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Di Giovannangelo:Con le Br solo un rapporto di solidarietà
Publie le domenica 2 novembre 2003 par Open-PublishingL’ultimo dei fermati era iscritto e candidato della Cgil
Il pm Nicolosi: "Ma questi rapporti di solidarietà costano"
Di Giovannangelo: "Con le Br
solo un rapporto di solidarietà"
Fleury: "Abbiamo quasi esaurito il numero dei brigatisti"
Bruno Di Giovannangelo
ROMA - Era iscritto alla Cgil, Bruno Di Giovannangelo, l’impiegato delle poste fermato ieri sera a Firenze come fiancheggiatore delle Brigate Rosse, Ed era anche candidato per le prossime elezioni (a novembre) della rappresentanza sindacale unitaria. E’ stato sospeso dal sindacato con effetto immediato.
Il "postino" ha spiegato che non faceva parte delle Br, ma con l’organizzazione terroristica aveva "instaurato un rapporto di solidarietà". L’accusa, nei suoi confronti, è di partecipazione a banda armata e concorso morale nelle rapine - una riuscita e una andata a monte - attribuite a Nadia Desdemona Lioce e agli altri presunti brigatisti arrestati nei giorni scorsi a Firenze e Pisa.
Una solidarietà di cui forse Di Giovannangelo non aveva compreso la portata sul piano penale. "Ma questi rapporti di solidarietà costano", ha detto il pm Giuseppe Nicolosi, fra i titolari dell’inchiesta, anche perché, spiega il magistrato, era finalizzata a fornire informazioni sui cosiddetti "espropri".
E oggi, il colpo di scena. Bruno Di Giovannangelo, 44 anni, era iscritto alla Cgil poste da circa 10 anni e figurava candidato nelle liste delle rappresentanze sindacali unitarie per le elezioni di novembre. Oggi è stato sospeso dal sindacato con effetto immediato "per gravi motivi", ed è stato poi cancellato dalle liste delle candidature. In settimana sarà avviata la procedura per l’espulsione.
Di Giovannangelo, hanno ricostruito le indagini, è la persona a cui corrispondeva la sigla "Mu", che compare una sola volta nei documenti non criptati estratti dalle memorie dei palmari sequestrati a Nadia Desdemona Lioce e Mario Galesi: in tutto fra sigle e nomi di battesimo, sarebbero una ventina quelli ricavati dai documenti.
Con la sigla Mu, è stato spiegato, era indicata la persona a cui erano state chieste informazioni utili per le rapine agli uffici postali. La stessa sigla è stata poi trovata nelle agende sequestrate a Cinzia Banelli - arrestata la settimana scorsa - segnata diverse volte nell’arco di due anni a partire dal 2001, con riferimento a incontri. Accertamenti telefonici hanno poi portato all’identificazione dell’impiegato postale con "Mu". E’ emerso anche che Di Giovannangelo conosceva Nadia Lioce, che però non avrebbe mai incontrato durante la latitanza.
L’interrogatorio di convalida del fermo di Di Giovannangelo si svolgerà probabilmente lunedì nel carcere di Sollicciano - dove sono detenuti anche gli altri tre presunti brigatisti toscani - e sarà il gip Antonio Crivelli a incontrarlo. Il gip Rosario Lupo, intanto, ha convalidato il fermo di Simone Boccaccini.
Il punto di partenza degli inquirenti fiorentini - come ha confermato oggi il pm Nicolosi - rimane quello delle due rapine di autofinanziamento agli uffici postali, quella fallita di via Tozzetti del 5 dicembre 2002 e quella riuscita in via Torcicoda il 6 febbraio. "Noi partiamo dalle rapine - ha detto il magistrato, che lavora col collega Luigi Bocciolini e il coordinamento del procuratore aggiunto Francesco Fleury - e i rapinatori sono dei brigatisti. E’ la nostra cartina di tornasole. Se poi quelli che noi individuiamo come componenti del gruppo delle rapine sono responsabili anche di altre cose, lo vedremo".
Intanto il procuratore aggiunto di Firenze Francesco Fleury dopo il fermo di Bruno Di Giovannangelo, si mostra ottimista: "Siamo vicini ad aver esaurito il numero dei brigatisti".
Quanto al fatto che Roberto Morandi e Simone Boccaccini, due degli arrestati nei giorni scorsi, si siano dichiarati subito prigionieri politici, Fleury spiega che "queste sono le disposizioni interne dell’organizzazione: non rispondere ai magistrati e dichiarare la propria appartenenza al Partito comunista combattente".
C’è grande cautela, invece, sulla possibilità che qualcuno dei brigatisti arrestati, tra cui Cinzia Banelli, possano collaborare con la giustizia: "Questa è una speranza, che però deve maturare a lungo nel tempo". Insomma, tutto da vedere, e non è un percorso breve. Anche se, conclude il magistrato, "nella collaborazione si spera sempre, però dico che non è un percorso breve".
http://www.repubblica.it/2003/j/sezioni/cronaca/brigaterosse/fleury/fleury.html