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Berlusconi, tre passi nel delirio del potere

Publie le domenica 9 ottobre 2005 par Open-Publishing

Dazibao Governi

di Utopico - CaniSciolti

Berlusconi, da uomo che ha costruito le sue fortune sulla comunicazione, soprattutto televisiva, ha introdotto e promosso un vocabolario semplice come quello della televisione, ma colorato da espressioni proprie del linguaggio degli affari che caratterizzano il Berlusconi-imprenditore per catturare audience politica e non solo.

Il linguaggio e lo stile di Berlusconi non hanno portato niente di sconvolgente o innovativo nella struttura perchè, in fondo, le armi retoriche e lo stile del discorso non sono diversi da quelli di altri politici del presente o del passato.

La vera novità è stata invece la commistione fra vecchia retorica e tecniche di promozione commerciale, una fusione cioè fra informazione e pubblicità: le frasi chiave, i concetti caratterizzanti la politica del governo, le idee di maggiore impatto, sono ripetute, diffuse e promosse in modo sistematico così come gli slogan della pubblicità o come un tormentone teatrale: si può essere a favore o contro la politica del centro-destra, ma il suo marchio è penetrato nel nostro bagaglio linguistico culturale né più né meno di vecchi slogans della pubblicità.

L’Italia viene descritta da Berlusconi attraverso una retorica semplice ma efficace: città pacifiche e operose, meravigliosa intelligenza mediterranea, cantiere di lavori in corso, paese inaffondabile dove la donna è il cardine assoluto della famiglia, dove i giovani sono i nostri giovani, i giovani figli dell’Italia a cui bisogna garantire il futuro, dove non ci sono poveri, disoccupati o handicappati, ma solo persone meno fortunate, indigenti o più semplicemente quelli che sono rimasti indietro. Oppure quella dell’abbondanza dei telefonini, delle auto e via dicendo.

Puntando sulla legittimazione del voto popolare (il termine delegittimazione è invece più usato in riferimento alle istituzioni), Berlusconi si assume il ruolo di protagonista (altra parola cara al suo linguaggio) unico e indiscusso: gli intermediari (sindacati, movimenti, associazioni) creano solo disturbo perché lui fa un patto, un patto diretto con gli italiani che si trasforma televisivamente nella nota firma del contratto con gli italiani. E patto è un’altra parola estremamente ricorrente nel suo linguaggio: patto con gli italiani, patto fra generazioni, patto fra cittadini e istituzioni, patto sociale, patto fra stati.

Una girandola di parole e non di fatti. Il diluvio di proclami, annunci, mirabolanti scenari futuri, Berlusconi che si vanta "di aver rafforzato l’immagine dell’Italia sulla scena internazionale" mentre autorevoli commentatori e analisti esteri ci prendono letteralmente per i fondelli commentando le vicende italiane, siano esse economiche o finanziarie come, buon ultimo, il caso del governatore della Banca d’Italia Fazio.

Dagli schermi televisivi, che sono divenuti il nuovo parlamento italiano anche con la complicità e la connivenza dell’opposizione, viene vomitata, in questi anni, la favola di un paese che non c’è, che esiste solo nella mente di Berlusconi e di quanti, come lui, hanno come stella polare il profitto, la propria posizione, la difesa di privilegi e affari.

E tutto questo senza possibilità di replica, critica, commento sopratutto da parte dei giornalisti, di chi dovrebbe garantire l’imparzialità e l’informazione libera e senza padroni, senza sudditanze politiche o di altro genere. Un’informazione fatta di "pronisti" non di cronisti, fatta di personaggi proni davanti al potente di turno, perchè solo chi ha visibilità televisiva ha potere in una società votata al culto dell’immagine, dell’apparenza e non della sostanza.

Oggi il Grande comunicatore sembra, e sottolineiamo sembra, in difficoltà. Attacchi interni alla coalizione da lui voluta e foraggiata, consensi che calano, sondaggi sempre più neri, l’ombra della ghigliottina elettorale che si allunga nel giardino di Arcore. Berlusconi, nonostante trapianti, battute, barzellette e sorrisi al fluoro è sempre più cupo, ringhioso, velenoso verso gli alleati e verso l’opposizione. Ha assunto nuovamente il ruolo della vittima sacrificale, prima di tutto della sinistra che se, secondo lui, " andasse al governo, questo sarebbe l’esito: miseria, terrore, morte." ma anche di alcuni alleati come quelli dell’Udc che si stanno dimostrando ingrati o solo assetati di riposizionare le poltrone.

La scena politica di queste ultime settimane si è animata sulla modifica della legge elettorale che la Cdl approverà, nonostante la sceneggiata in corso fra Follini, Casini, Berlusconi e compagnia cantante. In fondo anche altre leggi ad personam e illiberali sono state approvate a ranghi serrati in questi anni. Basta pensare alla legge Gasparri che ha salvato Rete4 e il maggiordomo Emilio Fede oppure quelle sul falso in bilancio fino ad arrivare alla ex Cirielli confezionata per salvare l’amico Previti. A pochi mesi dalla fine di una legislatura che ha segnato profondamente le sorti di questo Paese, abbiamo una situazione economica gravissima, un aumento delle famiglie che vivono in povertà, un futuro quanto mai incerto per i giovani, per l’occupazione, per le fasce più deboli di questa società. E tutto questo grazie a un governo sostenuto da una maggioranza che ha mostrato e mostra il volto arrogante, becero, razzista di una classe politica riciclata, clonata, incapace, senza cultura, senza nessun senso dello Stato ma che ha solo l’interesse a difendere i propri privilegi, il potere e la sua gestione.

Berlusconi "scende in campo" per salvarsi "le chiappe" ( usando un’espressione popolare). Trasporta tutta la macchina promozionale, pubblicitaria, televisiva di Mediaset e di Publitalia80 e che fa a capo a quel siciliano tutto d’un pezzo di Marcello Dell’Utri e trasformando tutto questo nel partito di plastica Forza Italia. Berlusconi ha coagulato attorno a sè il peggio di quello che il panorama politico degli anni 90 ha prodotto.

La Lega razzista e xenofoba di Bossi i cui lanzichenecchi hanno occupato i ministeri del Lavoro, della Giustizia, delle Riforme. Maroni, Castelli, Calderoli i compagni di merende di uno come Borghezio che per la sua fede "padana" è divenuto parlamentare europeo. E tutti questi sono eletti e pagati dal popolo italico anche da chi non ne condivide nemmeno una parola. Oppure quella carovana di ducetti, federali e camice nere che risponde al nome di Alleanza Nazionale che, secondo qualcuno, avrebbe lavato la camicia nera a Fiuggi. Capitanati da Gianfranco Fini, cresciuto sotto le ali della chioccia Donna Almirante.

Salgono sul carro, trafelati dalla corsa e dagli spintoni per arrivare primi, gli ex democristiani di Buttiglione, Follini, Casini. Si aggiungono De Michelis, Bobo Craxi, le frattaglie dell’ex partito socialista di Bettino Craxi fino ai radicali di Pannella e della Bonino, buoni per tutte le latitudini e longitudini del panorama politico italiano.

E la sagra dei riciclati, dei voltagabbana, dei professionisti della poltrona, sia italiana o europea oppure di qualche carica dal consigliere di circoscrizione fino alla presidenza di qualche ente inutile italiano.

Nei mesi che ci separano dalle elezioni, sempre se ci sarà data la possibilità costituzionale di averne la possibilità, assisteremo a uno spettacolo pirotecnico di quanto di peggio una "falsa democrazia" può produrre. E la modifica elettorale è solo il primo atto di quello che sarà un finale di partita il cui esito è quanto mai incerto.

Indro Montanelli in un intervista a Enzo Biagi disse:
"Berlusconi è un uomo che ha risorse inimmaginabili, che ha della verità un concetto del tutto personale, per cui la verità è quello che dice lui. Mi auguro che vinca perché l’uomo con le promesse sappiamo benissimo quale forza trascinante possieda. Mantenerle però è un’altra cosa. Si può tingere le proprie sconfitte dei colori più vivaci, più seducenti, più belli ma le sconfitte vengono fuori e lui va incontro a delle grosse sconfitte."
E allora, perché Montanelli si augura che vinca le elezioni? chiede Biagi :
"Perchè Berlusconi è una di quelle malattie che si curano con il vaccino. E per guarire da Berlusconi ci vuole una bella dose di vaccino Berlusconi. Bisogna vederlo al potere"

Sinceramente avremmo fatto a meno di questa esperienza.

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