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Sharon da Berlusconi e Fini da Sharon (segue appello degli ebrei italiani)
La visita di Sharon in Italia è passata più o meno sotto silenzio mediatico perché in coincidenza
con le giornate del "lutto nazionale", del "dolore per decreto" per i morti di Nassiriyah. Non per
questo, però, è stata meno importante ed anche meno ipocrita. Mentre si espelleva l’Imam di
Carmagnola perché considerato un "pericolo per lo stato Italiano", si riceveva con tutti gli onori il
boia di Sabra, Chatila, Jenin, Qibya, ecc. Molti politici italiano non hanno voluto perdere
l’occasione di inchinarsi a questo criminale di guerra. Compresi, purtroppo, anche esponenti
dell’opposizione.
Bisogna sottolineare che solo il Papa, riscoprendo il proprio ruolo originale di Pontefice
(costruttore di ponti), ha dichiarato il giorno prima dell’arrivo in Italia di Sharon che la Terra Santa
"ha bisogno di ponti e non di muri". Per il resto è stato il solito disgustoso teatro
dell’ipocrisia.
Sharon ha incassato dall’Italia l’ennesimo atto di fedeltà ad una politica distruttiva per i
palestinesi come per gli israeliani.
Ma è solo una questione di "buona intesa" fra due destre al governo in Italia ed in Israele? A
giudicare dalle implicazioni politiche, economiche ed anche culturali saremmo portati ad esprimere
dei dubbi.
L’asse stabilito fra Italia ed Israele riguarda innanzitutto il placet dell’Italia alla
costruzione del Muro dell’apartheid, placet concesso con argomenti che, se il muro non fosse una cosa
tragica per oltre due milioni di persone, sarebbero ridicoli.
Da Ciampi a Berlusconi, passando per Fassino e Rutelli, si è sostenuto che "Sharon ha assicurato
che si tratta di una barriera per la sicurezza contro il `terrorismo’ e che sarà temporanea". Ma
scusate: che significa? Come fa ad essere temporaneo un muro alto sette metri, di cemento e già
costruito per oltre 100 chilometri? Ed il problema è solo il muro, criticato da Bush, Onu, Unione
Europea e quant’altri, che sfacciatamente attraversa territorio palestinese, ben al di là della linea
verde del 1967? Dove mai un confine, una frontiera è fatta di cemento, controllata da torrette di
rilevazione elettronica e presidiata dall’esercito?
Lo scopo del muro è un altro, e tutti quelli che hanno stretto la mano grondante sangue umano di
Sharon, lo sanno. Sanno che il muro è lo strumento privilegiato per consentire la non rimozione
delle colonie, in ultima analisi una nuova espulsione dei palestinesi. E’ "temporaneo" anche lo
sradicamento di migliaia di ulivi,è "temporanea" la distruzione delle coltivazioni e delle terre da
pascolo? Chi vogliono prendere in giro?
Oggi Fini viene ricevuto in Israele con tutti gli onori, viene fatto entrare allo Yad Vashem (il
museo dello sterminio nazista) dove egli finge di inchinarsi alla memoria di quelle vittime.
Ora tutti sono pronti a giurare che Fini è in buona fede, che il suo strappo col passato fascista
è sincero.
Il tutto coronato dal fatto che Amos Luzzatto, presidente delle comunità ebraiche
italiane, accompagna Fini nel tour israeliano. Per fortuna, però, non tutti gli ebrei italiani hanno
taciuto su questo. Giorgio Forti, su il Manifesto del 25 novembre, giustamente osserva:
"Luzzatto, che accompagna Fini in Israele, sembra pensare che la persecuzione degli ebrei sia la
sola nefandezza fascista: e la soppressione della libertà, le guerre, le invasioni di paesi vicini,
i nostri giovani mandati ad ammazzare greci, albanesi, jugoslavi, russi, francesi ed inglesi,
africani, e prima gli spagnoli ed infine gli italiani, ed a farsi ammazzare in casa altrui «per la
patria»?"
Nel delirio nazionalista che oggi accompagna la gran parte dei paesi europei, per non parlare
degli Stati Uniti, è anche accettabile che Fini pianti un albero nel Giardino dei Giusti a Gerusalemme
in nome dei 19 soldati italiani morti a Nassiriyah. Squallore si aggiunge a squallore. Nello
stesso articolo Forti aggiunge:
"Riflettendo sul nazionalismo, il brodo culturale del fascismo, ci si rende conto di quanto esso
sia forte in Israele, come lo era, più pacchiano e tronfio, nell’Italia fascista. E come è ancora
in molti paesi. L’idolo nazione è il più sanguinario che gli uomini abbiano adorato dal vitello
d’oro in poi, Luzzatto lo dovrebbe sapere: la sola seconda guerra mondiale ha divorato 55 milioni di
vite umane. La Sapienza condanna tutti gli idoli, irrazionali e crudeli. La cultura ebraica,
internazionalista e cosmopolita a prezzo di sofferenze e persecuzioni, ha accettato, dopo la nascita di
Israele, il peggio del nazionalismo. Perché l’enorme maggioranza degli ebrei in Italia e in tutto
l’occidente si sono schierati, con mille sfumature, con l’idolo nazione, da quando coincide con lo
stato ebraico?"
Lo sdoganamento politico cercato e ricevuto da Fini in Israele ha sicuramente più importanza in
Italia che in Israele. In casa propria Fini sta "studiando da premier", magari anche di un governo
di "unità nazionale", nel caso che Berlusconi cada prima della fine della legislatura. Ha iniziato
ingannando i migranti con il finto diritto di voto e prosegue oggi sfruttando il dramma
palestinese ed israeliano.
Sharon, Fini, Berlusconi e compari tengono il conto, cinicamente, dei morti palestinesi ed
israeliani. Soprattutto questi ultimi sono i più "utili" ai loro piani di pacificazione armata del Medio
Oriente. Poco importa a questi "signori" che i popoli continuando ad essere calpestati saranno
ancora più disperati e ancora più disperate saranno le loro reazioni.
Per questo motivo assumono ancora più significato la grande manifestazione di Londra di
"benvenuto" a Bush e le manifestazioni italiane contro l’occupazione militare dell’Iraq.
Albert Eistein ebbe a dire: "fate pure la terza guerra mondiale con le atomiche, la quarta la
farete con le fionde". Anche se ufficialmente non è stata dichiarata alcuna guerra mondiale ora
corriamo lo stesso rischio. Abbiamo però la stessa speranza di Giorgio Forti:
"Israele si è dato lo scopo, assurdo, di conquistare tutta la Palestina per farne Eretz Israel e
cacciarne gli abitanti arabi. Corre il rischio di riuscirci, dato l’appoggio incondizionato del più
potente paese del mondo, e la colpevole inerzia dell’Europa. Ma sarà una rovina per Israele
stesso: già si vedono chiari i segni della morte di Israele come paese libero e democratico al suo
interno, con i diritti civili negati ai propri cittadini arabi, ma ormai anche a quelli ebrei. Un
gruppo coraggioso di veri oppositori dice «no» in Israele a questo scempio, e difende i palestinesi
vittime di soprusi incredibili: distruzioni di case, privazione di acqua e di tutti i servizi,
distruzione delle coltivazioni, assassinii premeditati senza processo e rappresaglie sui famigliari dei
cosiddetti terroristi, veri e presunti.
Questi movimenti israeliani appoggiano il rifiuto di un
migliaio di soldati a servire nei territori occupati, ripiantano gli ulivi sradicati, difendono con
i loro corpi la vita, le case e gli averi dei palestinesi. Insieme a volontari da tanti paesi,
alcuni dei quali hanno pagato con la vita la loro solidarietà."
Da quando a metà settembre nell’aviazione israeliana 29 piloti scelti hanno rifiutato di essere
autori dei cosiddetti "omicidi mirati", Israele ha dovuto rinunciare a queste azioni. L’aereo può
sparare con precisione ma ha bisogno del pilota e il pilota può pensare...è questo che chi appoggia
Sharon (ed oggi si entusiasma per il falso pentimento di Fini) non tiene in debito conto.
Potranno
cercare di ridurci al silenzio, ma è dimostrato che nella storia chi si oppone allo stato
esistente delle cose è visto dal proprio vicino come un pazzo, ma alla fine a finire nella "pattumiera
della storia" saranno quelli che fanno deserti di morte e li chiamano pace, non noi che continuiamo
ostinatamente a credere che un mondo migliore non è solo possibile, ma necessario, e a lottare per
esso.
Cinzia Nachira
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Con il presente appello prendiamo le distanze, in quanto ebrei, dall’iniziativa di Amos Luzzatto,
presidente dell’Ucei (Unione Comunità Ebraiche Italiane), che ha deciso di accompagnare Fini
Con il presente appello prendiamo le distanze, in quanto ebrei, dall’iniziativa di Amos Luzzatto,
presidente dell’Ucei, che ha deciso di accompagnare Gianfranco Fini in visita in Israele in un
momento in cui il suo governo, guidato da Ariel Sharon, con la sua folle politica basata sulla forza
militare, ha portato distruzione, miseria e morte tra i palestinesi, e crisi economica tra gli
israeliani, e ha generato nel mondo odio e diffidenza per Israele. Capiamo che Fini sia felice di
recarsi in Israele, per cercare di marcare la distanza del suo partito, An, dal passato fascista da
cui, attraverso l’Msi, proviene. Capiamo che egli apprezzi la politica di Sharon, secondo la quale
l’occupazione è un fatto di normale crescita economica, l’esercito il suo naturale strumento e la
miseria e i morti tra i civili un semplice effetto collaterale.
Ma non capiamo quali motivazioni
spingano Amos Luzzatto ad accompagnarlo. Per motivi storici, molti ebrei vedono ancora oggi, nello
Stato di Israele, non uno stato che, come gli altri, ha i suoi interessi geopolitici da portare
avanti, ma solo il suo valore simbolico di luogo dove gli ebrei possono sentirsi al sicuro.
Riteniamo che un uomo che ricopre una carica importante come quella di Luzzatto, dovrebbe essere in grado
di distinguere meglio tra ciò che giova agli ebrei che lui vuole rappresentare (che non sono
comunque tutti gli ebrei italiani, dato che molti, per scelta, non sono iscritti alle comunità e non
per questo sono meno ebrei) e ciò che giova a Sharon, la cui storia passa da Chatila e Jenin, solo
per citare due orrendi crimini tra i numerosi di cui è responsabile.
Sono sempre di più i
commentatori israeliani che osservano come oggi non solo Israele non rappresenta più il luogo dove gli
ebrei vanno a stabilirsi, all’apparire di bombe nelle sinagoghe della diaspora, ma sono decine di
migliaia gli israeliani che hanno lasciato Israele, come è il caso dei 30-40.000 ebrei di origine
russa che stanno facendo di Mosca la comunità ebraica con la più rapida crescita. Riteniamo che, oltre
che sbagliato, appoggiare il governo Sharon sia anche pericoloso, perché facendo coincidere gli
ebrei con la politica del governo israeliano, si fa ricadere l’odio, che la politica di Sharon ha
generato, sugli ebrei in Europa, in Israele e nel mondo. Questa pericolosa equazione favorisce
inoltre l’idea che chi critica Israele è antisemita e infine, come a Istanbul, una città dove ebrei e
musulmani convivono da secoli, permette agli estremisti armati nel mondo di allargare la portata
delle loro azioni di stampo terroristico.
Con quest’iniziativa, prof. Luzzatto, lei rende un pessimo
servizio alle persone che vuole rappresentare.
Paolo Amati, Daniele Amati, Paola Canarutto, Lucio Damascelli, Grazia De Benedetti, Martino De
Pas, Marina Del Monte, Cesare Del Monte, Giorgio Forti, Joan Haim, Valeria Klein, Francesca Polito,
Renata Sarfati, Stefano Sarfati Nahmad, Sergio Sinigaglia, Susanna Sinigaglia, Ornella Terracini,
Claudio Treves
Tratto da Liberazione, 25 novembre 2003