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A proposito del comunicato del portavoce (a vita) dei Cobas
Publie le domenica 2 novembre 2003 par Open-PublishingA proposito del comunicato del portavoce (a vita) dei Cobas, Piero Bernocchi
Nel suo livido comunicato Bernocchi dice solo una cosa giusta: che il
brigatismo ha inferto danni catastrofici ai movimenti e ai lavoratori (e,
aggiungerei, alla società tutta). Anch?io ho fatto la mia parte nel
produrre questi danni, con l?organizzazione armata Prima Linea di cui ho
fatto parte. È successo 25 anni fa. A differenza di quanto è avvenuto per
le BR, nel 1983 abbiamo collettivamente e pubblicamente sciolto PL. Io e
l?intera Prima Linea ci siamo assunti la responsabilità umana e politica
dei danni prodotti. In carcere abbiamo promosso e prodotto un lungo
processo di rivisitazione critica dell?esperienza armata. Nelle carceri
speciali abbiamo politicamente combattuto sia il continuismo armato delle
BR sia il cannibalismo dei pentiti. Ne abbiamo pagato lo scotto: con le
campagne di falsificazione e calunnia, nonché di aggressione fisica da
parte dei brigatisti, che riverberano sino a oggi, e con la concreta
avversione dei magistrati dell?emergenza antiterrorismo, che cercavano di
promuovere il pentitismo.
Abbiamo scontato lunghe pene. Io ho terminato la mia poche settimane fa.
Nell?intervista a Repubblica che Bernocchi mi contesta, parlavo dei danni
che oggi il brigatismo produce, sempre e ancora nei confronti dei
movimenti, dei lavoratori e della società tutta. E dell?assenza di memoria
e della pervicace miopia che lo rende possibile. E indicavo dunque la
necessità di contrastare politicamente l?opzione delle armi e la proposta
brigatista. Proposta che non è venuta meno, come sanguinosamente e
tragicamente si è dimostrato in questi anni.
Contrastare politicamente vuol dire non chiudere tartufescamente gli occhi
di fronte alla realtà e non abdicare all?intelligenza critica. Vuol dire
anche e per primo non mistificare l?identità delle BR. Che non sono
?comunisti su Marte? né esseri alieni, né tanto meno sono fascisti, come
qualcuno vorrebbe, oggi come ieri, per allontanare da sé il sospetto di
contiguità e il problema che le BR pongono. Anzi impongono al movimento.
Ovverossia la strategia della lotta armata come ?linea giusta?. Le BR si
muovono, oggi come allora, in una logica di partito che vuole prevaricare e
imporsi nei confronti dei movimenti, tentando di arruolarne singoli
militanti. Questi movimenti sono visti dalle BR come avversario politico.
Di più: sono disprezzati e non conosciuti nella loro essenza sociale e
politica. Esattamente com?è stato per il movimento del 77, considerato dai
brigatisti ribellismo piccolo-borghese privo di progetto ma ampiamente
utilizzato e parassitato come base di reclutamento. E ovviamente per
reclutare bisogna frequentare. Per reclutarne singoli militanti bisogna
puntare sulla sconfitta del movimento.
Che le BR appartengano all?album di famiglia della sinistra lo scrisse
tanti anni fa Rossana Rossanda, riscuotendo da parte di molti pezzi ed
esponenti della sinistra di allora sdegno e invettive. Vedo che oggi, nel
mio piccolo, succede esattamente lo stesso, e che dunque il nervo è sempre
scoperto e l?ipocrisia sempre imperante.
Per contrastare le BR occorre riconoscere la loro identità, che è quella di
militanti comunisti. Che una volta spesso avevano in tasca una tessera del
PCI o del sindacato e che oggi, fatte le debite proporzioni di numeri e di
contesti, hanno quella del sindacalismo di base e della FIOM, come nel caso
di 3 su 6 degli ultimi arrestati. Naturalmente, le accuse sono tutte da
dimostrare e riscontrare giudiziariamente. Però, Roberto Morandi, che si è
già dichiarato militante delle BR-PCC era aderente ai Cobas (cfr. il
Manifesto 25 ottobre).
Questo è un fatto. Un fatto che non significa nulla di più e di diverso di
quello che ho dichiarato: le biografie dei militanti BR non sono esterne ai
percorsi e alle lotte del movimento e del sindacalismo. Non significa certo
che i Cobas siano compiacenti o contigui alle BR. Sarebbe una enorme
stupidaggine, che non ho mai detto né pensato. Così come è un fatto che
Galesi e altri gravitavano e militavano in un centro sociale romano e nelle
lotte per la casa e contro il precariato. Il che mi pare meritorio, se però
non è strumentale all?arruolamento nelle organizzazioni armate. Il che non
significa che i centri sociali siano compiacenti o contigui con le BR:
sarebbe un?altra stupidaggine che non ho mai detto né pensato. Ho detto, e
lo ripeto, e lo dimostrano questi fatti citati, che le BR sono interne ai
luoghi e al dibattito del movimento.
Proprio per evitare equivoci generalizzanti e appigli criminalizzanti, ho
utilizzato un termine che non mi piace, parlando di infiltrazione nel
sindacalismo di base.
Io, invece - posso rassicurare Bernocchi, che incautamente e falsamente lo
scrive - non mi sono mai infiltrato da nessuna parte. Prima della lotta
armata, ho militato nei movimenti studenteschi e in Lotta Continua. A viso
aperto, senza nascondermi dietro alle parole né alle persone. Esattamente
come ho fatto ora con l?intervista a Repubblica.
Ai fatti Bernocchi reagisce con l?insulto. Questo fa parte del suo stile.
Ma i fatti non per questo mutano e non per questo viene meno l?esigenza per
il movimento di fare una battaglia politica e culturale al proprio interno
per togliere spazio all?opzione armata, la quale ? essa sì, non certo le
mie parole ? è pretesto per la criminalizzazione e per le campagne di Libero.
Negare questi fatti significa non contrastare politicamente l?opzione
brigatista, come Bernocchi assume di fare dagli anni 70.
Quella battaglia, che però non è solo contro le BR ma, più radicalmente,
contro la cultura e la pratica della violenza politica che della proposta
BR costituisce la legittimazione teorica e politica (e su questo non si può
continuare a fare gli ipocriti), mi pare invece e appunto necessaria per
sgravare il conflitto sociale e i movimenti, le giuste lotte per la casa e
quelle contro il lavoro interinale, proprio dalle ansie criminalizzatrici,
così come dal parassitismo arruolatore. Certo, qualcuno ben più interno di
me ai movimenti dovrebbe assumersi il coraggio e la lungimiranza di farla.
Ma farla per davvero.
Per ultimo, viene da sorridere all?accusa di ultra-protagonismo che mi
rivolge Bernocchi: detto da un portavoce a vita somiglia proprio alla
favola del bue che dice cornuto all?asino.
Sergio Segio
29 ottobre 2003