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7 Novembre tutti i giorni!!!

Publie le mercoledì 29 ottobre 2003 par Open-Publishing

La strada è quella giusta...con passi da "truppa cammellata", malcelando un "ritardo" politico-strategico clamoroso, il "movimento" e la sinistra piu’ o meno "alternativa"cominciano (forse) finalmente a cogliere qual’ è la partita vera da giocare! Bene...era ora...senza preoccuparsi di "caratterizzare" troppo il singolo evento...(la lotta della Fiom è "spettacolare" gia’ nella sua stessa sostanza...non occorre studiare l’ arte del conflitto al DAMS...) ma che d’ ora in avanti sia 7 Novembre tutti i giorni!!! Che i "cantieri sociali" del terzo millennio trascurino momentaneamente l’ eterno specifico "antiproibizionista" e gli stantii assedi al Fort Apache di turno e si re-inventino vere e proprie "unita’ di crisi", coordinamenti di "protezione civile" contro la legge 30 ed i suoi antenati "pacchetti" liberal-riformisti, un "quotidiano assedio" contro la "cultura" precaria che avanza e polverizza future speranze di giovanili resistenze, che i Forum Sociali ed affini comincino a smascherare il WTO ed i GATS che fanno bella mostra di se nella scuola davanti a casa, al mercato rionale, nell’ ospedale, nei servizi sociali affidati al terzo settore, nella piscina dove si va a fare una nuotata...tra i banchi di una giunta comunale di centro-sinistra...che tornino ad uscire per strada piuttosto che rincorrersi tra un gruppo ed un altro, un tavolo e l’ altro, che tornino a parlare alla gente, come per le guerre sono riusciti a fare...che si dichiari guerra alla militanza "virtuale"! E che i Partiti che nei valori del lavoro, dei diritti, dell’ uguaglianza si riconoscono ancora, provino finalmente ad esistere in quanto tali, senza paura di non essere "compresi" dai movimenti, senza l’ affannoso inseguirli "a prescindere" , fottendosene di possibili alleanze elettorali, cercando di ridarsi legittimita’ e dignita’ nello sforzo militante di riportare la politica e la voglia di lottare laddove di politica e di lotte non si vuole piu’ sentir parlare perchè tanto..."sono tutti uguali...basta prendersi un po’ di voti e poi...nel c...ce lo pigliamo sempre noi poveri disgraziati...!!!" Sfogo, nostalgia, vecchi slogan che tornano a risuonarti nelle orecchie come le sirene di Ulisse("OPERAI-STUDENTI-UNITI-NELLA-LOTTA..."), chissa’ che cosa...boh, forse soltanto l’ ostinato non rassegnarsi, non arrendersi, perchè malgrado tutto...il 7 Novembre potrebbe essere davvero un gran giorno...il primo di una lunga serie...costruiamocelo con molta cura, con tante attenzioni e, perchè no, con un po’ di ...tenerezza!

I sindacati scrivono il «calendario delle lotte». Il governo ripete la sua proposta al senato, Berlusconi ripete lo spot.

Lotta per la democrazia negata - in fabbrica e fuori - e contro la precarietà: i due perni dell’iniziativa sindacale della Fiom (esplicitati nella vicenda contrattuale) sono i poli attrattivi che hanno rinsaldato il legame tra i metalmeccanici della Cgil e i movimenti new-global. Un rapporto ormai «antico» (fin da Genova 2001) che passando per le mobilitazioni contro la guerra porta al prossimo 7 novembre, giorno dello sciopero generale della Fiom con manifestazione nazionale a Roma. Per discuterne si sono trovati ieri nella sede nazionale della vecchia Flm la segreteria nazionale della Fiom e i rappresentanti dei movimenti. E, al di là della partecipazione di questi ultimi alla manifestazione del 7, è stato stabilito un nuovo percorso di approfondimento dei problemi (non irrilevanti) che il movimento attraversa, cui la Fiom promette di dare il suo contributo. Giorgio Cremaschi è partito proprio dai due nodi «attrattivi», la democrazia e la lotta alla precarietà. La democrazia come problema di fondo che il liberismo mette in discussione, cosa che per i meccanici precipita nella negazione del diritto di voto su piattaforme e contratti (sfociata nell’intesa separata di Fim, Uilm e Federmeccanica); obiettivo e pratica, la democrazia, che riguarda tutti, come stanno a testimoniare anche gli esempi in positivo delle esperienze dei bilanci partecipativi. La lotta alla precarietà - che la Fiom ha messo al centro della sua vertenza contrattuale - perché è con la trasformazione del lavoro in pura merce che il governo sta riscrivendo la costituzione materiale del paese, come testimonia la legge 30 sul mercato del lavoro. E la Fiom intende rendere impraticabile quella precarietà, insegue pre-contratti azienda per azienda (sono più di 1.500 le vertenze aperte) per riconquistare il contratto nazionale: una forma di disobbedienza concreta. Su questi due pilastri i metalmeccanici sanno di poter contare sull’appoggio dei movimenti, anche oltre il 7 novembre, pur permanendo forti differenze nell’arcipelago che aveva dato vita ai Social forum.

E così se Leonardi delle Rdb - che il 7 novembre sciopereranno sulle pensioni con manifestazione a Milano - denuncia che i sindacati «non storici» sono le prime vittime dell’attacco alla democrazia sui posti di lavoro e enfatizza la necessità di una lotta per il reddito garantito, Luca Casarini spiega che il «salario sociale» si articola sulla conquista di spazi e servizi (case, scuole, generi di prima necessità) e che questa sarà la caratterizzazione che i disobbedienti daranno alla giornata del 7 novembre. Aggiungendo che sulla democrazia uno dei nodi centrali sono i diritti degli immigrati, che Fini - dopo aver varato una legge che trasforma le persone in braccia da sfruttare - «risolve» il voto per censo.

Il 7 sarà una giornata di lotta «vera» sostiene Casarini e Flavia dei giovani del Prc, chiede a tutti di «cambiare passo» di fronte alla devastante legge 30 che riguarda non solo i meccanici, «ma tutti noi», perché bisogna «smontare i processi di precarizzazione». Piero Bernocchi dei Cobas non rinuncia a sottolineare le differenze: «Abbiamo scioperato lo stesso giorno di Cgil, Cisl e Uil ma con una manifestazione distinta, perché le confederazioni non hanno rinunciato alla iattura della concertazione». E sulla democrazia, accettata come battaglia di principio, dice che «deve valere per tutti», mentre nella scuola sono proprio Cgil, Cisl e Uil a impedire ai Cobas il diritto di parola e di assemblea, prima che il voto. Per Tom Benetollo dell’Arci la partecipazione al 7 novembre è scontata, ma bisogna «rompere il muro di silenzio che circonda questa lotta» e invita tutti a fare informazione, a non lasciare sola la Fiom in questo compito. E propone un’iniziativa che coinvolga intellettuali e associazioni contro le «intimidazioni antisindacali in corso». Vittorio Agnoletto non tace sulle difficoltà che il movimento attraversa (precipitate nelle divisioni del 4 ottobre), invita la Cgil a non essere «onnivora» nei confronti dei movimenti e chiede alla Fiom di battersi per la pluralità. E, poi, chiede un’iniziativa territoriale forte - come la riconversione dell’industria bellica - e di affrontare il problema della difesa del lavoro a livello perlomeno europeo, in epoca di globalizzazione. E Franco Russo propone un appuntamento dopo il forum europeo di Parigi contro la precarietà e sul ruolo sociale del lavoro per uscire dalla «forbice in cui è preso il movimento, tra grandi eventi e silenzio».

Nelle sue conclusioni Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom, ha spiegato che la battaglia per la democrazia è «strategica, perché se passano tra i meccanici sulla possibilità di firmare accordi minoritari, la cosa si estenderà a tutti, non ci sarà bisogno di alcuna legge sulla rappresentanza, perché i lavoratori saranno cancellati». Per questo «ci siamo lanciati in una battaglia così difficile, in cui ci giochiamo tutto». E se il lavoro «viene ridotto a merce - come esemplifica la sorte riservata agli immigrati - non ci sarà alcun luogo in cui rifugiarsi, perché sarà sancito il dominio del capitale sul lavoro. Dopodiché - dopo il 7 novembre e il Forum europeo - bisognerà rivederci, conclude Rinaldini, mettere «in fila i problemi del movimento e parlarci con franchezza. Per rilanciare e rafforzare lo spirito che ha dato vita al social forum, non per metterci una pietra sopra».