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LIDIA MENAPACE: GIULIANA

Publie le mercoledì 9 febbraio 2005 par Open-Publishing

Guerre-Conflitti Lidia Menapace

di LIDIA MENAPACE

Ero a Cuba per un importante convegno alla facolta’ di filosofia
dell’Universita’ dell’Avana (sul quale in seguito scrivero’ perche’ e’ stato
davvero una scoperta - erano presenti indiane, brasiliane, venezolane,
indigene, afrodiscendenti - come dicono la’ -, dalla Colombia, Cile,
Bolivia, Messico, da tutto il continente sudamericano che a me sembra la
primavera del mondo, tanto che suggeriro’ a tutti e tutte di imparare come
lingua straniera lo spagnolo, che ha buone probabilita’ di sorpassare
pacificamente l’egemonia dell’inglese).

Ero dunque la’ e stavo per tornare in Italia quando come dei pugni in faccia
mi e’ arrivata per agenzia la notizia di Giuliana: non mi sono ancora
ripresa e sto male, sono dolente, amareggiata.

Conosco Giuliana fin da piccola, da sempre in politica, conosco anche suo
padre che e’ mio coetaneo ed e’ stato pure partigiano, e il fratello che
dipinge cose molto belle, rappresentando un’Africa che non ha mai visto.
Giuliana e’ una persona di grandissime qualita’, mai ostentate, non per
"modestia" come dicono facendomi arrabbiare di brutto, ma perche’ lei
considera la competizione un atteggiamento sbagliato e di cui una persona di
sinistra dovrebbe vergognarsi, e si comporta di conseguenza, cercando la
verita’ con rigore e umanita’, con comprensione ed equilibrio, con passione
e documenti.

Mi ricordo l’impressione che mi fecero delle giovani alle quali una volta
dissi che a Roma abitavo nella stessa casa di Giuliana, e in coro esplosero:
"Tu conosci Giuliana Sgrena!", un mito per loro. Le raccontai poi la cosa e
le dissi che ero stata quasi sorpresa di essere - per le ragazze -
importante perche’ la conoscevo: ci siamo fatte matte risate, e ripromesse
che ci saremmo reciprocamente comportate da "promoter" (se non noi, chi
altro?).

Giuliana e’ una donna molto colta e intelligente, ironica, coraggiosa e
dolcissima. Abbiamo abitato per molti anni nella stessa casa che chiamiamo
"un residuo di comune sessantottina". Infatti in un appartamento che ci era
stato segnalato dalla mamma di Luciana Castellina (madre morta da poco
centenaria e stata sempre un’altra donna vivacissima, attiva e assai
simpatica) con altre persone (Rina Gagliardi, Ritanna Armeni, con i
rispettivi compagni) eravamo setto-otto e ci siamo via via ridotti quando
una coppia voleva un figlio e nella Comune era quasi impossibile anche
perche’ le condizioni di vita erano molto essenziali e difficili. Siamo
rimasti alla fine solo noi tre: Giuliana, Pier - il suo compagno -, e io,
che ancora oggi ho una stanza nella casa in cui abitano. Quando vado a Roma
li’ sto, e fruisco dell’ospitalita’ generosa, allegra, calda di Giuliana e
Pier senza problemi.

Giuliana e’ una donna molto dolce e forte e coraggiosa. Quando a Cuba ho
saputo, ho subito scritto con le altre due italiane che erano con me un
breve testo per chiedere la liberazione, testo che e’ stato approvato
all’unanimita’ dall’assemblea plenaria del convegno, ora i e le compagne
cubane vi stanno raccogliendo firme prestigiose, e poi lo pubblicheranno sul
loro sito web.

Mi sono fatta l’idea che Giuliana stia passando attraverso una esperienza
drammatica affrontata con molta determinazione e freddezza: sembra strano
dirlo perche’ e’ una donna molto appassionata e anche emotiva, ma di fronte
alle vicende difficili e’ determinatissima e addirittura fredda.
Penso che sia stata rapita da predoni che ora cercano di venderla a qualche
gruppo politico-criminale per avere soldi, e spero che sia cosi’ e che il
governo paghi.

Intanto la richiesta del ritiro delle truppe di occupazione continua ad
essere piu’ necessaria e forte che mai, e per fortuna in molte citta’ e
attraverso molti messaggi lo si sta richiedendo.

Mi aspetto Giuliana che torna leggera come una foglia (e’ di corporatura
molto minuta) col suo sorriso furbo dolce ironico, quello sguardo allusivo
dei grandi occhi, con la sua zazzeretta scompigliata e i vestiti sempre
eleganti solo per naturale capacita’ di portarli e ci dica: "ma che cosa vi
siete messi in testa? sono sempre stata padrona di me, sempre attenta a
capire, insomma facevo la giornalista politica: non e’ forse il mio amato
mestiere? ed eccomi qui".

Poi faremo tutte le analisi e le indagini: una guerra non diventa legittima
a posteriori, resta incostituzionale sempre, elezioni sotto occupazione
militare e senza alcun controllo internazionale non cancellano
l’aggressione, la resistenza e’ e resta un diritto, ma deve distinguere se
stessa dal terrorismo, e il nostro compito e’ per l’appunto di rendere
possibile cio’, non semplicemente inneggiando acriticamente a tutto, non
semplicemente giustificando tutto.

A Cuba al convegno ha preso parte anche il centro locale della rete "Martin
Luther King", dunque si fa strada una ipotesi di azione nonviolenta, e una
donna palestinese ha detto esplicitamente che la seconda Intifada, quella
armata, e’ stata una sciagura per il popolo palestinese e specialmente per
le donne la cui condizione materiale e culturale e’ precipitata all’indietro
di decenni. Bisogna avere un buono e sano e critico culto della verita’,
come sempre cerca di avere Giuliana.

LIDIA MENAPACE

[Dal numero 834 dell’8 febbraio 2005LA NONVIOLENZA E’ IN CAMMINO, Foglio
quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it]