Home > Biagi, anatomia di un delitto
Br-Pcc, gli inquirenti: ricostruito il gruppo di fuoco che il 13 marzo 2002 uccise
a Bologna il consulente del lavoro. Rimessa in libertà la romana Luana Mancino
Biagi, anatomia di un delitto
Secondo gli inquirenti si tratta di una svolta. L’arresto di Simone Boccacini, il dipendente del comune di Firenze che si è dichiarato «prigioniero politico», aggiunge infatti un importante tassello al mosaico delle indagini sulle Brigate Rosse-Partito comunista combattente(Br-Pcc). Permettendo di ricostruire con relativa precisione genesi e dinamica dell’omicidio Biagi, il consulente del lavoro ucciso il 19 marzo del 2002.
Un clamoroso abbaglio si è invece rivelato il fermo della romana Luana Mancino. L’impiegata dell’ospedale oftalmico è stata rimessa in libertà ieri mattina dai pm Franco Ionta e Pietro Saviotti, i quali, dopo un lungo interrogatorio, hanno revocato il provvedimento di custodia per banda armata, connesso all’assasinio di Massimo D’antona, l’altro consulente del Ministero del lavoro ucciso nel giugno del 1999. D’altra parte le prove contro Mancino si fondavano unicamente sulle "impressioni" di un ispettore della Digos di Roma che l’avrebbe «riconosciuta» come l’ex moglie di un sindacalista che, negli anni ottanta, sarebbe stato vicino agli ambienti delle Brigate rosse. L’esile castello accusatorio si è sgretolato dopo che la donna ha fornito ai pm un convincente alibi. In ogni caso Mancino resta ancora formalmente indagata.
Malgrado abbagli e piste fuorvianti, gli investigatori sono comunque convinti di aver ricostruito in modo soddisfacente l’anatomia del delitto Biagi. Il "gruppo di fuoco" sarebbe composto da 12 persone. Le stesse che parteciparono ad una rapina di autofinanziamento compiuta il 7 febbraio del 2003 all’ufficio postale di Torcicoda, presso Firenze. Dagli appunti del computer palmare di Nadia Lioce (arrestata il 2 marzo scorso dopo la sparatoria sul treno Roma-Arezzo in cui morirono il brigatista Mauro Galesi e l’agente della Polfer Emanuele Petri) emergono persino i dettagli della rapina: quattro brigatisti entrarono nell’ufficio, altri quattro erano appostati negli isolati limitrofi per fare il "palo", nel caso in cui fossero intervenuta la polizia. Un terzo gruppo di tre quattro persone invece sorvegliava direttamente l’entrata della Posta a protezione dei compagni che erano entrati nell’ufficio. Un commando collaudato, il medesimo che colpì il 19 marzo 2002, stando alle certezze del Pubblico ministero bolognese Paolo Giovagnoli. Oltre a Boccaccini, Lioce e Galesi (individuato come l’esecutore materiale del delitto), quella sera entrarono in azione anche Roberto Morandi e Cinzia Banelli, catturati venerdì scorso con l’accusa di banda armata e concorso nell’omicidio D’Antona. Cinque nomi; mentre per il momento poco si sa dei restanti sette membri indicati dalla questura.
La sera del 12 marzo, una settimana prima del delitto Biagi, Morandi, Banelli e Boccaccini erano a Bologna per partecipare una specie di prova generale dell’operazione. Il caso ha voluto che alle 22 e 17, ritornando verso la Toscana, Morandi e Boccacini furono fermati a bordo di una Fiat Panda di colore verde dai carabinieri per un controllo di "routine" nelle vicinanze di Porretta Terme, sugli Appennini tosco-emiliani. Nulla di strano, dopo una rapida verifica dei documenti perfettamente in regola i due ripartirono alla volta di Firenze. Con l’arresto di Morandi la scorsa settimana però il quadro cambia. Gli inquirenti non ci mettono molto a collegare i due nomi: tanto più che date e luoghi portano dritti all’uccisione del professore.
Fonti della procura di Bologna sostengono che il giorno dell’uccisione di Biagi, nella città romagnola era presente anche Banelli; a inchiodarla vi sarebbero diverse telefonate eseguite con una scheda prepagata. In particolare una chiamata da Porretta per una corsa di taxi verso Pistoia, città dove Banelli aveva parcheggiato l’automobile, circostanza confermata da una multa per divieto di sosta nei pressi della stazione. Sempre le stesse fonti della procura rivelano che il tassista, oltre a fornire l’esatto numero di cellulare della donna, avrebbe riconosciuto fisicamente Cinzia Banelli tra una rosa di quaranta diverse foto di volti femminili. La convalida del fermo di Boccaccini verrà confermata entro la mezzanotte di oggi. Giovagnoli ha già chiesto il suo trasferimento nel carcere di Bologna.
Daniele Zaccaria