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Diaz, l’inchiesta resta a Genova

Publie le giovedì 27 novembre 2003 par Open-Publishing

«Diaz, l’inchiesta resta a Genova»

Ma l’ultima parola spetta alla Cassazione. Ieri il gip ha acquisito come prova il diario "Io sono
un black bloc"

Sul G8 procura compatta: niente trasferimento a Torino

Genova La risposta è no. Non saranno trasferiti a Torino gli atti dell’inchiesta sull’irruzione
alla scuola Diaz: il blitz delle polemiche che segnò, in una notte di violenza, la fine di due
giorni di scontri al G8. La procura è compatta e la risposta univoca: no alla richiesta dei difensori
di alcuni poliziotti indagati di cambiare la sede del procedimento. No ai sospetti e ai veleni
sull’operato di alcuni magistrati e tantomeno sulla correttezza dell’operato del pool degli
inquirenti.

La legge affida ai titolari del fascicolo d’inchiesta la prima risposta all’istanza dei difensori.
E la risposta è negativa. Per sancire una ritrovata unità dopo le polemiche dei giorni scorsi,
questa mattina rientrerà da Roma anche il procuratore della Repubblica Francesco Lalla, per apporre
la sua firma sul provvedimento. Poi il documento sarà consegnato all’ufficialità. Nell’ultimo dei
dieci giorni previsti come arco temporale entro il quale i magistrati devono rispondere ai
difensori, il provvedimento della Procura verrà depositato dopo le sigle dei magistrati.

La partita non è con conclusa qui: si sposterà nella sede della procura generale della Corte di
Cassazione. E sarà la decisione dei giudizi romani a metter fine a questa fase contraddistinta da
una fortissima dialettica tra le parti. Preludio, come alcuni in procura si attendono, a un secondo
fuoco di sbarramento dei difensori degli inquisiti tra le forze dell’ordine. Potranno (il tam tam
delle indiscrezioni già lo annuncia) giocare una seconda carta. Avverrà in sede di udienza
preliminare, dopo la prevedibile richiesta di rinvio a giudizio. E’ la "legge Cirami", il legittimo
sospetto sull’operato della Procura genovese. Seconda fase di una battaglia preliminare al processo che
si annuncia durissima, con pressioni incrociate dei palazzi del potere.

Quali sono i caposaldi del documento dei magistrati genovesi, che ancora ieri pomeriggio ha subito
le ultime limature? Massima sintesi, argomentazioni precise e nette, poche pagine. In primo piano
ancora il caso Pinto. Il pm Francesco Pinto, infatti, appare in un interrogatorio di Spartaco
Mortola, l’ex numero uno della digos.
Mortola prefigura, in un verbale d’interrogatorio, una sorta di coinvolgimento del magistrato, di
turno quella notte, nella decisione di esporre le due bottiglie molotov usate come falsa prova per
far scattare 93 arresti di no-global. Sono poche frasi; subito dopo Mortola (che riferisce
peraltro di un colloquio avvenuto con un altro poliziotto) ritratta quelle dichiarazioni.

Può sembrare un
lapsus. Ma quelle affermazioni, rimaste nella trascrizione delle registrazioni, sono bastate a dar
fuoco alle polveri.
Ora la procura risponde ai difensori. E spiega perché, sin da allora, gli atti non sono stati
trasmessi a Torino. La legge prevede infatti che, nel caso di coinvolgimento di un magistrato in
un’inchiesta, questa debba essere spostata in un’altra sede giudiziaria. Ma non è questa la
circostanza, spiega la Procura. Le dichiarazioni di Mortola su Pinto infatti, anche se si volesse prescindere
dalla ritrattazione, non erano di tale portata da trascinare il magistrato sul registro degli
indagati.

Introducevano, al massimo, un elemento di "sospetto", non "indizi chiari" di una qualche
colpevolezza: quelli che la Cassazione pone come fondamento per l’avvio di un’inchiesta.
Black bloc sotto accusa. E’ proseguita ieri mattina l’udienza preliminare per i 26 black bloc
italiani accusati di devastazione e saccheggio per gli scontri di piazza al G8. Udienza molto tecnica
con una curiosità: resterà agli atti del processo un testo, Io sono un Black Bloc, firmato con lo
pseudonimo RedBlackpromise: viene descritto l’arrivo di 500 violenti, in un punto di incontro nel
quartiere della Foce.

Lo ha deciso il giudice Roberto Fucigna, che ha respinto l’eccezione
dell’avvocato Raffaella Multedo di non utilizzare la pubblicazione perché anonima. Lo stesso testo era
stato citato dal gip Elena Daloiso, al capitolo La ricostruzione degli eventi dell’ordinanza nei
confronti di 23 manifestanti, di cui 9 furono arrestati, ora tra gli imputati di danneggiamento e
saccheggio.

Marco Menduni