Home > Il sabato "nero" di Nervi
Il sabato "nero" di Nervi Ottanta i militanti dell’estrema destra che
hanno paralizzato le strade della delegazione, sorvegliati a vista da
trecento tra poliziotti, carabinieri e finanzieri in assetto antisommossa.
Evitato il contatto tra manifestanti e una decina di antifascisti. I
partigiani nerviesi minacciano denunce
Il sabato "nero" di Nervi
IL CORTEO Quartiere blindato e negozi chiusi per la manifestazione di
Forza Nuova
Commercianti infuriati: «Perso l’incasso del giorno migliore»
Zona rossa a Nervi, ieri. In trecento tra poliziotti, carabinieri e
finanzieri a blindare ogni via d’accesso, anche i vicoli, all’area dove
era prevista la sfilata Forza Nuova. È stata la prima manifestazione in
strada, dopo 25 anni, dell’estrema destra neofascista a Genova. Non sono
mancate le difficoltà: ci sono state le urla da parte di un gruppo di
anziani partigiani nerviesi che presidiavano una lapide in memoria dei
caduti e che ora, con Pepi Criaco minacciano di fare denuncia per apologia
di fascismo; poi una decina di adulti antifascisti fermati dalle forze
dell’ordine mentre volevano avvicinare il corteo (80 persone) per
apostrofare i partecipanti.
E in mezzo, tra saluti romani, celtiche e svastiche, metà del quartiere
(da via del Commercio fino alla piazzetta) privato delle strade e dei
negozi. Serrande abbassate, su ordine della polizia: «Ci hanno detto, che
sarebbe stato meglio chiudere bottega durante il passaggio di questi
ragazzi: che dovevamo fare?». Le boutique e gli alimentari sono così
rimasti senza clienti nel sabato pomeriggio tradizionalmente dedicato allo
shoppinh, con camionette di polizia e militari (con le grate antisommossa,
gli agenti avevano gli scudi) a sbarrare ogni incrocio. Protestano, i
commercianti, mentre sbirciano il corteo attraverso le grate dei loro
negozi: «Potevano farla di lunedì, non di sabato. Il nostro incasso più
importante della settimana in fumo». Senza contare i ritardi della
manifestazione: il quartiere è stato isolato dalle 15 alle 18.
Questa la cronaca attorno al corteo di Forza Nuova, iniziativa nazionale
indetta a Genova contro l’estensione del voto ai residenti
extracomunitari. C’era il leader nazionale Roberto Fiore, che spiega:
«Abbiamo scelto Genova perché qui An aveva fatto la battaglia contro
l’estensione voluta dalla giunta di sinistra. Poi, il contrordine di
Fini».
Ottanta persone: venti adulti, trenta tra genovesi, imperiesi e torinesi,
trenta toscani. I ragazzi hanno i vestiti neri, le bandiere nere, i
faccioni di Mussolini sul giubbotto, le svastiche ristilizzate e le
celtiche. «Si, le giovani generazioni sono più che altro neonaziste - non
nega una delle memorie storiche, Andrea Pescino - ma solo perché capire
subito una filosofia così complessa come il fascismo, capace di dare
risposte a ogni problema, è più difficile. Presto qualcuno diventerà
finalmente fascista come noi».
E il fascismo è presente anche negli slogan, senza nessuna remora.
«Camerati, tutti in fila per quattro distanziati di tre metri. Marciamo.
Nessuno lanci i cori di suo conto, seguiamo il megafono». Via ai cori:
«Contro l’immigrazione, la gioventù si scaglia, boia chi molla, il grido
di battaglia»; «Quali sacrifici, quale carità! È ora di lottare per la
nostra civiltà»; «Droga, degrado, prostituzione: ecco la vostra
immigrazione». Quando il coro è debole, il megafono incita: «Dai, che
sembriamo un corteo di froci». Allora via con Camicia nera, «Priebke
libero» e cori antiabortisti.
I genovesi non hanno nascosto il loro stupore, restando pochi minuti a
guardare il corteo, senza commenti, e poi fuggendo verso i loro affari.