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WALTER ROSSI - Un ricordo senza pace -Appello per la manifestazione del 30/9

Publie le giovedì 22 settembre 2011 par Open-Publishing
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Walter Rossi:
la memoria non si cancella!

APPELLO PER IL PROSSIMO 30 SETTEMBRE

Il decennio rosso

Nel decennio che va dal 1969 alla fine degli anni ‘70 solo le dure lotte condotte in prima persona da centinaia di migliaia di persone, in gran parte giovani e fuori dagli apparati partitici e sindacali, permise la difesa della giovane democrazia dalle bombe stragiste di fascisti e servizi di stato.

Nelle fabbriche del nord, nelle scuole di tutta Italia, nei quartieri popolari delle grandi metropoli, le battaglie per i diritti dei lavoratori, dei giovani, delle donne, dei più vulnerabili, dei popoli che lottavano per la loro indipendenza, produssero cambiamenti fondamentali nella convivenza civile di questo paese frenando ineguaglianze, soprusi e la negazione nei fatti di diritti fondamentali quali la casa, il lavoro, il diritto allo studio, i diritti delle donne.

Non è un caso che si debba a quegli anni l’approvazione di leggi quali lo statuto dei lavoratori, la legge sul divorzio, la legge sull’interruzione di gravidanza, imposte da movimenti di massa che fecero uscire il paese da un feudalesimo cattolico nel quale ancora si dibatteva.

La criminalizzazione di un’intera generazione colpevole per avere tentato, e in parte ottenuto, l’attuazione delle norme fondanti della costituzione dello stato repubblicano nata dalla lotta antifascista, è stato il primo passo verso una restaurazione politica, sociale ed economica di cui non vediamo ancora la fine. L’aspro scontro di questi giorni che vede i lavoratori difendere i loro diritti fondamentali ne è testimone.

Il 1977

Walter muore l’ultimo giorno di settembre del 1977, un anno che si era aperto con il tentato omicidio fascista alla Sapienza del giovane Bellachioma e che nei mesi successivi vedrà il progressivo coinvolgimento del Movimento in uno scontro sempre più aspro con uno Stato determinato all’innalzamento militare del conflitto sociale, utilizzando tutti gli apparati repressivi istituzionali, deviati e irregolari (i fascisti) utili al conseguimento dello scopo. La strategia del ministro degli interni Cossiga risulterà presto vincente, il divieto di manifestare renderà presto le piazze di tutta Italia campi di battaglia dove per l’asimmetria delle forze in campo risulteranno presto scontati gli esiti del confronto. L’emarginazione e la denuncia del "PCI della fermezza" renderà il movimento ancora più debole esponendolo alle conseguenze di una azione repressiva senza precedenti. Dal 1977 in poi per i soli scontri di piazza verranno comminati anni ed anni di galera e sarà pagato in termini di vite umane un prezzo elevatissimo. Con il rapimento Moro poi l’ultimo giro di vite, l’equiparazione antagonismo sociale-terrorismo priverà progressivamente il Movimento di qualunque agibilità politica, accelerando di fatto il processo di militarizzazione di alcune minoranze, disperdendo l’iniziativa dei più.

Anni di piombo

Nascerà a partire dagli inizi degli anni 80 una nuova definizione,di grande effetto mediatico: "Anni di Piombo", nata per seppellire quanto di buono c’era stato a livello di impegno sociale e solidarietà nel decennio precedente. L’obiettivo sarà cancellare la memoria di un periodo di politica agita dal basso che aveva realmente sovvertito gli interessi di un consociativismo politico che solo agli inizi degli anni 90 verrà nella sua complessità alla luce. L’impegno di migliaia di militanti e simpatizzanti attenti ai cambiamenti di una società in evoluzione verrà d’ora in poi così criminalizzato nella sua interezza, creando i presupposti per un generalizzato disimpegno dalla politica delle generazioni a seguire, proseguito negli anni fino all’attuale arretramento della coscienza democratica in Italia.

L’Italia oggi

E’ uno stato governato da fascisti orgogliosi del loro passato, da xenofobi e razzisti che non fanno mistero dell’avversione per ogni diversità, sostenuto nella sua legittimità da un’opposizione alla perenne rincorsa di un ceto medio moderato da aggregare, incapace perciò di rappresentare gli interessi dei più sofferenti. E’ un’Italia governata dagli interessi, con le classi sociali meno abbienti spremute per sostenere ciclopiche opere infrastrutturali destinate alla continuità di un sistema di prebende e mazzette sulle quali prospera tutto il ceto politico. Un sistema economico-politico sull’orlo del baratro che ancora una volta pretende di farci carico dei costi di una crisi infinita. E’ un’Italia irriconoscibile quella di oggi, dove si fa fatica a celebrare le origini Risorgimentali dello stato nazionale, dove si cercano di cancellare i presupposti antifascisti e democratici della Repubblica, dove l’uso politico del revisionismo storico è contrastato da pochi storici e associazioni impegnate a trasmettere la Memoria alle giovani generazioni.

La Memoria

Memoria è cultura, significa fornire ai giovani strumenti per rigettare messaggi negazionisti, aiutandoli a ritrovare i valori di solidarietà alternativi ai modelli culturali offerti dal regime. Memoria è form-azione: riscoprire i valori fondanti la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza per indirizzare i giovani a forme più consapevoli di politica agita e non delegata. Memoria non significa perciò solo difesa della Resistenza e della Costituzione, deve anche significare riappropriazione di un patrimonio storico-politico più recente, forzatamente cancellato, significa: Liberare parte della sinistra italiana dalla gabbia degli Anni di Piombo, riscoprendo la storia di anni di impegno spontaneo e solidale, di lotte e conquiste sociali, scritta da migliaia di donne e uomini spinti dalla volontà di cambiare la società.

Walter Rossi

Walter non è stato ucciso una sola volta, quando il killer fascista premette il grilletto quella sera di settembre. L’hanno ucciso una seconda volta garantendo l’impunità ad un collaboratore di giustizia suo assassino, poi di nuovo quando hanno incriminato i suoi amici, infine non bastando le ingiustizie, hanno deciso di assassinare anche la sua Memoria, facendone commemorare il sacrificio da un mazziere sodale degli assassini di allora, divenuto oggi sindaco della Capitale. Sono i frutti questi di una ipocrita ricerca di "memoria condivisa" votata all’equiparazione morale di tutte le vittime degli "anni di piombo"(!), una riproposizione in piccolo di quanto già tentato in Senato con l’adozione dell’Ordine Tricolore per Partigiani e Repubblichini, unendo nel tributo d’onore i Patrioti e i servi dei nazisti loro carnefici.

Walter questo non lo merita e con lui non lo meritano tutti i compagni assassinati in quegli anni, ma per fermare tutto questo non basta la testimonianza portata dai compagni ogni anno nella ricorrenza del suo sacrificio. C’è bisogno di rimuovere una volta per tutte dal ricordo di Walter come da quello degli altri compagni perduti il macigno degli "anni di piombo" che ne ha svilito il sacrificio a vittime di seconda classe.

LANCIAMO UN APPELLO affinché il 30 settembre divenga nuovamente una giornata di mobilitazione cittadina, preceduta da assemblee nei territori, nei centri sociali, nelle scuole, nelle Università (a La Sapienza nella facoltà di Lettere martedì 27/9 alle ore 16.30), che preveda una giornata intera da passare a Piazza Walter Rossi e un corteo che partirà nel pomeriggio dalla lapide in viale delle Medaglie d’Oro (ore 17.00) per poi raggiungere la Piazza dove restare sino a tarda sera con interventi e un concerto finale.

PER LE ADESIONI: claudio.ortale o9i comune.roma.it o walterossi o9i lalottacontinua.it

Con Walter e con i movimenti ancora in lotta
per la dignità, l’uguaglianza e la giustizia per tutti e per tutte!

I compagni e le compagne di Walter Rossi


ADESIONI ALL’APPELLO PER IL PROSSIMO 30 SETTEMBRE:

Federazione della Sinistra Municipio 19, Federazione della Sinistra Municipio 17, Rete dei Comunisti, Federazione della Sinistra Municipio 18, Enrico Campofreda (giornalista), Collettivo Senza Tregua, Associazione “lalottacontinua”, Gianluca Cicinelli (giornalista), Claudio Ortale (vice Presidente del Consiglio Municipio 19), Andrea Alzetta (Consigliere Roma in Action all’Assemblea Capitolina), Artists Against War, Oreste Mottola (giornalista), Giovanni Barbera (Presidente del Consiglio del Municipio 17), Fabio Nobile (Consigliere Regionale FdS e Segretario Federazione PdCI Roma), Comunisti Uniti, Roberto Giulioli (Coord. Regione Lazio Socialismo 2000 FdS), Marco Trasciani (PRC - FdS), Vittorio Mantelli (PRC-FdS), Stefano Galieni (Resp. nazionale immigrazione PRC - FdS), Lavoratori Autorganizzati Ministero dell’Economia e delle Finanze, Cinzia Di Napoli (Roma), Circolo PRC-FdS Municipio 18, Marina Del Monte, Simone Oggionni (Resp. Naz. Giovani Comunisti), Federazione di Roma del Partito della Rifondazione Comunista, Federazione della Sinistra di Roma, Fabio Alberti (Segratario PRC Roma e Portavoce FdS di Roma), Giovani Comunisti Roma, Raul Mordenti (docente Università di Roma "Tor Vergata"), Laura Scappaticci (Arpino - FR CuLazio), Bianca Bracci Torsi (Resp. nazionale Antifascismo PRC), Lucia Bruno, Stefano Zuppello, Adriana, Spera, Gruppo della Sinistra Arcobaleno (Federazione della Sinistra e Action) del Municipio Roma X, Renato Volterra, Autorecupero San Tommaso d’Aquino, Gualtiero Alunni (Comunisti Resistenti), Comitato Provinciale di Roma di Piattaforma Comunista, Maria Rosaria Marella (Socialismo 2000 FdS), Riccardo Lorenzi (PdCI-FdS del Municipio 18), Leonardo Lazzara (FILT CGIL Roma), Danilo Marra (Segretario PRC Federazione Castelli), Libertari & Libertarie San Lorenzo (Roma), Antonio Ricevuto (membro segreteria Federazione di Roma PRC – FdS), Fabrizio Burattini (Segreteria Camera del Lavoro CGIL Roma Nord), Paolo Cento (Sinistra Ecologia e Libertà)

Messaggi

  • Tano D’Amico sui compagni di Walter Rossi


    Forse non è altro che una questione di tempo e di luce. Come nella fotografia, come nel cinema, nella memoria.

    Anche i ricordi sono fatti di tempi e di luce. Un tempo plastico che si allunga e si accorcia, si allarga e si stringe. Prima o poi finisce col trovare un accordo col tempo della vita. Prima o poi i ricordi si sistemano, trovano un loro ordine.

    Smettono di accavallarsi, di azzuffarsi, di fare male. Anche la luce che sul tempo li stampa, li fissa, li cuce, finisce col trovare una sua accettabilità. Non sempre è carezzevole, può rimanere qualche contrasto un po’ troppo accentuato, qualche sfiammatura, qualche punto troppo scuro, troppo impastato, ma diventa sopportabile. Smette di ferire.

    Ma ci sono ricordi più forti della stessa memoria.

    Ricordi in cui il tempo finisce di colpo, si ferma per sempre. E la luce, che trascina le immagini, non può lasciare quel tempo finito. Ha paura di perdersi. Torna indietro, rimbalza, si avvolge, si aggrappa a quel tempo interrotto.

    Diventa diversa, più bianca, cruda come quella dei vecchi lampi a polvere di magnesio. E diventa concreta. Nelle immagini si può sentire sulla pelle, diventa un vento che spinge indietro i vestiti, i capelli.

    I ricordi si fermano, si ghiacciano. E quella luce lavora ogni grana, ogni punto e li fa diventare cocci di bottiglia.

    Nella notte di tanto tempo fa i capelli rimangono tirati indietro e mostrano una pena insopportabile.

    Piega anche le ossa dei giovani che si tengono stretti. Lei lo abbraccia e gli accarezza la nuca, lui preme forte le guance nell’angolo che fa il braccio di lei, piange e si copre gli occhi con la mano. Sul viale in discesa una nuvola di sangue con grandi spalle si allunga verso il basso.

    Una sciarpa si incolla lentamente sull’asfalto.
    Tante facce da liceo, da media superiore, da primo anno di università.
    Facce viste sempre insieme.

    Sembrava che la solitudine non esistesse. Per anni erano arrivate le loro risa, parole, frammenti di discorsi. Gli intervalli di scuola passati a parlare dalla rete con i reclusi del manicomio, l’amore, la naturalezza con cui accostavano ogni dolore, ogni particolarità, ogni diversità. Sempre insieme. Insieme, senza accorgersene, semplicemente vivendo, scrivevano pagine di storia. La morte non colpisce a caso.
    Ci sono ricordi che non possono ridursi a lapidi, a procedimenti giudiziari, ad incartamenti e faldoni.
    Ci sono ricordi che ci chiedono continuamente vera giustizia. Quella che solo ognuno di noi può dare. Una giustizia fatta di memoria che abbraccia e culla, della tenerezza e della tensione di tutta la vita. Ricordi pesanti da portare. Ricordi che costano cari.
    Sono passati tanti anni, nell’osteria del mercato si potevano incontrare i volti che piansero quella notte.

    Arrivavano parole, espressioni, brandelli di discorsi. Qualcuno di loro tornava da continenti lontani, qualcuno da isole dimenticate, qualcuno dai mondi del cinema, qualcuno da difficili imprese culturali e commerciali. Uno di loro divenne campione nel gioco del pallone, arrivò persino in Nazionale, poi distrusse con la sua onestà il giocattolo ipocrita della nazione. Ne uscì letteralmente con le gambe spezzate.

    Ognuno faceva i conti con la vita e la solitudine.

    Tornavano sempre all’osteria del mercato e non ebbero mai per commensali la normalità, l’abbandono, il tradimento.

    Tano D’Amico