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DOPO CANCUN QUALI DIREZIONI DI LAVORO...

Publie le giovedì 23 ottobre 2003 par Open-Publishing

DOPO CANCUN QUALI DIREZIONI DI LAVORO PER IL TAVOLO FERMIAMO IL WTO ?

APRIAMO
LA DISCUSSIONE

Il fallimento del vertice del WTO a Cancun segna una crisi irreversibile
di questa istituzione e una vittoria politica del movimento di contestazione
mondiale delle politiche neoliberiste. Il WTO a Cancun è politicamente morto,
trascinando con sè l’illusione di un falso multilateralismo fondato sull’indiscutibilità
del "pensiero unico del mercato" come regolatore dei rapporti sociali e
di produzione e sul dominio dei forti sui deboli basato sulla "guerra infinita"
e il dominio militare.

Come le truppe anglo-americane si scoprono impantanate e senza via d’uscita
sotto i colpi della resistenza nell’inferno irakeno, il WTO ha dovuto prendere
atto del cambiamento dei rapporti di forza all’interno dello scenario dei
rapporti economici mondiali : la contestazione dei movimenti sociali, il
salto di qualità di molte ONG verso una contestazione più netta e radicale
dei falsi meccanismi democratici dell’Organizzazione Mondiale del Commercio,
unite alla resistenza operata dal blocco dei G22 sull’agricoltura e dal
blocco dei G61 (ovvero dall’insieme dei paesi poveri latinoamericani, asiatici
e africani) sulla liberalizzaione degli investimenti, hanno determinato
una nuova e articolata sinergia che ha letteralmente fatto saltare il vertice
di Cancun.

Come Tavolo nazionale Fermiamo il WTO, nato nell’assemblea nazionale dei
Social Forum tenutasi all’inizio di marzo a Livorno, abbiamo in questi mesi
operato per costruire consapevolezza ed attenzione sociale in merito alla
natura dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, al significato dei trattati
in corso (dall’AoA sull’agricoltura ai Trips sui farmaci e la proprietà
intelletuale, dal Gats sui servizi pubblici alle ’new issues singapore’
sugli investimenti), alla sottrazione di democrazia e di diritti collettivi
che l’insieme delle politiche del WTO comporta.

E’ stata un’attività impegnativa ed articolata, che ha cercato sempre di
incrociare positivamente le diverse articolazioni del movimento, ad esempio
il cartello riunitosi nella campagna "Questo mondo non è in vendita", e
di far diventare i temi legati al WTO come centrali nella riflessione e
nell’azione del movimento contro le politiche neoliberiste.
La nostra azione ha avuto momenti alti, caratterizzati dalle centinaia di
dibattiti e di iniziative locali prodotte in questi mesi : dalla riuscita
’giornata nazionale dei beni comuni e contro le privatizzazioni’
realizzata in decine di città nel maggio scorso al forum sull’ambiente e
l’energia di Montecatini a luglio; dalle lotte territoriali contro gli inceneritori
al campeggio di Messina contro il Ponte di fine luglio, sino al Forum alternativo
di Riva del Garda dello scorso inizio settembre.

La nostra azione ha avuto anche limiti, caratterizzati dalla difficoltà
di far superare in avanti verso un’azione comune le diverse articolazioni
del movimento e dalla difficoltà di far assumere compiutamente al movimento
tematiche che, pur non avendo il medesimo impatto emotivo immediato della
lotta alla guerra, sono ad essa intimente connaturate disegnando quello
scenario di "guerra militare, economica e sociale" con cui l’insieme del
movimento descrive la fase neoliberista della globalizzazione capitalistica.

La vittoria di Cancun non significa certo la sconfitta del neoliberismo.
Occorre dunque capire insieme quale fase si aprirà e quale percorso come
Tavolo nazionale riteniamo più utile intraprendere. Sicuramente, a livello
internazionale, il fallimento del vertice di Cancun aumenterà il ricorso
da parte dei Paesi forti (USA in primis) agli accordi bilaterali e/o per
aree, in cui cercare di ripristinare il dominio sinora esercitato in sede
WTO: da questo punto di vista la lotta dei Paesi latinoamericani contro
l’ALCA (il trattato di libero commercio delle Americhe, in pratica un’estensione
dell’attuale Nafta) necessita di particolare attenzione da parte dei movimenti
internazionali.

Ma gli stessi negoziati che hanno ricevuto una battuta d’arresto a Cancun
troveranno una prosecuzione nelle segrete stanze di Ginevra, dove, fuori
dai vertici d’immagine e lontano dai clamori e dalle contestazioni di massa,
potrebbero trovare nuove forme di riattivazione e di prosecuzione.
Un primo terreno d’intervento è di conseguenza la naturale estensione del
lavoro sin qui fatto : una costante attenzione e mobilitazione contro la
ripresa dei negoziati in sede WTO e contro i tentativi di far approvare
accordi bilaterali e/o per aree.

Ma tutto questo non è sufficiente. A Cancun abbiamo visto in azione anche
l’Unione Europea. La stessa Unione Europea, che a partire dall’importante
manifestazione nazionale del 4 ottobre l’insieme del movimento contesta
in quanto liberista, monetaria e mercantile, con una Carta che, costituzionalizzando
il libero mercato, fa strame dei diritti sociali e del lavoro, dei diritti
di cittadinanza e dello stato sociale, della pace e dei beni comuni. Contrastare
il WTO e le grandi istituzioni finanziarie internazionali deve significare
di conseguenza mobilitarsi contro l’Europa di Maastricht e della BCE, contro
il vincolo monetario ai diritti rappresentato dal patto di stabilità, contro
l’attacco alle basi sociali del solidarismo attraverso lo smantellamento
dello stato sociale e le politiche di privatizzazione dei servizi pubblici.

C’è dunque un secondo terreno, quello dell’Europa come spazio pubblico,
che, già presente nel lavoro del Tavolo (nel quale è confluito il precedentemente
esistente tavolo contro le privatizzazioni), dovrà assumere un ruolo sempre
più preponderante. Illuminante, a questo proposito il progetto Euromed attraverso
il quale l’Unione Europea vuole aprire entro il 2010 un’area di libero commercio
nel Mediterraneo e contro il quale la mobilitazione dei movimenti è già
incominciata attraverso il Forum Sociale Mediterraneo.

Questo secondo terreno si declina per noi nel collegare la mobilitazione
contro l’Europa neoliberista e contro il WTO con le mobilitazioni contro
le privatizzazioni, le liberalizzazioni e le aziendalizzazioni che avvengono
nei territori ai vari livelli istituzionali. L’attacco ai beni comuni viene
infatti mosso con normative e scelte trasversali e convergenti nell’ideologia
privatizzatrice e mercificante.

Costruire e collegare tra loro tavolo teritoriali contro le privatizzazionie
per i beni comuni, che raccolgano soggetti sociali, gruppi,reti e comitati,
è la strada che occorre continuare a perseguire per costruire alternative
pubbliche e partecipative. L’esperienza insegna come è proprio partendo
dai bisogni e dalle iniziative dei soggetti sociali colpiti dalle privatizzazioni
sia possibile elaborare e costruire le alternative a questa economia.

Perchè la vittoria di Cancun ci consegna nuove responsabilità. Di fronte
alla
crisi culturale del modello neoliberista, il movimento deve progressivamente
assumersi la responsabilità di cominciare a disegnare le linee di direzione
di un’alternativa di società; solo così sarà possibile rendere irreversibile
la crisi e costruire attraverso mobilitazioni reali percorsi concreti di
alternativa. Vanno delineati percorsi per un’altra economia, vanno riscritti
i fondamenti dei diritti sociali universali, va disegnato un nuovo spazio
pubblico, vanno sperimentate nuove forme della partecipazione. C’è dunque
un terreno di approfondimento della critica al modello neoliberista e delle
alternative concrete e strategiche allo stesso che ormai non è più eludibile;
ed è un terreno di ricerca, lavoro e confronto che dovrà impegnare il Tavolo
nazionale nel proseguio della sua attività.

Sono queste le prime riflessioni scaturite dall’incontro del Tavolo svoltosi
a Roma il 27 settembre scorso. Le consegnamo alla discussione, insieme alla
prima proposta di cambio di nome del Tavolo stesso da "Fermiamo il WTO"
a "Tavolo dei beni comuni, contro le privatizzazioni e per un’altra economia".
Avendo colletivamente
chiaro che questa discussione va rilanciata all’insieme del movimento nell’appuntamento
di assemblea nazionale he lo stesso sta costruendo per l’inizio di dicembre.