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Manlio Dinucci
Il presidente Bush ha firmato lunedì la Legge sull’energia e l’acqua. Sembrerebbe un innocuo atto
di ordinaria amministrazione, se non fosse per un fatto. Il Dipartimento dell’energia, oltre a
occuparsi della fornitura energetica e della relativa ricerca scientifica, e dello stoccaggio delle
scorie nucleari altamente radioattive, ha un quarto compito: «Proteggere la sicurezza nazionale
applicando la scienza avanzata e la tecnologia nucleare alla difesa della Nazione». In altre parole,
sviluppare nuove armi nucleari. In linea con tale compito, la Legge sull’energia e l’acqua,
firmata dal presidente, autorizza lo stanziamento al Dipartimento dell’energia di circa 7,5 milioni di
dollari per la ricerca sulle bombe nucleari bunker buster, destinate a distruggere i bunker nemici.
L’amministrazione, che ne aveva chiesti 15, ha avuto comunque i 6 milioni di dollari necessari a
iniziare la ricerca sulle mini-nukes, ossia le testate nucleari penetranti di potenza inferiore ai
5 kiloton (equivalente a 5 mila tonnellate di tritolo). Tale stanziamento può apparire di minore
importanza se rapportato al bilancio del Dipartimento della difesa che, in base alla autorizzazione
firmata da Bush il 24 novembre, sale per l’anno fiscale 2004 a 401,3 miliardi di dollari, quasi un
quinto dell’intero bilancio federale, cui si aggiungono 19,3 miliardi per le armi nucleari
iscritti nel budget del Dipartimento dell’energia. Indipendentemente dalla sua consistenza iniziale, il
nuovo stanziamento riveste invece una enorme importanza: esso costituisce la definitiva conferma
che l’amministrazione Bush ha rilanciato la corsa agli armamenti nucleari su un nuovo e ancora più
pericoloso terreno, quello di una nuova generazione di «armi nucleari di bassa potenza» da
impiegare in «small strikes», «piccoli attacchi» nucleari.
La via è stata aperta quando, il 20 maggio 2003, con una maggioranza di 51 a 43, il senato degli
Stati uniti ha abolito la legge Spratt-Furse del 1994, la quale proibiva la ricerca e lo sviluppo
di armi nucleari di potenza inferiore ai 5 kiloton in base alla motivazione che «le armi nucleari
di bassa potenza cancellano la distinzione tra guerra nucleare e guerra convenzionale». Infatti,
costruire e schierare armi di questo tipo accresce la possibilità che la guerra diventi nucleare.
Per di più, per sperimentarle, gli Usa dovranno riprendere con tutta probabilità i test nucleari
sotterranei, stracciando il Trattato del 1996 per la completa messa al bando degli esperimenti
nucleari, che hanno firmato ma non a caso mai ratificato, e imprimendo così una ulteriore accelerazione
della corsa agli armamenti nucleari.
Il programma, che si è cominciato a finanziare, prevede la modifica in funzione anti-bunker di due
delle attuali bombe nucleari: la B61, di cui possono essere armati non solo i bombardieri B-52 ma
anche i caccia F-16, e la B83. Quest’ultima, però, è tutt’altro che una mini-nuke: la sua potenza
è infatti di 1-2 megaton (equivalente a 1-2 milioni di tonnellate di tritolo). Il rapporto del
Pentagono Nuclear Posture Review (gennaio 2002) prevede infatti che «contro strutture sotterranee
molto profonde o più grandi, sarebbero necessarie, per farle crollare, armi nucleari penetranti di
grossa potenza».
Comunque, dimostra uno studio della Federazione degli scienziati americani, qualsiasi bomba
nucleare penetrante, anche se di bassa potenza, provocherebbe una fuoriuscita di radioattività dal
terreno, che non solo contaminerebbe l’ambiente circostante ma si diffonderebbe nell’atmosfera
terrestre con ricadute su scala globale. «Semplicemente» questa è la possibilità che ha aperto il
presidente Bush, firmando la Legge sull’energia e l’acqua.