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CASE DI RIPOSO: DOPO AVER LICENZIATO ROBERTO D’ELIA IL COMUNE ORA TENTA DI TAPPARE LE FALLE PER EVITARE I NAS
Roberto D’Elia aveva denunciato una situazione di abbandono delle case di riposo del comune di Roma a danno di operatori e utenti. Non hanno perso tempo ad incastrarlo e togliergli il lavoro.
decine di anziani della casa di riposo hanno firmato a suo sostegno una lettera al comune e alla cooperativa Il Cigno. Altri operatori di varie ditte hanno firmato un’altra richiesta di reintegro. Alcuni di questoi operatori sono stati minacciati di ritorsioni sul lavoro. Un paio hanno ritrattato.
Ma la lotta di Roberto di questi giorni sta producendo qualcosa di utile per gli anziani e i lavoratori. Per la prima volta in venti anni tutti i direttori delle case di riposo si sono incontrati oggi in una riunione top secret nella casa di riposo dove lavorava Roberto D’Elia. Si può immaginare di cosa abbiano parlato e il motivo della latitanza dell’Osservatorio del Lavoro.
Potrebbero aver parlato di mettere mano urgentemente alle falle della sicurezza e dell’igiene pubblica prima che scattino ispezioni serie.
Ad esempio i locali della cucina, se visti dai NAS, potrebbero essere chiusi. Ad esempio il sistema idraulico e i miscelatori sono una tortura vera e propria per gli anziani del reparto protetto che fanno la doccia perchè o si ustionano o si congelano a causa della mancanza di regolazione.
Nello stesso tempo la cooperativa sociale Il Cigno che ha licenziato Roberto ha cominciato a ristrutturare i suoi organici spendendo soldi, almeno apparentemente, nella democratizzazione della cooperativa attraverso una ristrutturazione del personale responsabile della gestione.
Insomma quello che Comune di Roma e Cooperativa il Cigno avrebbero dovuto fare da anni su loro stessi, come compito istituzionale di autocritica e di autoverifica, mostrano di farlo solo adesso, costretti dalla lotta di un lavoratore licenziato come capro espiatorio di una situazione illegale per la quale qualche dirigente dovrebbe andare in galera.