Home > BUON 2004 A TUTTE/I.
Il 2003 che ci lascia non è stato "simpatico". Ancora una guerra yankee e l’incapacità di 110
milioni nel mondo a fermarla, e ancor peggio in Palestina con il Muro; le tragedie del caldo, delle
alluvioni, dei terremoti: dopo l’Aids la novità della Sars; il nucleare che si ripresenta sotto
forma di Scanzano; il referendum sull’art. 18 perso, la famigerata legge 30, la distruzione di altri
posti di lavoro in Fiat, Alitalia, Telecom, Cirio, la voragine argentina della Parmalat; il rinvio
a giudizio per i 25 di Genova e le subdole decisioni del Tribunale della Libertà di Catanzaro.
Certo, ci sono state pagine straordinarie: il 15 febbraio "la speranza delusa", la rivolta
boliviana, il fallimento del WTO a Cancan, il campeggio estivo contro il Ponte sullo Stretto, le
manifestazioni a sostegno della Palestina (8/11), del Reddito (22/11) e contro la scuola della Moratti
(29/11), ma di per se non riescono a farci intravedere nel breve periodo un miglior futuro.
GUERRA. Contro la guerra permanente in Iraq e dintorni, dovremo esercitare le migliori energie per
rimettere in moto milioni di coscienze ora deluse da una certa impotenza delle sole
manifestazioni, ma anche dai devianti cori umanitarismi di coloro che più o meno prescindono dal dominio
politico, e ancora dalla presunzione o peggio dai pateracchi ignobili del sodalizio sorto intorno al
Campo Antimperialista.
Il 20 Marzo, gli antimperialisti - antimilitaristi - pacifisti hanno assunto l’anniversario
dell’aggressione all’Iraq per tornare a protestare in tutto il mondo in centinaia di milioni. A questa
data va fatto riferimento! Preparandola con decine di iniziative davanti le basi Nato - USA, al
Parlamento dove il 19/01 si vota il rinnovo della "missione", le ambasciate, nelle piazze, nelle
scuole, negli spazi sociali con i Comitati larghi ma chiari sugli obbiettivi del "RITIRO IMMEDIATO
DELLE TRUPPE, AUTODETERMINAZIONE PER GLI IRAKENI".
Non siamo più a risultato del "rifiuto della guerra senza se, e senza ma", il centro sinistra si
nasconde dietro un ONU succube e si è accodato all’indecente spettacolo degli "eroi di Nassyria"
per ammantarsi della disponibilità passata - presente e futura per queste "missioni" e per sostenere
l’urgenza del riarmo europeo. E’ un centro sinistra di "governo" quello che condiziona ARCI, Rete
Lilliput, CGIL e Bertinotti a bassi profili e compatibilità, cosi che si avverte la mancanza di
slanci e il persistente tentativo di questo o quello di condizionare il movimento.
Quanto è stato fatto fin’ora - riunione del 29/11 a Roma, manifestazione del 20/12 a Napoli - per
riaprire, riannodare, rilanciare e quanto verrà fatto ancora deve servire a non creare
autoreferenzialità, né sostituzione, né cartelli, bensì lo stimolo e la responsabilità per chiamare a
manifestare milioni di persone contro la guerra e chi la sostiene e foraggia.
Il 10/11 Gennaio a Milano sono previste varie iniziative - seminario ex FSE e "forum permanente"-
la caduta della tensione e delle mobilitazioni ripropone la politica sotto forma di cartello,
partecipandovi facciamo in modo che vivano solo l’attimo della convocazione, viceversa il sorgere di
più impalcature non favorisce la dialettica dei grandi appuntamenti, per il solito vizietto che
hanno i gruppi promotori "dell’apparire, piuttosto che dell’essere".
Comunque, non stiamo lì a menarcela con la vecchia abitudine all’accusa di questo e/o quello, la
mobilitazione del 20 marzo è di tutti quelli che la vogliono costruire senza chiedere permesso a
nessuno: oltre alle discriminanti politiche su citate, valgono solo motivi di sicurezza antifascista
e antipoliziesca.
LAVORO - REDDITO. Alle ripetute sconfitte dei lavoratori, al clima pesantissimo di incertezza,
instabilità, il liberalità, che si vive in fabbrica e nei luoghi di lavoro, possiamo resistere solo
opponendo la generalizzazione e la ricomposizione del conflitto. Non ce la facciamo a resistere
alle esternalizzazioni, alle cessioni, all’introduzione di lavori precari pensando di agire soltanto
nel reparto, utilizzando solo le tradizionali forme di lotta: quando il gioco si fa duro bisogna
rischiare, tessere la più larga solidarietà insieme alla più decisa determinazione.
Con i tagli totali e diffusi allo stato sociale, con le leggi per il padrone, con la proclività
alle "morti bianche", sia da mancata sicurezza che da esposizione a sostanze tossico - nocive (senza
alcun risarcimento sociale del danno, vedi eliminazione provvidenze per esposti amianto e lavori
usuranti) IL GOVERNO PREPARA LO SCONTRO SOCIALE, NON FACCIAMOCI TROVARE IMPREPARATI!
La CGIL è stata richiamata all’ordine dall’Ulivo e dal cartello riformista per l’Unità d’azione
con CISL e UIL in chiave antiBerlusconi, ma subalterna nei confronti del padronato.
Quest’atteggiamento classico, insieme alle peggiorate condizioni di lavoro, porterà i lavoratori a tentare di
coprirsi con la coperta "più grande" (vedi CGIL) prescindendo dal contenuto degli accordi e
dall’emancipazione, finendo a ridursi a sola forza lavoro; mentre per i ragionamenti precedenti appare del
tutto evidente (vedi risposte lavoratori Alitalia e autoferrotramvieri) che se si molla ora la
sconfitta impedirà di rialzare la testa per svariati anni.
Piuttosto i lavoratori facciano la cosa giusta togliendo la impropria rappresentanza a CGIL - CISL
– UIL attribuendola ai sindacati di base, almeno come verifica delle potenzialità a tutelarli e ad
utilizzarli come strumenti per l’efficacia della lotta e della contrattazione. Ciò vale, anche per
quei compagni che nei posti di lavoro non si cimentano con le lotte sindacali, ritenendole
arretrate o per la scusa dell’impegno al di fuori: questo è il tempo per partecipare, la normalizzazione
in corso non guarderà in faccia nessuno!
Oltre alle sfide da opporre ad Alitalia, Telecom, Montedison, ai prossimi provvedimenti nei
confronti dei lavoratori Cirio e Parmalat, alla necessità di stabilizzazione per le migliaia di ex LSU,
al diritto degli autoferrotramvieri di avere quanto gli spetta (ma per poterlo fare, bisognerà
azzerare i sindacati concertativi), LA SFIDA DECISIVA E’ QUELLA SULLE PENSIONI!
Con la legge Quadro il governo punta alla definitiva distruzione del modello civile fondato sui
diritti di reciprocità, solidarietà e sulla tutela sociale della vecchiaia. Portare a 40 anni i
contributi il diritto ad ottenere la pensione significa, nello stato di cose attuali fatto di ingresso
al lavoro tardivo, di lavori intermittenti e malpagati, di non accedere al diritto, di abolire il
confine tra lavoro e pensione, sapendo che chi vi potrà accedere non potrà camparci perché il
valore di 40 anni di contributi è pari (con il sistema contributivo) all’incirca al 40% del salario;
da qui l’esproprio "obbligato" della liquidazione per pareggiare la pensione mancante. I Fondi
Pensione, oltre al rischio evidente di bancarotta in quanto interagiscono sul mercato borsistico,
rappresentano l’evidente passaggio al sistema delle Assicurazioni, ovvero la privatizzazione di una
delle più importanti conquiste sociali del ’900, con la conseguente sparizione del sistema
previdenziale pubblico. Da fine gennaio a tutto marzo il Parlamento è impegnato per questo. Parimenti, è
compito nostro creare il clima, produrre comunic/azione, preparare e convocare gli scioperi e la
loro generalizzazione perché ci sia nel Paese la giusta tensione per impedire questo misfatto; per
andare fino in fondo e battere il governo, non per venirci a patti! Il centro sinistra e i
sindacati, hanno più volte dichiarato la disponibilità a trattare: la sola agitazione mediatica è il
subdolo tentativo dell’Ulivo di guadagnare consensi in vista delle elezioni europee del 13/06/2004.
REDDITO. La battaglia del Reddito per tutte/i ha fatto enormi passi avanti con la riuscita
manifestazione del 22/11 (nel recente forum di Parigi, relazionando nei seminari sulla precarietà abbiamo
"scoperto" identità di vedute e proponimenti con altre realtà europee: il 28/11 a Bruxel e il
06/12 a Parigi identiche manifestazioni contro la precarietà e per il reddito sono state part4ecipate
da decine di migliaia di persone.
Si inizia cosi a passare dal dire al fare: il giornale della Confindustria, il Sole 24 ore, è ilo
più preoccupato dedicando un fondo e un’attenta informazione alla vicenda.
I confronti territoriali e nazionali hanno individuato con chiarezza le controparti: 1) Governo e
Parlamento per il reddito diretto 2) Le Amministrazioni Locali per il reddito indiretti.
Sul reddito indiretto, ci sono già e stanno diffondendosi le esperienze di occupazioni di case di
autoriduzione del costo delle merci, di gratuità dei trasporti e dell’accesso ai circuiti
culturali. In alcune città e territori questo è già un movimento reale che ha sedi di discussione
settimanali, che prepara appuntamenti unitari per azioni dirette e rivendicazioni rivolte alle
amministrazioni locali. Queste ultime, come Campania, Basilicata, Umbria, stanno tentando di prendere in giro
il movimento proponendo leggi - truffa, ad esempio 300 euro/mese x 1 anno a famiglia disagiata,
spacciandole per "reddito di cittadinanza", ovviamente denunciate e respinte al mittente!
Ma è importante che in ogni Regione si introduca la rivendicazione - con leggi popolari, o alcuni
consiglieri, etc. - cosi da far divenire popolare e centrale l’obiettivo del Reddito per tutte/i.
Anche i comuni metropolitani e le grandi province possono variare l’indirizzo del bilancio e
dedicarsi a tutelare e risolvere la disoccupazione piuttosto di fare i soliti interventi a pioggia.
Resta inteso che l’introduzione di un reddito sociale individuale e cosa che spetta al Parlamento
– cosi come già avvenuto nel resto d’Europa - e su questo va anche agito per far assumere dignità
e pregnanza alla proposta (i due disegni di legge organici, vanno in fusione, sono già in
discussione alla Commissione Lavoro, che presto farà le audizioni dei soggetti sociali richiedenti
reddito).
IL 24 GENNAIO A ROMA E’ CONVOCATA LA RIUNIONE STRAORDINARIA DELLA RETE PER IL REDDITO, aperta a
quanti hanno dato vita al corteo del 22/11, per programmare il calendario delle attività del primo
semestre 2004.
AMBIENTE E TERRITORIO. Il decreto legge sul deposito di scorie nucleari a Scanzano poi modificato
a fronte della lotta popolare - ci ha precipitato in un incubo che pensavamo concluso con la
vincente battaglia per la chiusura delle centrali nucleari.
Non si decide un deposito se non si ha intenzione di produrre altre scorie! Ciò induce a pensare
che nei prossimi 10 anni nuove centrali nucleari possono costruirsi e che il riarmo europeo avrà
bisogno anche di "microbombe" nucleari!
La battaglia di Scanzano non è conclusa - il decreto prevede l’individuazione entro un anno del
sito - è necessario quindi attrezzarci e mobilitarci in ogni territorio, collegando le sfide al
Ponte sullo Stretto, ai trafori, alla TAV, a nuove centrali elettriche, alle nuove servitù militari de
La Maddalena e Sigonella, alle "Grandi Opere", a quelle contro il rinnovo del nucleare.
Il 06 dicembre a Roma si sono incontrate le delegazioni di questi movimenti, che hanno concordato
un piano di lavoro che, attraverso iniziative seminariali in inverno e mobilitazioni sul campo in
primavera, si arrivi in estate a realizzare il 3° campeggio a Villa S. Giovanni contro il Ponte.
Si è parlato di Matera come sede del seminario (da effettuarsi a fine febbraio) in modo da poter
fare un’iniziativa a Scanzano - Nova Siri - Trisaia; si è dato in carico ad un compagno per una
relazione completa sul ciclo nucleare - scorie; si è prospettato l’utilizzo dell’avvito sito web di
"Rosso Vivo" per comunicare, raccogliere documenti, proporre iniziative, e di riavviare la
pubblicazione della stessa apprezzata rivista.
IMMIGRAZIONE. Negli ultimi tempi la vicenda dell’immigrazione ha fatto più scalpore per le
demagogiche proposte del post fascista Fini sul voto agli immigrati, che il "clamore" della drammaticità
quotidiana della condizione migrante, compresi i ripetuti episodi di criminalità razzista.
La diffusione dei CPT (compresi quelli attrezzati nei paesi di origine dei migranti),
l’amplificato pericolo suscitato dal governo contro gli islamici, la legislazione capestro sull’asilo
politico, e sopratutto la centellinata regolarizzazione oltre alla sottrazione dei diritti di cittadinanza
(nella permanenza degli sbarchi di "clandestini" provenienti da situazioni di guerra e di atroce
miseria) ripropongono l’urgenza di una mobilitazione tesa a sollecitare garanzie, diritti,
accoglienza.
L’appello scaturito dal confronto nella sede del Forum Europeo di Parigi per una giornata di
mobilitazione europea il 31 gennaio, ha trovato risposte adeguate in Italia, anche se permangono nelle
varie componenti dell’arcipelago immigrazione valutazioni diverse sul fare una o più
manifestazioni, dubbio da sciogliere nella ASSEMBLEA CONVOCATA PER IL 10 GENNAIO A ROMA, ORE 15 C/O LA EX SNIA
VISCOSA (Via Predestina 173).
INFINE LE LEGISLAZIONI SPECIALI, che il governo di centro destra amplifica e stravolge sulle orme
di quello di centro sinistra, puntando sulla riduzione delle libertà individuali e collettive.
INTANTO IL DIRITTO DI SCIOPERO (ridotto a simulacro dal centro sinistra nel tentativo di
contrastare l’insorgere dei COBAS) che si vuole definitivamente cancellare nei servizi pubblici,
all’indomani delle giuste proteste dei lavoratori autoferrotramvieri e del trasporto aereo; l’attuale
Commissione di Garanzia è direttamente partecipe dell’attività antisciopero.
POI, ALCUNE LIBERTA’ COSTITUZIONALI quali il diritto di manifestazione, di organizzazione, di
parola (di cui abbiamo visto in anticipo le conseguenze, riguardo a chi dissentiva dallo spettacolo
nazional - popolare degli "eroi di Nassyria") possibili di sospensione a fronte della paventata
"minaccia terrorista": cosi recitava la nota del consigliere militare c/o il ministro degli Interni,
Gen. Tricarico, poi sottilmente sconfessato!
Le prove sono in corso, con gli incarichi speciali ai Commissari Straordinari: 1) Quello alla
Protezione Civile, Bertolaso, che all’ occasione può direttamente vietare gli scioperi e le
manifestazioni 2) Quello al nucleare - scorie, Gen. Jean (che ha perso il posto dopo la rivolta di
Scanzano), che ha il potere ordinativo al di sopra degli amministratori locali, degli enti, dei cittadini.
La stessa "legge Sblocca Cantieri" è stata bocciata per metà dalla Corte Costituzionale nella
parte che prevedeva il suo superiore intervento rispetto a quello dei poteri locali. Per non parlare
della legge Gasparri sul "riordino del sistema radiotelevisivo", rinviata alle camere da Ciampi in
quanto inaugura anche formalmente (ed incostituzionalmente) il monopolio dell’informazione.
L’AUTORITARISMO CHE SI DIFFONDE NON POTEVA NON INCIDERE ULTERIORMENTE SUL PROIBIZIONISMO! Di nuovo
Fini si fa paladino di una crociata sulle droghe che eliminando la legittimità della dose
individuale punta alla diffusione del casermaggio e delle prigionia anche per chi fa uso di spinelli: IL
18 GENNAIO A ROMA CI SARA’ L’ASSEMBLEA NAZIONALE CONTRO QUESTA NUOVA LEGGE LIBERTICIDA, ANCHE PER
PREPARARE LA PROTESTA NAZIONALE DEL 14 FEBBRAIO A ROMA.
Arrivederci e a risentirci a presto
Miliucci Vincenzo p. Network Anticapitalista