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I morti della Bossi Fini

Publie le lunedì 20 ottobre 2003 par Open-Publishing

morti della Bossi-Fini
di red

Il 9 settembre 2002 veniva approvata la legge Bossi-Fini sull’immigrazione, che introduceva diverse norme restrittive all’interno della legislazione sull’ingresso di extracomunitari in Italia, e più in generale rafforzava il carattere repressivo della legge nei confronti dei migranti che tentano di entrare nel nostro Paese. Alle aspre critiche ricevute dall’opposizione di centro-sinistra in Parlamento, dai movimenti, e dalle Ong che si occupano di immigrazione, il governo rispose che la nuova normativa avrebbe favorito la regolarizzazione del flusso di migranti in arrivo, impedendo nuove sciagure delle "carrette del mare". Vediamo come è andata, dopo quel 9 settembre 2002.

 15 settembre 2002. Affonda un’imbarcazione a circa mezzo miglio da Capo Rossello, sul litorale agrigentino. Vengono recuperati i corpi di 37 immigrati clandestini sulle coste di Realmonte, in provincia di Agrigento. Si tratta di liberiani, 92 dei quali riescono a scampare al naufragio. I due scafisti vengono arrestati.

 18 settembre 2002. Settantotto immigrati africani ed asiatici vengono soccorsi a 30 miglia da Lampedusa. I clandestini erano a bordo di un’imbarcazione in avaria, forse salpata dalle coste turche.

 22 settembre 2002. Uno scafista abbandona in mare, a 300 metri dalla spiaggia di Scoglitti, in provincia di Ragusa, un carico di tunisini. Muoiono 14 immigrati clandestini, i cui corpi vengono ritrovati a 40 chilometri da Ragusa, mentre una cinquantina di loro si salva. Lo scafista viene arrestato in mare mentre tenta la fuga verso Gela.

 1 dicembre 2002. Vengono recuperati in tutto 44 cadaveri, vittime di due naufragi a largo delle coste della Libia e del Marocco.

 19 gennaio 2003. Al largo del coste pugliesi, a venti miglia da Capo Santa Maria di Leuca, vengono recuperati sei cadaveri di clandestini, di nazionalità curda irachena. La piccola imbarcazione sulla quale viaggiavano gli immigrati viene intercettata dalla petroliera russa «Brother 4». A bordo ci sono sei uomini sopravvissuti, mentre sono 23 i dispersi. Lo stesso giorno annegano, al largo del Marocco, 18 clandestini che si trovavano a bordo di un gommone e che cercavano di raggiungere l’Europa. Gli immigrati tentavano di sfuggire alle forze dell’ordine che li avevano intercettati all’alba del 17 gennaio 2003 su una spiaggia a 17 chilometri a sud di Tangeri, in Marocco. Soltanto tre persone, due marocchini ed un senegalese, vengono portate in salvo.

 17 giugno 2003. Affonda una carretta del mare al largo di Lampedusa. Sei i corpi recuperati, ma a bordo dell’imbarcazione c’erano circa 70 persone. Solo tre i superstiti.

 20 giugno 2003. A 20 miglia a sud est delle isole di Kerkenah, al largo della Tunisia, affonda un’imbarcazione con a bordo circa 200 persone. I cadaveri recuperati sono 20.

 29 giugno 2003. Affonda a largo di Capo Bon un’imbarcazione diretta verso Lampedusa, tre persone perdono la vita ed altri 35 vengono salvati.

 3 ottobre 2003. Sempre a largo dell’isola di Lampedusa affonda una ’carretta del marè con a bordo 30 cittadini nordafricani. Uno di loro perde la vita.

 17 ottobre 2003. Un’imbarcazione con a bordo circa 30 immigrati clandestini è affondata a largo di Lampedusa. Quattro extracomunitari sono morti annegati.

Da L’Unità 20-10-03