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Indagine su tutta la sinistra

Publie le domenica 2 novembre 2003 par Open-Publishing

La Lega propone Un disegno di legge per una commissione d’inchiesta per «svelare il progetto» che sta dietro il terrorismo, le sue connessioni con il «mondo politico, sindacale, associativo»

CARLA CASALINI

Mesta nel torbido la Lega e propone una commissione d’inchiesta «sulle eventuali connessioni fra terrorismo e mondo politico, sindacale, associativo». Il coordinatore Roberto Calderoli, che ha deposto ieri in senato un disegno di legge per la sua istituzione, acclude premesse tanto corpose all’iniziativa, da cancellare lo stesso aggettivo «eventuali». Un lungo elenco, dalle «condanne del terrorismo mai arrivate o piene di se e di ma», alle «tessere sindacali» dei presunti terroristi arrestati, all’«ambiguo confine fra terrorismo e movimentismo», per concludere che il ripresentarsi dell’«eversione `rossa’ ogni volta che «il Paese prende la strada delle riforme», più che a casualità fa pensare a «un progetto, che la commissione è chiamata a svelare». Reagisce alla «brutale azione di propaganda contro sindacati movimenti e opposizione politica» il verde Paolo Cento, ma la destra già moltiplica la varietà delle iniziative: è di ieri la proposta fiorentina di Forza Italia ai Ds per allestire insieme «una risposta politica forte e unitaria al terrorismo». Ma anche qui le premesse non sono delle migliori, giacché alla vigilia i consiglieri toscani di Fi avevano stigmatizzato «la politica non sempre equilibrata della Regione» non atta a «prevenire fenomeni eversivi». E dal nazionale era partito, dai Bondi, dai Brunetta, un nuovo collegamento fra «terrorismo e sindacato», l’attacco alla Cgil, e alla Fiom per «terrorismo scioperistico».

Non ci provate a «criminalizzare coloro che non sono d’accordo», hanno avvertito i segretari dei tre sindacati confederali confermando la loro «la mobilitazione fino anche a un nuovo sciopero generale» per le pensioni, contro la finanziaria. Il segretario della Cisl Savino Pezzotta ieri si è fatto sentire anche sull’accusa più grave e esplicita, «il terrorismo scioperistico».

La Fiom sta proseguendo le lotte per firmare con le aziende che ci stanno «precontratti» che anticipino un contratto nazionale diverso da quello separato firmato dalla Fim e dalla Uilm (che rappresentano la minoranza dei metalmeccanici, che neppure hanno consentito un referendum tra i lavoratori). «Credo sia una posizione sostanzialmente sbagliata, quella della Fiom», premette Pezzotta, «che porta anche a tensioni che vanno oltre le corrette relazioni sindacali». Ma al «terrorismo» di Brunetta va risposto: «Non attribuisco alla Fiom questi criteri perché non appartengono alla storia del sindacato», taglia via secco Pezzotta.

Il segretario della Fiom Gianni Rinaldini è ancor più secco: «Non accettiamo di scendere in questo campo, abbiamo semplicemente dato mandato ai nostri legali per vedere se ci sono gli estremi per una querela a partire dalle dichiarazioni di Brunetta». E interviene anche Gian Guido Naldi, segretario dei metalmeccanici Cgil dell’Emilia Romagna - «solo perché molti lavoratori me l’hanno chiesto», segnalando «la bile di Forza Italia» per la ritrovata unità sindacale, e però «si va ben oltre ogni travaso infangando la Fiom e la Cgil».

La regione è sotto accusa da parte di associazioni industriali che hanno chiesto aiuto a Berlusconi contro le lotte della Fiom, e ricevuto ascolto dal ministro Giovanardi che ha invocato l’intervento delle forze dell’ordine. Il collega del welfare, Maroni ieri è intervenuto di nuovo sull’Emilia, per precisare che il governo no, ma gli imprenditori emiliani sì che devono difendersi «usando tutti i modi e gli strumenti». Mentre il suo vice Sacconi condisce il tutto con una nuova sortita generale sul «terrorismo».

Anche il suo è «un appello all’unità» a uno «spirito condiviso» dalle forze politiche. Il sottosegretario ritiene più agevole rigiocare sulle critiche rivolte a sinistra dall’ex dirigente di Prima linea Sergio Segio («è mancata una vera cesura» politica rispetto alla lotta armata) per piegarle al proprio uso, e linguaggio: occorre porre rimedio, oggi, perché le «forze politiche e sociali» non si sono sufficientemente preoccupate di «eliminare dalle falde del terreno quei germi che poi, in certe condizioni climatiche, sono riemersi». L’obiettivo devono essere anche i «fiancheggiatori» della banda armata, «non poche decine ma oltre cento, dove la violenza politica non viene disdegnata»: l’esempio è «spaccare la vetrina di un’agenzia interinale».

http://www.ilmanifesto.it/php3/ric_view.php3?page=/Quotidiano-archivio/01-Novembre-2003/art21.html&word=sergio;segio