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I FERROVIERI NON SONO USI AD OBBEDIR TACENDO E TACENDO MORIR
Publie le sabato 10 gennaio 2004 par Open-PublishingQuattro ferrovieri sono stati licenziati da Trenitalia in seguito alla messa
in onda, nell’ottobre dello scorso anno, della trasmissione televisiva
Report. I licenziamenti sono stati "motivati" da presunte violazioni delle
norme di sicurezza del trasporto ferroviario, che i colleghi avrebbero
commesso permettendo ai telecineoperatori di effettuare riprese dalle cabine
di guida di alcuni treni ed in linea.
In realtà si tratta di licenziamenti politici. Con questi ignobili
provvedimenti, a cui se ne potrebbero aggiungere altri (nei giorni scorsi
indiscrezioni filtrate dagli ambienti della Filt - Cgil genovese - peraltro
né confermate né smentite - facevano salire a 13 le lettere di licenziamento
inviate ad altrettanti lavoratori in tutta Italia), la Società manda un
chiaro messaggio: i ferrovieri non possono parlare, non possono esprimere
critiche, devono essere usi ad obbedir tacendo...e tacendo morir.
E i ferrovieri, soprattutto negli ultimi anni, di lavoro purtoppo muoiono.
Muoiono stritolati nelle cabine di guida e nei locomotori, lungo le linee
nei cantieri scarsamente segnalati, nei parchi merci bui e desolati, nelle
stazioni sempre più abbandonate a se stesse, folgorati dalla corrente a 3000
volt. I ferrovieri lavorano, rischiano e muoiono sempre di più e sempre più
soli, pagano la folle politica della liberalizzazione - privatizzazione,
pagano un contratto terribile che impone loro prestazioni di 10 e più ore
giornaliere, riposi ridotti, precarietà diffusa e che è stato presentato da
CGIL - CISL - UIL - SMA - UGL come un contratto straordinario.
Straordinario sì, per il Gruppo FS e per Confindustria!
Ma i ferrovieri non tacciono. Non ci risulta che i colleghi colpiti dai
licenziamenti siano attivisti sindacali, tanto meno dell’area conflittuale.
Sono capitreno e macchinisti come tanti, come tutti noi coscienziosi ed
attenti a svolgere scrupolosamente le loro mansioni, consapevoli della
delicatezza dei loro compiti. Sono colleghi del capotreno Bandiera e del
macchinista Bessone, morti un anno fa nel tragico schianto di Tenda. In
buona fede hanno collaborato ad un servizio televisivo, l’hanno fatto con
spirito costruttivo perché nei ferrovieri è ancora preponderante una forte
motivazione sociale nel fare il proprio lavoro, l’hanno fatto pensando che
potesse essere utile a tutti noi ed ai cittadini che si servono del treno
per i propri spostamenti. Sono stati puniti con il licenziamento al termine
di un’inchiesta di stampo poliziesco, con motivazioni strumentali, nel
silenzio assurdo e glaciale di CGIL - CISL - UIL che erano a conoscenza di
tutto da tempo e non hanno divulgato la notizia, né mobilitato i lavoratori.
"La libertà costa molto cara, oggi, in Italia", questo è il passaggio di un
comunicato diramato l’estate scorsa dal sindacato francese SUD - RAIL in
solidarietà con un capotreno genovese, delegato rsu, punito con 10 giorni di
sospensione (anticamera del licenziamento) per aver scritto una lettera ad
un giornale in cui solidarizzava con i pendolari, difendeva i lavoratori e
svolgeva alcune considerazioni sul processo di privatizzazione delle
ferrovie nel nostro Paese. Negli ultimi mesi le intimidazioni, le punizioni
"esemplari", addirittura le cause intentate da Trenitalia contro i delegati
rsu ed gli rls più combattivi si sono fatte sempre più numerose. Ora anche i
licenziamenti.
Noi non intendiamo piegarci alle rappresaglie aziendali. Abbiamo a cuore il
nostro lavoro, la sicurezza nostra e dei cittadini che trasportiamo.
Sappiamo che quanto accade è una delle conseguenze del processo di
liberalizzazione - privatizzazione delle ferrovie, fortemente voluto da
tutti i governi che sin qui si sono succeduti e condiviso - quando non
ispirato - da CGIL - CISL - UIL. Non a caso la Rete dei Ferrovieri in Lotta,
nel documento stilato il 4 dicembre 2003 a Roma, pone la lotta contro la
privatizzazione al primo posto del suo programma.
La denuncia pubblica fa e farà sempre parte della nostra lotta contro la
privatizzazione e per un traporto ferroviario pubblico e sociale. I
ferrovieri non sono usi ad obbedir tacendo e tacendo morir..., se lo mettano
bene in testa sia la dirigenza trenitaliota che CGIL - CISL - UIL e
satelitti vari.
Genova, 10 gennaio 2004
RETE DEI FERROVIERI IN LOTTA
GENOVA