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Sfidato dai suoi alleati, Berlusconi tenta di salvare la sua coalizione

Publie le domenica 4 luglio 2004 par Open-Publishing

Dazibao


Jean-Jacques
Bozonnet


Indebolito dal rovescio subito alle elezioni europee e provinciali, il presidente
del consiglio italiano soffia sul fuoco delle riforme e tenta di trovare un nuovo
equilibrio fra le esigenze disparate dei suoi
partners nella maggioranza.

Silvio Berlusconi soffia sul fuoco delle riforme per tentare di ammansire i suoi
partners della calizione
di governo. Mercoledi’ 30 giugno, alla Camera, ha posto la fiducia sulla riorganizzazione
della giustizia, un testo in discussione da mesi, contro il quale i magistrati
italiani hanno già organizzato due giorni di sciopero molto seguito : 331 deputati
hanno votato la fiducia, contro 229 e 2 astensioni. Con la riserva che il voto
al Senato non ne modifichi i termini, la riforma della giustizia dovrebbe dunque
diventare effettiva in tempi brevi.

Il presidente del consiglio italiano ha affermato che
intende far votare nello stesso modo la riforma delle
pensioni, in ponte anch’essa da tempo ma le cui
trattative si trascinano : un modo di imporsi al quale
il governo ha già fatto ricorso una trentina di volte
dal 2001. Dopo la sua disfatta alle elezioni europee e
provinciali, Silvio Berlusconi non ha tempo da perdere
per trovare un nuovo equilibrio nella sua maggioranza
negli ultimi due anni della sua legislatura. I suoi
partners, gasati dai buoni risultati elettorali,
esigono un accordo « prima della fine della settimana
» su diverse importanti riforme politiche ed
economiche. Altrimenti, ha minacciato Roberto Maroni,
ministro del lavoro e leader della Lega Nord, « la
data delle elezioni anticipate é già trovata : saranno
ad aprile 2005 ».

Il partito populista vuole approfittare del suo
leggero recupero elettorale per imporre la sola
riforma che gli sta veramente a cuore : il
federalismo. Il capo del governo vi si é impegnato, a
titolo personale, fra i due turni delle elezioni
provinciali, ma questa devoluzione di numerose
responsabilità alle regioni non piace alle due altre
formazioni del governo : Alleanza nazionale (AN), il
partito di Gianfranco Fini, e soprattutto ai centristi
dell’UDC. Questi ultimi hanno fatto sapere che un loro
eventuale sostegno al progetto di legge sarebbe
condizionato dall’adozione di una riforma elettorale
che ritorni ad una maggiore dose di proporzionale.
Ora, la Lega e AN non sono favorevoli. Forza Italia, a
lungo contraria, sta riflettendo.

CONFLITTO DI COMPETENZE

Nessun consenso in vista neppure per la riforma
fiscale, di cui Silvio Berlusconi aveva fatto il suo
cavallo di battaglia elettorale. Egli deve ad un tempo
concretizzare il suo progetto di riduzione delle
imposte, criticato per ragioni diverse dalle tre
formazioni partner di Forza Italia, e rispondere entro
il 5 luglio all’avvertimento precoce mandato da
Bruxelles per la deriva del deficit pubblico italiano.
Previsto per sabato 3 luglio, un consiglio dei
ministri dovrebbe adottare una correzione di bilancio
destinata a mantenere l’economia italiana al di sotto
della soglia del 3% di deficit pubblico.

Perché Giulio Tremonti, ministro dell’economia, possa
rassicurare pienamente la Commissione europea in
occasione del vertice dei ministri delle finanze
(Ecofin), lunedi’ 5 luglio, il ritocco del bilancio é
valutato fra 7 e 10 miliardi di euro. La metà circa
verrebbe da tagli alle spese dei ministeri e
dell’amministrazione.

L’obbiettivo sarà tanto più difficile da raggiungere
in quanto la Corte costituzionale ha annullato le
disposizioni del condono edilizio che dovevano
fruttare, nel 2004, 3,6 miliardi di euro al bilancio
dello stato. Fino ad allora, in Italia era possibile
legalizzare una costruzione realizzata o ingrandita
senza permesso pagando una semplice ammenda. Ma
sapendo che diverse regioni governate dalla sinistra
avevano fatto ricorso davanti alla Corte
costituzionale, pochissimi candidati al condono si
sono presentati.

Il consiglio dei ministri di sabato dovrà non solo
ratificare la manovra di bilancio, ma anche risolvere
i conflitti di competenze fra Gianfranco Fini,
vicepresidente del consiglio e dirigente di Alleanza
nazionale, ed il potentissimo ministro dell’economia,
Giulio Tremonti, membro di Forza Italia ma fortemente
sostenuto dalla Lega Nord. Mercoledi,’ il partito di
Fini ha rimesso a Berlusconi un documento di 13 pagine
che definisce una politica economica “basata su meno
spese correnti, meno imposte e più investimenti in
infrastrutture, innovazione, ricerca e formazione ».

Una riunione dei capi dei partiti della maggioranza,
prevista per mercoledi’ 30 giugno, é stata rinviata a
venerdi’ 2 luglio, al ritorno di Silvio Berlusconi dal
vertice franco-italiano che ha luogo a Parigi.
Spetterà a lui arbitrare in fine la crisi della Casa
delle libertà (CdL), ed eventualmente modificare la
squadra di governo.

« La soluzione passa per un’assunzione di
responsabilité forte e determinata del presidente del
consiglio, ha insistito Roberto Maroni. Noi
l’invitiamo a risolvere questa situazione ed a
decidere, dopo aver ascoltato tutti; in caso
contrario, secondo lui, il governo entrerebbe in una
lunga agonia alla quale non intendiamo assistere”.

Tradotto dal francese da Karl e Rosa

04.07.2004
Collettivo Bellaciao