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Il garantismo è promuovere gli stolti

par Antonio Recanatini

Publie le sabato 24 maggio 2014 par Antonio Recanatini - Open-Publishing

Falcone amava raccontare le storie su Frank Coppola, un vecchio boss della mafia, padre di un certo Francesco Turatello. Lo chiavano Frank tredita o grilletto facile. Venne espulso dagli stati uniti nel 1948 con una fedina penale orribile per reati classici del mafioso di un tempo: omicidio, traffico di stupefacenti, associazione a delinquere, estorsione e banda armata. In Italia continuò la sua attività, ma intorno al 66 saggiò le carceri italiane. Lo interrogò un giudice di nome Vigneri, a cui confidò di aver sostenuto tre candidati, allora il togato gli chiese di spiegare cos’è la mafia, egli rispose candidamente -Signor giudice, tre magistrati vogliono diventare procuratore della Repubblica. Uno è intelligentissimo, il secondo gode dell’appoggio dei partiti di governo, il terzo è un cretino, ma proprio lui otterrà il posto. Questa è la mafia-.
Il garantismo è una sintesi della filosofia italiana, molto vicina al concetto di mafia, descritto da “grilletto facile”. Il potere di scegliere, non il migliore, ma chi garantisce una stoltezza fuori dagli schemi; il vero concetto di garantismo parte da qui.
La storia italiana è un risvolto plasmato sul favore e sul ricatto. Al preside-massone di una scuola superiore diedero un ordine preciso “richiedere lavori extra da appaltare”. L’anno seguente un’azienda si aggiudicò l’appalto a prezzi proibitivi. Quando la magistratura interrogò l’omino inserviente-preside, chiesero -ma oltre al posto assicurato, cosa le davano in cambio?-
Sorrise beatamente -semplice, oltre a ricevere dei favori, mi assicuravano di non mandare professori troppo intelligenti, capaci di spodestarmi come preside-.
Scegliere chi non merita è la logica perversa di un paese in rovina, scegliere per assicurarsi l’immortalità. Tutto funziona in base al rendiconto di pochi, molto spesso di uno solo. Questo è lo schiaffo più infame inferto alle nuove generazioni: trovare i posti occupati da chi non merita e quando il non merito viene premiato, non serve impegnarsi ancora, serve conoscere personaggi influenti. Parliamo di un concetto rozzo, ignorante e scellerato, la meritocrazia non c’entra.
Stiamo impartendo lezioni ignobili ai nostri giovani, qualcuno lo chiamò il valore del non valore. La massa galleggia, intonacata di belle parole e testardamente in conflitto con il pari taglia e mai con il grado più alto, “gli altri hanno fatto tutti una brutta fine” si dice.
Un grande manager, quelli che quando parlano sembrano scesi da Giove, intervenne in un dibattito per spiegare la sua strategia “a me non interessano bravi collaboratori, ambiziosi e perspicaci, io voglio uomini miei. Per imparare c’è sempre tempo, deve girare tutto intorno a me, perchè ho io le idee giuste-. Con questa filosofia i professori scelgono gli assistente, un giorno gli assistenti saranno professori e faranno lo stesso, tutti alla ricerca di camerieri accomodanti, solo per mantenersi come unico e incontrastato leader, poco importa se la collettività ne paga le conseguenze...”lo fanno tutti”. Concludo con un altro esempio per ribattere a chi crede siano solo fenomeni e non la quotidianità. Una grande azienda italiana entrò nel mercato dell’abbigliamento velocemente con prezzi contenuti e qualità ottima. I primi ad essere assunti furono una decina di sarti. Quello che sembrava essere più veloce diventò disegnatore, l’operaio più presente diventò responsabile, l’amico del politico entrò nel consiglio di amministrazione, l’impiegato raccomandato diventò direttamente vice direttore, il compagno della figlia direttore. Dopo qualche anno di mercato, cercarono idee nuove per arrestare la decadenza, allora dei giovani part time o con contratti irrisori.
“I posti sono tutti occupati, ai giovani pare anche impossibile sognare e preferiscono volare basso, senza urtare, sopravvivere boccheggiando nel pertugio”.
Se avete la sensazione di un paese fermo, forse lo dobbiamo in buona parte al garantismo e, scusatemi, se aggiungo che il vero garantismo è una cultura fascista!