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BOLLITO

Publie le lunedì 13 marzo 2006 par Open-Publishing
1 commento

Dazibao Governi Partito della Rifondazione Comunista Parigi Spartacus

di Spartacus

Altro che Cavaliere dimezzato, il ducetto della “Seconda Repubblica” o della Prima Italiota appare ormai per quello che è: decotto. E si sfrange come quelle mele che le nonnine mettono sul fuoco per aiutare le viscere al mattino dopo. Anche l’animo è ormai l’immagine della faccia al cerone che non sta più su né col lifting di Italia Forza né con la ricrescita pelosa dell’allenza politica che ricicla tutto il possibile, compresa la spazzatura fascista.

In più l’affossatore della Patria riesce nel duetto televisivo con l’Annunziata a ridare dignità a una giornalista che raramente l’aveva manifestata nell’esercizio delle sue funzioni.

Poiché nell’intervista al premier l’ex presidentessa Rai le domande le faceva davvero dava un fastidio, ma un fastidio che il Napoleoncino di Arcore non ha trovato meglio che battere in ritirata per la disperazione dei suoi consigliori.

Disperatissimi gli facevano notare l’autogol mediatico ma lui che vede sempre il bicchiere mezzo pieno ai cortigiani riuniti per un comizio elettorale ha subito spiegato d’aver ancora una volta rivelato l’animo aggressivo dei “cumunisti” che lo vogliono esiliare. E accanto alle avanguardie del “cumunismo” militante - i pericolosi magistrati che vorrebbero far rispettare le leggi - pone i giornalisti e gli spiriti critici che s’interrogano e pongono domande anziché inchini e salamelecchi. Abituato da anni ai camerieri vecchi e nuovi, dai Fede ai Guzzanti-papà passando per gli acquisti del lecchinaggio sempiterno dei Vespa alle ultime promozioni di salamella-La Rosa, nel serraglio allargato da Mediaset alla Rai conserva sia i molossi della vecchia guardia alla trash-Ferrara che i finti liberi alla pirlotto-Mentana, per poi clonare mezzibusti replicanti che ripetano quella nullità della sedicente informazione incarnata da segugio-Mimun.

Beata deficienza del parco buoi elettorale: in questo spera il Cavaliere inceronato che ha ridotto una delle tivù già meno brillanti del continente in un organo di propaganda del proprio regimetto. Spera nello spirito masochistico dell’italiota medio che dovrebbe continuare a fare il Tafazzi e votarlo martoriandosi i santissimi. Non sappiamo quanto la trasformazione genetica della popolazione abbia inciso nella crescita di questa percentuale, se s’interrogano i sondaggisti a libro paga a via del Plebiscito il capo avrebbe il solito quadro confortante. Ma il 9 aprile ci auguriamo di no, e gli auguriamo una fuga ancor più disastrosa che quella di domenica dagli studi Rai.

Messaggi

  • Lezione n.1: il giornalista fa le domande, il politico risponde

    Va bene che siamo in Italia. Va bene che Lucia Annunziata sarà pure di parte (e lo dice). Però il punto è un altro. In una intervista ci sono due persone: il giornalista e l’intervistato (in questo caso un politico). Il mestiere del giornalista è fare le domande. Non le domande che l’altro si aspetta, o che desidera, o che vorrebbe. Non c’è scritto da nessuna parte che il giornalista deve mettere a suo agio l’interlocutore. Non c’è scritto da nessuna parte che deve rivolgergli delle domande per permettergli di spiegare meglio ciò che egli vorrebbe dire.

    Al contrario, il ruolo del giornalista è quello di fare il «cane da guardia» del potere. Porre domande scomode, difficili, che rendono la sedia dell’ospite sempre più calda.

    Questo è quello che giustamente ha fatto Lucia Annunziata, da professionista quale è.

    Ad un certo punto la sedia è diventata troppo calda per il premier, che se ne è andato per non scottarsi. E’ suo diritto farlo. Ma nel momento in cui lo fa, in un paese normale, si assume la responsabilità di non aver risposto alle domande del giornalista. E le conseguenti critiche.

    Berlusconi, invece, ha minacciato l’Annunziata, sostenendo che quell’intervista sarebbe stata «una macchia» nel suo curriculum.

    In un paese democratico sarebbe l’esatto contrario. Sarebbe Berlusconi a doversi preoccupare di avere una macchia nel suo curriculum.

    Speriamo che questa vicenda convinca anche Lucia Annunziata - che finora è apparsa scettica sul tema - che in Italia esiste una destra lontana dalla democrazia, con la quale dialogare è difficile, se non impossibile.

    Per Petruccioli, in tutta sincerità, una speranza del genere non riusciamo a coltivarla.

    www.rossodisera.info