di giovedì scorso in piazza Navona, da parte dei cittadini aquilani che contestavano “l’oscuramento”, il telegiornale dell’ammiraglia Rai ha dedicato un servizio ai problemi della ricostruzione. Un servizio che ha l’aria di essere riparatorio e tardivo.

      Una “normalizzazione” dovuta anche ai mesi di lotte e dissidi interni alla redazione del Tg1 e alle proteste di giornalisti e volti noti (poi allontanati dal video) che si sono opposti all’attuale direzione editoriale?

      Così ieri mattina e per buona parte del pomeriggio una troupe, guidata dall’inviato Marco Bariletti, si era fermata in città, effettuando riprese in zona rossa e intervistando il sindaco Massimo Cialente.

      «Pur in una edizione serale ridotta per via dei mondiali di calcio», hanno commentato con soddisfazione da Palazzo di Città, «il servizio di Bariletti ha fornito approfondimenti e aggiornamenti sui problemi legati alle risorse, all’economia e alla ricostruzione del centro storico, sottolineandone i problemi legati alla complessità e all’impegno finanziario».

      Il telegiornale principale della Rai nella direzione di Minzolini ha però raggiunto traguardi fino ad ora mai nemmeno sfiorati: tra questi un calo vertiginoso degli ascolti, a precipizio anche la credibilità, è riuscito a coalizzare e spinto a far crescere movimenti, associazioni e gruppi virtuali sui social network che si sono fermamente opposti alle scelte giornalistiche ed evidenziato giorno per giorno tutte le “malefatte” e le distorsioni del tg.

      Un movimento di indignazione mai visto prima che nuoce alla televisione di Stato pagata anche con i soldi degli aquilani censurati.

      Una censura vecchia e rodata, attuata con antichi metodi , che tuttavia ha avuto l’enorme pecca di sottovalutare -forse per arretratezza culturale- l’enorme potenza del Web e delle sue possibilità immense di fare informazione ma anche di aggregare persone.

      26/06/2010

      http://www.primadanoi.it/notizie/27282-Pomodori--terapeutici-pace-fatta-tra-L-Aquila-ed-il-Tg1

      GUARDA IL SERVIZIO DEL TG1 :

      http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-e2716560-20c2-4f4e-a0ac-a7df6e19fb9d-tg1.html

    • Visti da lontano ...

      Eccoli i miei compagni (io non ho paura di usare questo sostantivo: cum panis, persone con le quali divido il pane della lotta e della resistenza che, per noi,è primario) davanti alla sede RAI di Roma.

      Dopo aver partecipato al consiglio comunale straordinario, che si è tenuto in piazza Navona, nel quale si è proclamato lo stato di agitazione permanente della città dell’Aquila, sono andati a protestare per il comportamento della televisione di regime che, nonostante gli introiti del danaro pubblico, continua ad ignorare la nostra condizione.

      E a fare disinformazione. Fuori dalle mura fortificate della mia città, con gli occhi di chi sta lontano, i miei compagni mi appaiono ancor più belli. E forti. E coraggiosi. E sprezzanti della fatica e dell’emarginazione. Il sindaco Cialente ha fatto suo il consiglio che gli ho porto prima di partire. Gli ho chiesto di farsi sentire. Di chiamare a raccolta i giornalisti.Di raccontare, fuori dalle nostre mura, la penosissima situazione che stiamo vivendo. Meglio tardi che mai, recita il vecchio detto.

      Dopo mesi di acquiescenza e di sopore, il sindaco pare essere diventato davvero il nostro primo cittadino. Non posso esimermi dal chiedermi a cosa sia dovuto tale tardivo cambiamento. Dopo aver incondizionatamente avallato la dissennata gestione dell’emergenza, ed ignorato ogni segnale che gli arrivava dalla cittadinanza consapevole, che, già dalla prim’ora, aveva intuito il piano criminale che vedeva gli Aquilani oggetto di propaganda di governo e sperpero del denaro dell’emergenza, Cialente esce allo scoperto.

      E dice finalmente che il danaro non c’è. Io lo gridavo dallo scorso anno. Non serviva essere dei geni per capirlo. E ancora la salva, il sindaco, la protezione civile. Dice che la gestione dell’emergenza è stata ottima. Ottima per chi? Per i suoi concittadini senza casa, senza città, senza lavoro? O per le tasche della cricca? Bertolaso incita i giornalisti dai teleschermi. "Andate a vedere anche ciò che abbiamo fatto di buono", e allude alle C.A.S.E. Come se le immagini del finto miracolo non le avessimo già viste sino alla nausea, prima di cadere nell’oblio. E come chiamare, chi si comporta così, se non un gran mascalzone? Dopo aver gestito tutto il danaro messo a disposizione per il terremoto aquilano , abbandona la città all’asciutto. Persino con i debiti. E buona notte ai suonatori.

      E’ facile gestire con tanti soldi a disposizione, senza controllo, sperperando in appalti e sub appalti non monitorabili. I guai, la tragedia, il dolore? Quelli si lasciano in mano alle amministrazioni locali. Che ringraziano per la buona gestione. C’è qualcosa che non mi quadra. Mi consolo pensando agli Aquilani combattenti.

      Grazie amici miei, grazie di continuare. Nonostante gli insuccessi. Nonostante l’oblio. Presto sarò di nuovo con voi. Ritemprata ed attiva. Vi abbraccio con tutta la mia riconoscenza.

      Miss Kappa