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Una classe di spie. Il popolo viola come le mozzarele avariate
Publie le lunedì 2 agosto 2010 par Open-Publishing1 commento
Una classe di spie. Il popolo viola come le mozzarele avariate (da Umanità Nova)
tratto da Umanità Nova (www.umanitanova.org)
«Intercettateci tutti!», è l’odierno grido di battaglia del famigerato popolo violaceo contro la tanto chiacchierata legge sulle intercettazioni. Un vero problema di civiltà, sono ben d’accordo, dal momento che evidenzia la cifra dell’asservimento volontario di una parte della cosiddetta società civile. Evitiamo di soffermarci sulla penosa convinzione – ha del grottesco – di essere i delegati naturali di tutti, essendo la società civile – come mi spiegò anni fa con fin troppa chiarezza un disobbediente durante un’animata discussione – “tutti noi”.
Ma tutti noi, chi? Almeno negli anni Sessanta chi guardava Sanremo sapeva dell’esistenza dei “Ricchi e Poveri”…
Forse qualcuno dubita che lo Stato da sempre si prenda la libertà e il diritto d’intercettare chiunque, se e quando vuole? Non fosse che per piangere, ci sarebbe da ridere nel vedere quanto ci si affanna nel rivendicare la negazione della propria libertà. Lo Stato dice no alle intercettazioni dei Potenti? E allora giù a rivendicarne la propria, immancabilmente già prevista in caso di bisogno senza il minimo scrupolo dallo Stato e dai suoi servitori.
D’altronde il popolo viola, propaggine livorosa e rancorosa della piccola borghesia in agitazione per la sua caduta dall’olimpo degli dei direttamente negli spalti di cemento della classe proletaria, nasce dalla confusione identitaria della classe di provenienza e in tale confusione cresce e si alimenta. E non è che il sedicente oppositore dell’altra faccia – quella populista, berlusconiana o padana – della stessa medaglia.
Immancabilmente la rabbia di cui si nutre è ferocemente interclassista, non conoscendo altra classe al di fuori della propria, collocata esattamente a metà tra i ricchi – dei quali invidia il benessere e il potere – e i poveri – dei quali odia la miseria, l’ideologia storica di appartenenza e la possibilità di esserne apparentato.
Questa società civile, specchio totale della sola “civiltà” che conosce, assume in sé i peggiori pregiudizi della società di controllo, e per di più chiede ancora e sempre più repressione, giustizialismo, alienazioni mortifere alla propria libertà: un sapore, quest’ultimo, che più non conosce, non sa amare, per il quale non sa lottare. Imbottito del farmaco della delega totale, dalla culla alla tomba, chiede di volta in volta allo Stato, al Governo, alla Magistratura, alla Polizia, al Sindacato di gestire le sue miserie culturali, le sue paure, i suoi fantasmi e di accompagnarlo in questo onirico percorso di minorità sociale e politica che tanto assomiglia a un incubo paralizzante.
Il ruolo di sfogatoio sociale che il popolo viola perfettamente assolve non si esaurisce nelle sue manifestazioni di folla. È altrettanto appartenente al suo interclassismo alienato lo studente universitario che rifiuta di sostenere la lotta degli operai: solo lui e i suoi colleghi del general intellect appartengono all’unica classe produttiva sulla quale investire risorse. Questo tipo di studente, che abbiamo incontrato tra alcuni del movimento dell’Onda, pretende di ottenere quel che gli spetta di diritto, un ruolo che lo ponga su un piano dirigente nei confronti di coloro che senza la sua scienza non potrebbero neppure immaginare di guadagnarsi il pane. Lui è più necessario degli altri, è più produttivo degli altri.
Anche chi ha perso il lavoro per colpa degli immigrati rientra a pieno titolo nella funzione interclassista espressa dai violacei. Ed è violacea la mancanza di attenzione e solidarietà verso chi muore in un Cie, ex Cpt, perché è violacea la soddisfazione di scendere in piazza contro l’illegalità, prendendosela contemporaneamente contro Berlusconi e contro chi ruba per mangiare, contro chi uccide per alzare i propri profitti e contro chi lotta contro leggi moralmente e socialmente inaccettabili.
Persino tutta la retorica credulona contro la legge-bavaglio e in difesa di una presunta libertà di stampa, mostra con tutta evidenza l’orizzonte borghese di questo opinionismo tanto assennato e democratico: per favore, qualcuno spieghi loro che tutta la legislazione ancora vigente in materia di stampa è figlia del fascista Codice Rocco e delle norme istituite durante la guerra contro la stampa clandestina e la propaganda sovversiva.
In un crescendo demenziale di separazione tra illegale e legale, la società prefigurata da questa parte di piccola borghesia è una tirannia tecnico-giudiziaria, una società contrattuale estremisticamente conservatrice nella quale il patto di alienazione politica è corrispondente a quello dell’alienazione bioetica in mano a un potere che norma la repressione e il controllo e separa la gramigna illegale dall’erba buona, sbattendola irrisolubilmente fuori dalla collettività sociale, politica e morale.
Ma è proprio là fuori, purtroppo per loro, che ci troveranno. Come sempre, pronti a lottare fuori dal Codice Penale.
Messaggi
1. Una classe di spie. Il popolo viola come le mozzarele avariate, 11 agosto 2010, 15:56, di bbase
qst messaggio in cui il popolo viola viene definito violaceo, mi fa pensare che voi conosciate ben poco delle persone che animano il movimento, ma parliate solo per preconcetti