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L’agenda politica del signor Berlusconi
di Marco Travaglio su "la repubblica"
Ma la legge non era uguale per tutti?
Tutte norme che ci verranno somministrate gradualmente, un po’ alla volta, appena avremo digerito questa. L’agenda politica continua a dettarla Berlusconi, ritagliandola sulle esigenze sue e del suo clan, e costringendo gli altri all’inseguimento. Ignorando o trascurando - temiamo - le truffe logiche e le insidie politiche annidate nell’Operazione Impunità Duratura. Tanto più se passerà con legge ordinaria, cioè senza neppure la possibilità per i cittadini di pronunciarsi (come nel caso di legge costituzionale non approvata a maggioranza qualificata) nel referendum confermativo.
1) L’immunità parlamentare, in Italia, non è mai esistita. Esisteva, nella Costituzione del 1948, l’autorizzazione a procedere per le indagini, gli arresti, le intercettazioni e le perquisizioni a carico dei parlamentari (e nel ’93 è stata abrogata solo per le indagini). Una garanzia prevista per tutelare le minoranze dalle possibili azioni persecutorie di eventuali magistrati legati a filo doppio al potere (si usciva, allora, dall’esperienza del fascismo). Per difendere l’opposizione da eventuali ritorsioni di tipo giudiziario commissionate dall’esecutivo: si pensava soprattutto ai reati politici o di opinione, non certo alla corruzione dei giudici. Oggi si ribalta e si stravolge quella garanzia. Oggi si escogita un marchingegno che assicura l’intoccabilità al capo della maggioranza e del governo. Il quale, per soprammercato, è anche il politico più ricco del mondo e il padrone dell’informazione che conta, e si accinge a mettere al guinzaglio la magistratura, annullando anche l’ultimo contropotere di controllo superstite. Insomma, è l’unico italiano, su 58 milioni, che non dovrebbe godere mai di alcuna immunità. Perché assomma su di sé un tale cumulo di poteri, istituzionali e non, da richiedere non il minimo, ma il massimo livello di controllo. Più di quello che, paradossalmente, si richiede per un Previti.
2) Una volta reso invulnerabile, Berlusconi non solo avrà risolto i suoi problemi giudiziari per i reati commessi finora. Ma anche per quelli che, Dio non voglia, eventualmente commettesse in futuro. E inoltre, liberato dai processi potrà avere mano libera per attaccare, come vuole e quando vuole, l’opposisione. Noi dobbiamo augurarci che non impazzisca, o che non impazzisca del tutto, perché altrimenti qualunque suo gesto inconsulto sarebbe di per sé insindacabile dalla magistratura. I campanelli d’allarme non mancano. Il presidente del Consiglio dice, angosciato: «Ho le prove che si sta organizzando il dissenso contro il mio governo», come se questo fosse un reato. E fa identificare chiunque osi contestarlo. Ancora: basta pensare all’uso squadristico che già oggi viene fatto delle commissioni parlamentari d’inchiesta, che nelle democrazie ben ordinate sono promosse e guidate dalle opposizioni per controllare chi governa, e da noi sono brandite da chi governa per manganellare le opposizioni. E basti pensare che quest’uomo, sul cui equilibrio è già oggi lecito più di un dubbio, controlla le varie polizie e soprattutto i servizi segreti.
3) La prospettiva di essere processati alla scadenza del mandato - ammesso e non concesso che venga prevista dalla legge - è un motivo in più per restare abbarbicati al potere. Il più a lungo possibile. A fare di tutto insomma per occupare altre «alte cariche» immunizzate. Il Quirinale potrebbe andare bene. Magari anticipando i tempi dell’avvicendamento, con l’apposito presidenzialismo.
4) Si dirà: ma il semestre europeo? L’immagine dell’Italia? Basta una fugace lettura della stampa estera per rendersi conto che, da quando Berlusconi è tornato a Palazzo Chigi, all’estero non esiste più alcuna immagine dell’Italia. E poi: da che cosa dovrebbe essere minacciata, questa immagine? Da una eventuale sentenza che certifichi la corruzione di alcuni giudici con soldi dell’attuale premier? Ma, per averla, non c’è bisogno di attendere la fine del doppio processo Sme, come ha ricordato ieri Franco Cordero su Repubblica. Quella sentenza c’è già stata. Un mese fa, Previti e gli altri sono stati condannati anche per aver sgraffignato a Carlo De Benedetti la casa editrice Mondadori e i suoi numerosi giornali, pagando un giudice con 400 milioni forniti dal gruppo Berlusconi. Il quale è uscito dal processo soltanto perché la Corte d’appello di Milano l’ha miracolato con la prescrizione, grazie al combinato disposto di una svista legislativa e della generosa concessione delle attenuanti generiche. Ecco: se il problema è l’immagine dell’Italia, basta e avanza ricordare che Berlusconi (non Previti) possiede una casa editrice e un bel po’ di giornali che i suoi uomini - secondo il Tribunale di Milano - hanno sottratto a un concorrente comprando un giudice con i soldi del Cavaliere. Infatti all’estero, essendo sconosciuto il giornalismo alla Vespa e alla Socci, se ne parla. E la cosa fa un certo scandalo. Ciò che si teme per il futuro, insomma, è già avvenuto.
5) Una curiosità, così, per inciso: ma non s’era detto che la legge è uguale per tutti?
da la Repubblica