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Come Chiesa comanda

Publie le lunedì 15 dicembre 2003 par Open-Publishing

Bisognerà discutere - il prima possibile, se vogliamo ristabilire regole decenti di convivenza
civile - gli ambiti di competenza del legislatore, le materie su cui il potere legislativo è
abilitato a esercitare la sua funzione. Non su tutto, sicuramente. Non sicuramente su ciò che attiene la
sfera delle scelte di vita, dei desideri, dei comportamenti sessuali, degli orientamenti culturali
di donne e uomini adulti e vaccinati. In tali ambiti la legge non può prescrivere proprio nulla,
perché si tratta di materia sottoposta strettamente alla responsabilità delle persone, al loro
diritto all’autodeterminazione e all’autogoverno esistenziale. Tutt’al più la legge può intervenire a
offrire strumenti di appoggio, può o in certi casi deve aiutare i soggetti che lo chiedano a
districarsi tra i dilemmi e le contraddizioni delle loro scelte.

L’unico obbligo che compete alla legge
è infatti quello di tutelare i diritti violati, proteggere i soggetti deboli travolti da vicende
private. Insomma tutto il contrario di quanto è avvenuto con la legge sulla fecondazione assistita,
frutto avvelenato di un lungo percorso legislativo svoltosi a tappe, irresponsabilmente avviato
dalla sinistra già nella scorsa legislatura e sempre inevitabilmente incappato nelle trappole
bipartisan degli integralisti nostrani: quel variopinto schieramento di uomini e donne dei due poli -
per lo più collocati nella casa delle libertà - che in nome dei loro principi etici di marca
vaticana pretendono di entrare nelle vite delle persone e stabilirne le regole comportamentali.

E si
ritrovano insieme non solo a esternare, il che è ovviamente legittimo, ma a decidere per tutti e
tutte. Adottare un figlio - ci dicono questi signori e queste signore - è più etico che cercare di
metterlo al mondo ricorrendo alle tecniche di procreazione assistita, farsi aiutare da un donatore per
l’inseminazione è addirittura un peccato mortale. Insomma non licet, come se anziché in un’aula
parlamentare ci trovassimo nella sala d’attesa delle udienze papali. La legge sulla fecondazione non
è soltanto misogina, oscurantista, crudele. Non è soltanto ipocrita, perché alimenterà il turismo
procreativo per quanti hanno soldi sufficienti per andare in paesi meno asfissiati dall’incombenza
di santa romana chiesa.

E’ anche una legge che mette in discussione i principi fondativi della
statualità democratica, così come sono assicurati dalla cornice e dalla lettera della Costituzione.

Non c’è libertà di coscienza che tenga, di fronte all’obbligo del legislatore di stare a quella
cornice oppure - detto francamente - fare un altro mestiere. La separazione tra chiesa e stato, il
carattere laico delle istituzioni repubblicane, l’uguaglianza, nelle differenze, dei cittadini, il
rispetto del principio di responsabilità, il valore della ricerca scientifica e via discorrendo -
tutto ciò di cui la legge fa strame - costituiscono un ex ante vincolante, l’unico che renda
legittimo il potere legislativo, democraticamente accettabile la rappresentanza.

Altrimenti siamo al
sopruso del legislatore ed è legittimo disobbedire. Anche molti cattolici sono ben consapevoli di
questo e sono convinti sostenitori dell’assoluta necessità di operare perché le istituzioni siano
salvaguardate da qualsiasi tentazione di anteporre alla laicità delle istituzioni il primato
dell’etica cattolica e le indebite forzature di parte nascoste dietro l’alibi della libertà di coscienza.

Perché allarmarsi tanto per la diffusione degli integralismi altrui se non si vede quanto la
pretesa di assoggettare il Parlamento ai diktat di un’etica di parte e al pressing di un potere
costituzionalmente esterno a quello dello stato italiano si configura come un’evidente manifestazione di
nostrano integralismo? La libertà di coscienza non c’entra proprio nulla. Essa diventa il cavallo
di Troia non per difendere un proprio punto di vista etico che, come tale, deve guidare le scelte
individuali di ciascuno nella vita privata, ma per imporre quel punto di vista a tutto il paese, a
migliaia di donne e di uomini, di donne soprattutto, che a partire da un altro punto di vista, da
un altro senso delle responsabilità etiche, dipanano la propria vita, le proprie scelte, i propri
progetti.

Tutto ciò è insopportabile e ipocrita oltre ogni limite.