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Fsm 2004 : Mumbai: lotte, cortei e musica. La prima volta dei grandi movimenti indiani.
Publie le martedì 20 gennaio 2004 par Open-PublishingFotografia di Simone Bruno
E’ finito da poco il secondo turno dei seminari e laboratori, alle cinque del pomeriggio inizierà il terzo ed ultimo. Nell’intervallo di pranzo, usciti dalle conferenze del mattino, siamo stati accolti dal flusso continuo di delegazioni in corteo. Alcune avevano percorso la sala della conferenza su ’Terra, acqua e sovranità alimentare’, nella sala capace di 9000 posti piena per due terzi.
A raccontare lotte, misfatti della globalizzazione e prospettive sono diversi protagonisti dal Brasile, dalle Filippine alla Thailandia, dalla Francia con Bove’, all’India, fino al Canada. Il pubblico, a maggioranza indiana, sembra venire da moltissime regioni diverse. Prima dell’inizio degli interventi si danno il cambio a lanciare slogan.
L’intervento brasiliano chiarisce, se ce n’era ancora bisogno, come la ’riforma agraria’ non sia più quella iscritta nell’iconografia delle lotte del secolo scorso. Tutto il ciclo agroindusriale deve essere scomposto, aggredito nelle sue diverse componenti finanziarie, commerciali tecnologiche e proprietarie. La successione dei racconti parla della devastazione dei territori, dell’indebitamento progressivo di gran parte dei contadini, della loro espulsione dalle terre, dei costi crescenti del ciclo delle sementi e dei fertilizzanti, dei prezzi bassi imposti ai contadini dalle società primo anello della comercializzazione.
Roger Moody, inglese, ci ha sparato addosso i dati della devastazione, dell’avvelenamento di intere popolazioni prodotta dallle attività minerarie, che per tutti gli anni ’90 sono state un investimento prioritario per le politiche della banca Mondiale. Ogni intervento, se parlato in lingua diversa dall’hindi, viene tradotto in sequenza per la maggioranza del pubblico.
Ho ripensato dopo a quanto mi ha detto una signora indiana, mentre si riposava al media center e cioé che questo è il primo incontro di massa dei grandi movimenti indiani, delle citta’ e delle campagne che sino ad ora hanno marciato separati.
Una emozione particolare, oltre i contenuti, l’hanno dato due interventi di una forza e di una passione straordinarie, oltre che di una lucidita’ estrema, condotti da due signore (Breinda Karat e Medha Pakar) in inglese ed in hindi. In quel momento si è operato un ricongiungimento, un ponte immediato, senza la mediazione della ’rete’ che in questi anni ha permesso la circolazione dei contenuti e dei racconti dei movimenti contro la globalizzazione neolib. Le lingue, fatto vivo, si intrecciano, si sentono nelle voci femminili e si interpretano nello sguardo, nei toni dei commenti e negli atteggiamenti dei vicini di fila.
Breinda ha concesso una iniziale traduzione in inglese, poi la passione ha preso il sopravvento. Ci ha lasciato l’idea di sette milioni di donne associate a diverse organizzazioni, protagoniste delle lotte. Medha Patkar, protagonista delle lotte contro il mega progetto delle dighe nei distretti di Narmada e Baroda, - il cosidetto Sarsar Sarovar Project - e altri progetti collegati, ha concluso la conferenza. Nel suo discorso si sono opposti i diritti delle comunità, spesso citate come ’simple living communities’, a decidere del modello di sviluppo, della scelta delle tecnologie, dei mercati e delle modalità di commercializzazione, contro quelle che lei ha chiamato ’organizzazioni terroristiche’, vale a dire la rete delle istituzioni, dei mediatori finanziari e commerciali, delle societa’ della chimica, delle sementi e delle biotecnologie ed i proprietari terrieri.
Nessuna trattativa è possibile con quella rete di organizzazioni terroristiche ... e’ la conclusione di Mheda, è il suo giudizio sul fallimento di Cancun e di ogni tentativo da parte delle diverse istituzioni internazionali di rabberciare un progetto di governo del mercato mondiale.
La citazione delle tecnologie appropriate e’ stata espressa in un contesto di radicalità e di totale autonomia, delle popolazioni e delle comunita’, nei confronti del ciclo di governo della vita del territorio, dell’acqua, delle specie animali e vegetali. Non c’era ombra di ambiguità di fronte alla distruzione delle società umane, alla deportazione di intere popolazioni.
In queste lotte si è prodotta l’unificazione politica del movimento dei Dalit, di cui dovremo parlare, e molto, attraverso interviste ed il lavoro di chi da anni sta studiando questo movimento.
La radicalita’ del discorso di Mheda Patkar, richiama quello di Arundathi Roy e racconta un punto di vista che non vede alcuna possibilità di mediazione con quello che Arundhati ha definito un nuovo genocidio, poiche’ di questo si tratta e con la rete criminale e terroristica che governa queste pratiche e che qualcuno vuole proiettare nel nuovo secolo americano.
Uscendo dalla sala ci immerge nelle voci,nei colori, si incontra la stanchezza dopo ore di ascolto e di canti, danze e dibattiti di chi sta cercando di salvare la propria vita, nella sua basilare sostanza ed in tutte le sue manifestazioni e con essa il mondo.
Assieme a noi, speriamo.