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Nicaragua entera te grita ¡Presente! : 29 anni fa moriva in combattimento Carlos Fonseca Amador

Publie le sabato 12 novembre 2005 par Open-Publishing

Dazibao America Latina Storia Giorgio Trucchi

di Giorgio Trucchi

Sono passati 29 anni da quando il fondatore e principale ispiratore del Frente Sandinista de Liberación Nacional (Fsln), Comandante Carlos Fonseca Amador, moriva in combattimento contro la Guardia Nacional di Somoza sulle montagne nicaraguensi.

Moltissimi militanti del Frente Sandinista si sono ritrovati al Mausoleo dove riposano le sue spoglie per ricordarne l’anniversario.

Il deputato e unico fondatore del Fsln ancora in vita, Tomás Borge, l’ha ricordato con un brano da lui scritto.

"...Non dimentichiamo la saggezza dei suoi consigli, quando diceva che bisogna elogiare alle spalle e criticare di fronte e che è importante riconoscere i meriti di una persona guardandola negli occhi.

O quando arrivò a Pancasan, dove io e Germán Pomares stavamo insegnando a sparare a un gruppo di contadini e ci disse che bisognava insegnargli anche a leggere e scrivere.

Ricordo ancora quella frase che dissi in faccia al colonnello della Guardia Nacional quando mi notificò che Carlos Fonseca era morto: Carlos Fonseca è di quei morti che non muoiono mai!.

In quella cella, sdraiato su un pagliericcio, chiusi gli occhi per vedere l’uomo crocifisso.

Ricordai la sua Prima comunione quando lo accompagnai insieme a sua madre.

Lo sconcerto quando non trovava i suoi occhiali.

L’ho visto con il fucile in spalla e caricando zaini molto pesanti.

Le camminate prolungate sui sentieri di polvere e fuoco della guerriglia.

Il mio panico nel non sapere se era davvero morto, il dolore del dubbio per noi che lo amavamo.

L’ho visto con sua madre mentre gli accarezzava senza inibizioni la testa coronata di spine e di alloro.

Dal carcere ho visto mio fratello toccandosi il petto ferito nel crespuscolo e sotto la tormenta e il macchinare delle menti dei nostri nemici che non capivano e non lo capiscono ancora oggi, la nostra fede nella vittoria, l’ottimismo nonostante il suo sangue versato e le altre sconfitte transitorie.

In quel minuto di agonia mi resi conto che non ci sarebbe stato al momento del trionfo e ho visto quando, in mezzo agli inni, al fuoco dei fucili e alle grida furiose ed allegre, venne depositato qui, in questo Mausoleo e dove, molto presto, verrà messa una statua con il suo volto.

Ricordo quando domandai, dov’è Carlos? Dov’è?

Fratello amato, quella domanda non rimase senza risposta.

E’ lì, dove è sepolto, ma è anche ovunque, tra di noi, tra la gente, nei quartieri devastati dalla povertà, nelle piantagioni di caffé e al lato dei campi di mais e della mano affamata del contadino, tra le donne che lottano per i loro diritti, tra i giovani e i loro sogni.

E’ qui, con il suo sguardo saggio, guardando con ironia e tristezza i disertori che hanno tradito gli ideali e che sono saliti sul carro lussuoso della destra, a cui si sono inginocchiati.

Non sei lì, sotto terra, fratello, sei qui tra di noi, persuaso della nostra prossima vittoria.

Sei qui, abbracciandomi, abbracciando tutti, aiutandoci ad essere migliori, abbattendo a pugni l’arretratezza, l’ignoranza, la mortalità infantile, la tristezza, la noia, entusiasmandoci per l’amore, il rispetto mutuo e il coraggio, esigendo la disciplina illuminata, l’unità cosí importante come l’acqua per togliere la sete, l’aria per respirare.

Ricordiamo la lealtà come la virtù principale. "Senza lealtà per i principi e per i nostri fratelli, la vita non serve a niente" ha detto Carlos.

Oggi sei qui, con il ricordo di chi è sepolto vicino a te, il colonnello Santos López, vicino a Silvio Mayorga, Francisco Buitrago, Jorge Navarro, José Benito Escobar, Roberto Cruz, Pablo Ubeda e Modesto Duarte, i primi a consegnare le proprie vene aperte al sacrificio.

Tutti loro hanno avuto la convinzione del Potere Popolare, nonostante sapessero il rischio che c’era di morire. Sono stati i tuoi discepoli, insieme ad altre migliaia di martiri amati e rispettati.

Qui, al lato delle tue ossa, giuriamo di essere fedeli al popolo come tu lo sei stato, fedeli ai principi, alla Rivoluzione, alla decenza, ai nostri fratelli di lotta di questo continente, rallegrandoci per le vittorie di Cuba e dei nostri fratelli Bolivariani, a difendere sempre la dignità e la sovranità della Patria e ad innalzare la tua bandiera rossonera, come simbolo di redenzione della terra per la quale hai consegnato la tua vita e dove sono interrati i tuoi resti immortali.

Viva il ricordo di Carlos Fonseca"