Home > «L’Italia sorvegliato speciale in Europa»
LIBERAZIONE 6-11
Libertà di stampa
«L’Italia sorvegliato speciale in Europa»
Simonetta Cossu
I problemi irrisolti del conflitto di interessi, della libertà di stampa e dell’informazione in
Italia sono da tempo al centro dell’attenzione dell’Unione Europea; il mese scorso il compito di
condurre un’inchiesta sul rischio di violazione del diritto comunitario in materia è stato affidato
alla Commissione per le libertà pubbliche. Chiediamo di fare il punto della situazione
all’eurodeputato della Sinistra Unitaria (Gue/Ngl) Lucio Manisco che, insieme a Giuseppe Di Lello di
Rifondazione, ha promosso l’iniziativa.
«Credo che si sia ormai arrivati alla fase esecutiva - afferma l’eurodeputato - ad un punto cioè
di non ritorno, oltretutto in quanto non si tratta solo della proposta di risoluzione avanzata da
me, dall’onorevole Di Lello e da altri 36 deputati verdi, liberali e socialisti europei, bensì di
altre iniziative, come quella promossa presso la Commissione di Prodi, presso il Consiglio dei
Ministri e il Parlamento Europeo dall’associazione italiana "articolo 21" (Federico Orlando, Domenico
D’Amati, Giuseppe Giulietti ed altri), che è stata accolta ufficialmente il 30 settembre scorso
dalla commissione petizioni ed inoltrata per competenza alla commissione per gli affari
costituzionali dell’Europarlamento. Due relazioni "di parere" sullo stesso tema sono state inoltre proposte a
quest’ultima commissione ed a quella per la cultura. Va aggiunto che tutte queste iniziative erano
state varate prima ancora che venisse presentato in Parlamento il disegno di legge Gasparri, un
provvedimento che non viola soltanto la Costituzione italiana, ma anche l’articolo 10 della
Convenzione europea dei diritti dell’uomo; uno scandalo che si è aggiunto a quello del preesistente
monopolio del Cavalier Berlusconi sui mezzi di informazione in Italia».
Risponde a verità quanto abbiamo letto sulla stampa italiana in merito ad un presunto rifiuto del
Parlamento di applicare eventualmente l’articolo 7 del Trattato, che prevede pesanti sanzioni fino
a quella di una sospensione temporanea del diritto di voto dell’Italia in sede di Consiglio
Europeo?
«Solo parzialmente vero: nella Conferenza dei presidenti dei Gruppi è stato deciso che la
commissione per le libertà pubbliche debba svolgere l’indagine nei paesi europei, «in particolar modo in
Italia», senza peraltro entrare sul tema di eventuali provvedimenti a carico di chi abbia violato
l’articolo 10. L’esame di quest’ultimo capitolo è stato affidato per quanto riguarda la petizione
dell’associazione "Articolo 21" alla Commissione per gli affari costituzionali presieduta
dall’onorevole Giorgio Napolitano.»
Qual è la posizione presa dal presidente Napolitano?
«Napolitano aveva protestato su La Repubblica (del 25 u. s.) per un articolo del corrispondente da
Bruxelles dal titolo "Pompieri bipartisan in azione al Parlamento Europeo" in cui gli veniva
attribuito l’intento di non avviare una propria inchiesta sull’Italia di Berlusconi. Lungi da noi
riecheggiare a questo proposito l’infamante interrogativo «Wer hat uns verraten? Sozialdemokraten!»,
che risale ai tempi di Rosa Luxembourg. Certo è che i Ds presenti al Parlamento Europeo si sono
dimostrati molto tiepidi e titubanti sul merito dell’iniziativa di verdi, liberali e comunisti.
Sintomatico a questo proposito che tra i ds solo l’eurodeputato Gianni Vattimo ha co-firmato la nostra
proposta di risoluzione. Meglio sospendere ogni giudizio, anche perché la commissione per gli
affari costituzionali verrà convocata nelle prossime 24 ore ed il suo presidente dovrà dare una
risposta alla richiesta avanzata dalla commissione petizioni e formulare un parere sulla questione
generale dell’applicabilità dell’articolo 7.»
Sembra che lei avanzi dubbi e riserve su una decisione così imminente...
«Non si tratta di dubbi o riserve sullo specifico, ma di una constatazione generale quanto
fattuale: il centrosinistra in Italia non risparmia certo le sue critiche al Cavalier Berlusconi sulle
violazioni di questo principio fondamentale della democrazia. Ma quando si tratta di addivenire a
passi o a iniziative concrete, come quella da noi intrapresa in sede europea, l’esitazione è di
prammatica e porta all’inazione.»
Forse perché la vostra iniziativa potrebbe assumere un profilo contro l’Italia?
«Probabile: questa è almeno la tesi di Forza Italia. Ma va ricordato a questo proposito che in
tempi non molto lontani gli antifascisti venivano stigmatizzati come anti-italiani.»
A proposito di Forza Italia: il suo portavoce nel Parlamento Europeo, Tajani, ha asserito poche
settimane fa che tutte queste iniziative sulla violazione della libertà di stampa erano fandonie,
non esistevano, erano una "non-notizia"...
«Non mi parli per favore dell’onorevole Tajani. Pensavo che questa intervista dovesse vertere su
questioni gravi e su personaggi seri.»
Curzio Maltese condivide il suo giudizio sulla legge Gasparri-Berlusconi che potrebbe cancellare
quel poco di informazione indipendente nel nostro paese e che è diventata uno scandalo non solo
italiano ma europeo. Ha scritto anche sulla Repubblica che nel Belpaese «la libertà di informazione
non ha mai interessato nessuno, da chi dovrebbe garantirla a chi dovrebbe esercitarla». Lei pensa
che abbia ragione?
«Ha ragione, ma non spiega il perché di questo stato di cose. Le principali responsabilità del
disinteresse dell’opinione pubblica per l’esercizio di questo diritto fondamentale di una democrazia
ricadono sulla categoria dei cosiddetti "operatori dell’informazione" che, con poche, rarissime
eccezioni, competono con eccesso di zelo nel servizio del potere, del governo, di qualsiasi governo.
Ma qui il discorso diventerebbe troppo lungo.»