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Con Berlusconi che stringe sempre più la sua presa sulla TV italiana

Publie le sabato 29 novembre 2003 par Open-Publishing
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Con Berlusconi che stringe sempre più la sua presa sulla TV italiana, la vecchia Spagna di Franco
appare più libertaria dell’Italia di oggi

di John Hooper

ROMA - Vivendo in Italia, capita di dover guardare una vetrina di computer o un’autostrada, per
ricordarsi di essere davvero in un Paese sviluppato e progressista.

La settimana scorsa uno dei legali del primo ministro è stato condannato per aver corrotto un
giudice con denaro proveniente da un conto aperto da un alto dirigente della società capofila
dell’impero imprenditoriale del primo ministro. Era la seconda volta in questo stesso anno che il legale
veniva condannato per aver comprato giudizi favorevoli ai suoi clienti.

In questi giorni il Parlamento dovrebbe approvare una legge che annullerà una sentenza della Corte
Costituzionale la quale avrebbe indebolito - sia pur leggermente - l’onnicomprensivo dominio del
primo ministro su ciò che i suoi elettori possono vedere in televisione. Silvio Berlusconi possiede
tutti e tre i maggiori canali privati e la sentenza della Corte l’avrebbe costretto a spostarne
uno sul satellite.

Ma si può affermare che la maggior preoccupazione deriva da quel che è accaduto questa settimana,
in quanto ha portato alla luce come mai prima il modo in cui i dipendenti ed i seguaci del primo
ministro possono limitare ciò che appare sugli altri canali maggiori, di proprietà statale. Il suo
gruppo, Mediaset, ha annunciato che chiederà venti milioni di Euro di danni al servizio pubblico
televisivo, la RAI, ed ai produttori del programma satirico condotto dall’attrice comica Sabina
Guzzanti.

Mediaset pretende di essere stata grossolanamente diffamata nella prima ed unica puntata di quella
che avrebbe dovuto essere una serie, affermando di averne sofferto un danno commerciale.

Anche molti politici di destra che appoggiano il governo si sono detti oltraggiati dall’umorismo
di Miss Guzzanti, accusandola di aver fatto una becera tirata di sinistra.

Tipica la reazione del ministro degli esteri Franco Frattini, il quale ha dichiarato di essere "a
favore della satira, ma non di quella che dà adito all’insulto personale".

La sola minaccia d’una causa da parte della potentissima Mediaset è stata sufficiente a convincere
il direttore generale della RAI, Flavio Cattaneo, a rottamare lo show di Miss Guzzanti. "Io adoro
la satira", ha detto, però aggiungendo: "Ho detto ’satira’, non comizio politico".

Va detto che i dirigenti della RAI sono in una posizione insostenibile. Il Parlamento, al quale
devono rispondere in ultima istanza, è dominato dai seguaci del proprietario della concorrente
diretta, il quale, in quanto capo del governo, può farsi fare su misura leggi favorevoli agli interessi
del suo gruppo ai danni del servizio pubblico.

Tuttavia, la presidente della Rai, Lucia Annunziata, ha criticato apertamente il suo direttore
generale per essersi ritirato di fronte al nemico.

Bandita dal piccolo schermo, Miss Guzzanti ha portato il secondo episodio del suo show davanti al
pubblico dell’Auditorium di Roma e, attraverso un collegamento satellite, a molti telespettatori
in tutto il paese. Risultato? Un’altra azione legale, questa volta promossa non da Mediaset ma
dalla RAI.

Mister Cattaneo le ha fatto inviare un’ingiunzione legale per violazione dei suoi impegni col
servizio pubblico. Nel secondo show, aveva usato materiale di proprietà della RAI facendolo
trasmettere da un canale satellite concorrente della RAI.

Il direttore generale "ha assunto le funzioni di buttafuori per conto del primo ministro", osserva
un parlamentare d’opposizione.

Resta da vedere dove Miss Guzzanti ed i suoi produttori potranno portare il loro prossimo show.
Comunque, è chiaro che li si sta obbligando a presentare la loro satira - o propaganda, se si vuole
 ad un numero sempre più piccolo di persone. Il prossimo proscenio, se ve ne sarà uno, sarà
probabilmente un circolo privato o qualche canale TV di provincia, di quelli che fanno televendite
tutto il giorno.

Viene alla mente un impressionante parallelo da un paese non lontano. Nei giorni in cui la Spagna
era governata dal generale Francisco Franco, si potevano sorprendentemente vedere sfacciate prese
in giro del suo regime sui palcoscenici di Madrid e di Barcellona. I censori franchisti se ne
infischiavano di teatri e cabaret - erano frequentati da borghesi spagnoli evoluti, già alienati alla
causa del regime. L’audience di massa della statale Televisiòn Española era un’altra cosa, e
quella era rigidamente controllata onde non trapelasse neanche un alito di critica.

L’Italia non è ancora arrivata a questi estremi. Non ancora. Si possono ancora sentire aperti e
vigorosi dibattiti, perfino sui canali dello stesso Silvio Berlusconi. Ma in questo periodo in cui
molte nazioni dell’Europa centrale ed orientale si stanno convertendo in società aperte, proprio
come accadde in Spagna, l’Italia sta invece slittando nella direzione opposta.

Messaggi

  • Ho raramente letto un cumulo di tante stupidaggini tutte insieme.

    • Quelo che è vergognoso è l’accondiscendnza di tanti giornalisti soprattutto nella RAI a trasformare un servizio d’iformazione pubblico in un servizio alle dipendendenze del regime.Berlusconi è un essere ridicolo,tuttavia ha instaurato il terrore in RAI.Alcuni giornalisti" neutri" come Vespa,osano chiedere dalla sede RAI:perchè un parte degli italiani non ha accettato Berlusconi?E’ stato eletto democraticamente.Ma secondo lui,esempio di giornalismo al servizio di Berlusconi, l’anomalia italiana consisterebbe nel fatto che una parte degli italiani,anche cospicua,ammette ,non accetta chi è stato votato dalla destra.Non dice Vespa che l’anomalia è proprio Berlusconi,che ha licenziato tutti igiornalisti che lo criticano,che ha sferrato un attacco mai visto in democrazia contro l’autonomia della magistratura,che con la legge Gasbarri completera il dominio dell’informazione e arricchirà la sua famoglia e Mediaset con tutti i proventi pubblicitari che si concentreranno su quest’ultima.L’Italia di Franco è un esempio di libertà rispetto al servilismo con cui in Rai il CdA esegue gli ordini del capo(mafia), azzera il dissenso e lascia passare solo la disinformazione del capo.