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In Iraq un nuovo Saddam?

Publie le venerdì 24 settembre 2004 par Open-Publishing

di Prof. Patrick Boylan*

Pesanti ombre si allungano sulla domanda di chi stia dietro e per conto
di chi agisca il sedicente «esercito islamico», quello che ha ucciso
Enzo Baldoni e che ha rapito prima i due giornalisti francesi ed ora (lo
stile è identico) le due coraggiose operatrici di pace italiane.

Molti elementi inducono a pensare, infatti, che non si tratti dei
cosiddetti «fanatici islamici» bensì degli «squadroni della morte» che,
secondo «The Guardian» (9.12.03), da mesi la CIA sta allenando in
Israele.

Questi ultimi tristi eventi potrebbero significare che ora i famigerati
squadroni sono entrati in azione, secondo un copione più volte
sperimentato dalla CIA in America Latina (e non solo), per aiutare il
Primo Ministro iracheno Allawi a diventare il nuovo Saddam.

Fantapolitica? Secondo il Chicago Sun-Times (25.7.04) l’ambasciatore
americano in Iraq, Negroponte, ha creato e diretto gli squadroni della
morte in Honduras ed altrove per spianare la strada al dittatore di
turno. Il giornale americano aggiunge: «E Allawi sta seguendo il copione
sudamericano in puro stile Negroponte». Allawi è del resto, secondo il
Guardian Weekly (23.7.04) e la BBC Web News (25.5.04), da lungo tempo un
collaboratore della CIA e prima ancora dei Servizi segreti britannici -
proprio come Saddam. Ora sembra stia facendo esattamente quello che
faceva l’ex dittatore iracheno quando prese il potere 40 anni fa con la
sponsorizzazione di Washington.

Allawi ha ripristinato la pena di morte, ha istituito il coprifuoco e
ora potrebbe apprestarsi ad usare gli squadroni della morte per
eliminare fisicamente l’opposizione in vista delle elezioni di gennaio
prossimo (se non slitteranno). Solo che non ci devono essere testimoni
oculari del regno di terrore che sta per iniziare. Non ci devono essere
pacifisti ficcanaso, giornalisti non allineati, ONG incontrollate, gente
che potrebbe scattare delle foto. Quindi occorre spaventarli,
allontanarli, come ha fatto il primo Saddam e come hanno fatto i
dittatori latinoamericani portati al potere dalla CIA. (Ricordate quei
film sui giovani volontari americani in Honduras o in Cile, eliminati
insieme a preti e a suore e allo stesso Mons. Romero da misteriosi
squadroni di rapitori/assassini che volevano poter agire contro la
popolazione con le mani libere?)

Ora, dopo i recenti rapimenti, «la maggior parte del personale delle ONG
internazionali si appresta a lasciare l’Iraq» scrive Televideo (8.9.04).
E’ fantapolitica, dunque, pensare che questo è proprio ciò che si
auguravano Allawi e, dietro le quinte, Negroponte?

Alla luce di ciò si comprende perché i guerriglieri iracheni
indipendentisti non vogliano deporre le armi: semplicemente perché non
vogliono fare la fine di Enzo Baldoni. Sanno che senza armi per
difendersi saranno arrestati dalla polizia (se il governo riesce a
trovare accuse) oppure, nel caso contrario, rapiti dagli squadroni della
morte. Proprio come avviene non solo in America Latina ma anche, in
questi ultimi anni, in Algeria e altrove.

Coprifuoco di sangue, dunque. Eliminazione dell’intera opposizione non
allineata dietro gli USA.

Poi il governo indice le "elezioni libere" e... indovinate chi vince.
Perché sto parlando di tutto ciò in un momento così terribile come
questo?

Perché dobbiamo sì chiedere la restituzione delle due coraggiose
italiane rapite, ma a chi di dovere, senza farci abbindolare.

Non dobbiamo fare appelli a presunti «guerriglieri islamici» finché
sussistono dubbi sulla loro reale identità. Non dobbiamo interrogarci
sul perché i rapitori non abbiano pietà di due ragazze che tanto hanno
fatto per aiutare gli iracheni a svilupparsi, per potersi gestire come
popolo indipendente, perché è proprio QUESTO il loro torto (per chi le
ha fatto rapire).

Se invece, malauguratamente, dovessimo accettare di usare gli schemi
razzisti proposti dai mass media («gli islamici non hanno pietà per
nessuno, nemmeno i pacifisti, nemmeno le donne»), non faremmo altro che
avvalorare il mito di una mente islamica deviata.

E ciò è proprio quello che vogliono le menti davvero deviate che
potrebbero aver commissionato questo rapimento, menti al 100% cristiane
e che si trovano non a Saddam City ma nei palazzi del potere
occidentale.

Le manifestazioni di solidarietà vanno benissimo. E’ giusto che ci
riuniamo davanti alla sede di "Un Ponte per..." E’ giusto che esprimiamo
il nostro dolore ai familiari ed ai colleghi.

Ma per dire "no!" ai sequestri e "si!" alla restituzione dei volontari
rapiti, per dire che questi eventi non ci disorientano e non ci
intimoriscono, per dire che, anzi, questa svolta non fa che avvalorare
gli indizi appena elencati, organizziamoci per chiedere la liberazione
degli ostaggi a chi di competenza: davanti a Palazzo Chigi e davanti
all’ambasciata degli Stati Uniti credo che sarebbe una buona scelta.

*Patrick Boylan, (titoli di studio: Università della California di
Berkeley e Università di Parigi Sorbonne), insegna linguistica inglese
all’Università di Roma III

Da: www.disinformazione.it