Home > "Brigatisti necessari"? La polemica continua
Il titolo che campeggia nel network antagonista Indymedia
e le polemiche dopo l’intervista di "Repubblica" a Segio
"Brigatisti necessari"?
La polemica continua
Bernocchi (Cobas): "Fanno politica: Br nemiche come Fassino"
ROMA - Nei Movimenti, o contro di loro. Frange minoritarie che da quei gruppi di massa si alimentano, o decisamente ne sono estranei. Il dibattito e la polemica sui presunti legami tra Brigate Rosse, sindacalismo e movimenti, si allarga. E spacca le frange più estremiste.
"Brigatisti necessari" recita da due giorni un titolo in prima sul network antagonista Indymedia. Titolo forte, ambiguo, inquietante, di difficile interpretazione se letto in superficie visto che i leader dei Movimenti hanno in modo inequivoco respinto ogni tipo di legame con i brigatisti. Lo ha fatto Luca Casarini, leader dei Disobbedienti, che ha respinto senza appello in un’intervista a Repubblica la tesi esposta sempre sulle colonne del nostro giornale dall’ex leader di Prima Linea Sergio Segio: le Br, ha detto Segio, sebbene in modo ultraminoritario, "sono e coabitano nel movimento, hanno infranto il sindacalismo di base". "L’esperienza politica del Movimento - ha replicato Casarini a Segio - non solo è estranea a questa categoria, ma non la pratica. Chi ha ucciso Biagi e D’Antona è un nostro nemico, anche per l’uso che ne viene fatto".
Nel dibattito oggi si inserisce Piero Bernocchi, leader dei Cobas, che sempre a Repubblica (in un’intervista che pubblichiamo a parte) da una parte legittima il ruolo "politico" delle Br, dall’altra li nomina senza ambiguità "nemici", definendo la tesi Segio "una falsità".
Eppure "Brigatisti necessari" continua a risuonare tra le discussioni degli "antagonisti", che infatti postano al network varie posizioni rivelando, evidentemente, una divisione interna. "Qui va sostenuto il diritto di quanti si proclamano innocenti, così come va ribadita la totale estraneità del movimento e dell’opposizione sociale all’avventurismo omicida di queste BR", scrivono alcuni. Sugli "apparati repressivi", altri aggiungono che "è fin troppo facile trasformare anche le tesi più strampalate in realtà funzionali ad indici di ascolto e inserti pubblicitari, ed è fin troppo semplice liberarsi di voci scomode agitando davanti all’opinione pubblica lo spauracchio del terrorismo".
http://www.repubblica.it/2003/j/sezioni/cronaca/brigaterosse/necessari/necessari.html