Home > la Francia attacca gli artisti
Ecco un testo scritto da alcune persone appartenenti a Reseau (uno dei principali collettivi residenti alla Friche RVI) destinato a essere distribuito negli ambienti alternativi, e piu generalmente, in massa intorno ai quartieri popolari e dappertutto in città e in campagna.
Friche RVI : tutti espulsi il 31 luglio ?
La fabbrica Renault-Berliet di Lione ha prodotto veicoli industriali dal 1902 al 1998. Dal 2002, diversi collettivi ne occupano gli hangar.
Oggi questi luoghi sono stati trasformati da cima a fondo al punto di formare un incredibile villaggio che ospita militanti, artisti, dissidenti e tutte specie di altri sognatori .
Oggi il municipio tenta la disparizione di questo luogo unico anche se é necessario, per riuscirci, rompere le convenzioni fatte (con gli occupanti) e fare poco caso della loro stessa legislazione.
Il Grand Lyon possede un parco immobiliare vacante immenso che potrebbe accogliere 12 Friche senza difficoltà.
E invece ci propongono una costruzione di 3500 m2. Questa costruzione servira d’alibi per l’opinione pubblica ma nella nostra situazione reale, questa offerta rientra nel dominio delle assurdità.
Questa volontà di disperdere e di dissolvere la forza della Friche RVI é abbastanza facile a capire.
Noi non vogliamo essere rentabili e, su questo punto, noi non possiamo in alcun caso, soddisfare le ambizioni individuali degli attori di questa politica.
Piu profondamente, nella nostra società attuale, società di sorveglianza, società d’uniformizzazione, società di ospedali-prigioni, prigioni per minori, prigioni per stranieri, ecc… la « Loro » cultura non deve essere altro che divertimento rentabile (commerciale) e nientre altro.
Tutte le forme d’intervenzione o di creazione che parlano di sentimenti, di sensazioni, di spazio, di tempo, di suono, d’humeur, d’immagini, ecc… non hanno interesse a avventurarsi imprudetentemente nel terreno sociale e politico
Che noi lo vogliamo o non, le nostre pratiche artistiche disturbano il « loro » progetto : quello di fabbricare dei lavoratori responsabili al servizio di un’elite.
Questo é un attacco in regola contro le nostre pratiche, il nostro modo di vivere e le nostre speranze.
Non si puo dissociare questo annuncio dell’ultimo minuto dalla politica attuale d’aseptisazione ???? della città (la gentrificazione delle ultime zone sensibili del centro città, la caccia senza tregua agli immigrati senza documenti, le espulsioni express delle ultime case occupate)
Quale verità si nasconde dietro questo progetto di delocalizzazione nella periferia lontana, altro che di buttare fuori della città degli indesiderabili morti di fame ?
Gli assessori evocano, senza dare nessuna garanzia, la moltiplicazione di « siti di stoccaggio » distanti gli uni dagli altri e sottointendono, con qualche frase lasciata di passaggio, la loro volontà di assegnare uno spazio per ogni tipo di pratica artistica, politica, artigianale e sociale : detto altrimenti, ognuno di noi deve corrispondere a una casella bien definita, non si puo mescolare tutto come abbiamo fatto noi.
Attraverso la negazione dell’interdisciplinalità, si manifesta la volontà di mettere in pratica un « confinamento » delle pratiche artistiche per revenire alla sola visione dell’arte tollerata dal potere : quella di un « espressione individuale » a scopo di lucro.
« conserviamo gli artisti che producono e sbarazziamoci degli altri » dichiara Thierry Philipp, sindaco del 3o arrondidissement alla stampa.
Come quantificare la produttività artistica se non in termini di rentabilità economica ?
Il municipio mostra infine il suo vero volto dando questa visione dell’artista come produttore di ricchezze piuttosto che « fabbricante d’arte ».
In altri tempi il potere bruciava pubblicamemente le opere considerate sovversive. Oggi, il metodo é appena piu sottile : si getta del cemento, si demolisce a colpi di bulldozer e si delocalizza in uno sgabuzzino i piu ubbidienti tra noi, che finiranno tranquillamente il processo di sottomissione gia ben cominciato e si espelle la plebe in fondo alla cantina.
« quando si arriva senza progetto , si fa unicamente dell’occupazione » ci dice ancora Thierry.
Sbagliato amico, occupare un luogo (e gestirlo in modo autonomo) é già un progetto a parte intera !
Ma per gli assessori il beneficio é doppio : ci si da la garanzia del mecene al cuore d’oro promettendo di rialloggiare una parte del progetto e ci si garantisce in ritorno la specie sonnante e traballante degli artisti professionali, responsabili, frequentabil.
Per quello che ci riguarda noi non siamo in una situazione di discussione o di dialogo perché se volevano ascoltarci proposerebbero cose meno insultanti per permettere di continuare quello che é il progetto della Friche RVI.
Per noi é dunque inutile di posizionarci nella domanda.
Noi proponiamo piuttosto di dire e de tenire il fatto che noi non si parte.
La nostra forza essendo constituita dalla notra capacità d’organizzazione collettiva, la nostra immensa rete di conoscenze, la potenza delle nostre imaginazioni.
Se, dopo tutto questo, la triste prova dei fatti ci dimostrera che ci é impossibilie conservare uno spazio fisico nella nostra città allora noi inventeremo altri modi di fare esistere quello che noi siamo.
La Friche RVI é stata conquistata con la lotta,… per poterla conservare…solo la lotta pagherà !
Restate all’ascolto, delle azioni sono a prevedere…
Preciso anche che questo testo é stato diffuso alla rete nazionale e sarà tradotto in spagnolo perché possa essere letto e diffuso in massa à Barcellona durante il raduno Intersquat internazionale che avrà luogo a partire dal 17 giugno
Il testo é oggi tradotto in italiano, sarà presto tradotto in inglese e in Tedesco, si cercano traduttori per l’arabo per permettere la diffusione a l’insieme della popolazione europea e mediterranea.