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IRAQ: ITALIANE; AMICI IRACHENI,ADESSO LE SIMONE TORNINO

Publie le giovedì 30 settembre 2004 par Open-Publishing
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Avevano marciato in piazza, a Baghdad come a Falluja, per chiedere la loro liberazione, e adesso che Simona Pari e Simona Torretta sono tornate a casa i loro amici iracheni chiedono di riaverle affianco: ’’Abbiamo ancora bisogno del loro aiuto e della loro umanita’ e chiediamo che tornino fra di noi’’, dicono a Baghdad.

Fra le donne che nei tragici giorni del sequestro avevano partecipato alla grande manifestazione in piazza del Paradiso, nel centro della capitale irachena, c’e’ Gariba Garib Baker che ha una ragione in piu’ per pregare le due Simone di tornare a Baghdad: ’’La vita di mio fratello e’ appesa a un filo - racconta all’Ansa - e senza le due Simone nessuno potra’ aiutarlo’’.

Il giovane, Mustafa Baker, ha 26 anni ed e’ affetto da una grave forma di carcinoma: ’’Prima del sequestro stavamo preparando i documenti per il suo trasporto in Italia - spiega la donna - ormai era tutto pronto quando le nostre amiche sono state sequestrate. Da quel giorno il progetto si e’ bloccato e io sono certa che soltanto quando loro torneranno a Baghdad, Mustafa potra’ tornare a sperare di essere curato in Italia’’.

La donna lancia una proposta: ’’Dopo quello che e’ accaduto spettera’ a noi proteggere le due ragazze - dice - ci organizzeremo, le scorteremo ogni giorno in gruppo, le aiuteremo con la nostra protezione a continuare il loro lavoro prezioso, che e’ sempre stato in difesa di tutti gli iracheni’’.

Un appello a tornare in Iraq giunge anche da Basil Abdul Wahab Al Azzawi, capo di un comitato che riunisce le principali organizzazioni non governative e che fu il promotore del grande raduno di Baghdad in difesa delle italiane rapite: ’’Abbiamo fatto tutto quello che potevamo perche’ tornassero in liberta’ - racconta l’uomo - tutto l’Iraq e’ stato al loro fianco, e sapevamo che alla fine sarebbero state risparmiate perche’ sono persone che meritano di vivere.

Oggi noi chiediamo alle due Simone di farsi coraggio e di ricominciare qui, in mezzo a noi, la loro missione: l’Iraq ha ancora un disperato bisogno di aiuti umanitari, e per questo chiediamo anche a tutti gli altri operatori di non andare via. Un errore come questo sequestro siamo certi che non si ripetera’, perche’ saremo noi a fare di tutto per la loro sicurezza’’.

Anche a Falluja, turbolenta citta’ nel cuore del cosiddetto ’’trangolo sunnita’’ e roccaforte della guerriglia antiamericana, aspettano Simona Parri e Simona Torretta. Le due volontarie di ’’Un ponte per Baghdad’’ proprio alla vigilia del sequestro stavano elaborando un progetto per le scuole della zona, un piano mai piu’ decollato: ’’Noi invieremo una cartolina di auguri via internet alle due Simone, alla loro organizzazione e a tutti gli italiani’’ ci dice Kassim Abdul Sattar, direttore del Centro per la democrazia e i diritti umani di Falluja che nelle scorse settimane si era fatto promotore di raduni ed assemblee per chiedere la liberazione delle operatrici umanitarie. (ANSA)

Messaggi

  • Appello delle due Simone.

    "Vogliamo ringraziare le popolazioni arabe e gli uomini che ci hanno custodito
    rispettandoci in tutti questi giorni avendo per noi mille attenzioni, dalla
    benda per evitare di mostrarci la brutta realtà irachena che tutti noi dovremmo
    desiderare di cambiare, alla pistola donata a Scelli con la quale desideravano
    più di ogni altra cosa mandarci a conoscere Allah il Clemente e Misericordioso.
    Vogliamo ringraziare la città di Roma e il sindaco Veltroni per la bellissima
    manifestazione, grazie. Vogliamo ricordare quanto ci è stato detto prima
    di essere amorevomente consegnate sul retro della moschea degli Ulèma e
    cioè che Baldoni non è stato ucciso da questi meravigliosi uomini dell’Islam
    ma che a loro dire "Insciallah" lo ha ucciso. Vogliamo ringraziare il movimento
    pacifista e Un Ponte Per... per tutto quello che hanno fatto per noi, vogliamo
    ringraziare Cossiga, gli ex appartenenti al Mukhabarat, Ansar Al Sunna,
    Ansar Al Islam, Ansar Aqbar. Vogliamo ricordare che Insciallah lo usiamo
    anche noi nella nostra bella Napoli per dire "vai a quel paese". Vogliamo
    ricordare Bianco e il Copaco, il Kgb e Conforto, tutti quanti ci han dato
    conforto. Vogliamo ringraziarci tra di noi per il bello spettacolo, peccato
    che qui in Italia le donne non portino il velo, i bambini non muoiano per
    le bombe di Al Qaeda come quella che ci siamo persi stamane a Bagdad (ci
    rifaremo con la prossima). E’ veramente brutto che qui da noi non si coltivi
    la solidarietà, la sindrome di Stoccolma e quella di Rousseau. Grazie a
    tutti e a rivederci prossimamente su questi schermi..."

    Le due Simone.