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L’arrivo di Berlusconi a Genova: Blocchi e cortei, città nel caos

Publie le mercoledì 22 settembre 2004 par Open-Publishing

LA VISITA DEL PREMIER L’arrivo di Berlusconi e la manifestazione hanno
provocato code e disagi. Vie del centro blindate tra le proteste
I noglobal occupano i binari: collegamenti in tilt

Che stessero per vivere una giornata particolare i genovesi l’hanno capito
verso le 10, quando i bus, in transito per via XX Settembre con casalinghe
cariche di sporte di ritorno dall’Orientale, sono stati improvvisamente
bloccati. Tutti a terra. Nelle strade del centro - De Ferrari e dintorni
del Ducale - scemava l’abitudinaria frenesia, mentre un inquieto déjà vu
dispensava calma ovunque.

Ingresso ai vicoli presidiato dai poliziotti,
cittadini stupiti o impauriti, la grande piazza spopolata. Ma lo strano
silenzio consentiva di cogliere un traffico che già impazziva ai bordi
della cittadella presidiata per l’arrivo (verso le 11) del presidente del
Consiglio, Silvio Berlusconi, e il passaggio, per le vie del centro, di un
corteo di no-global (studenti, centri sociali) che ha girato attorno a
quella che è stata vissuta come un’altra piccola "zona rossa".

Meno
blindata si intende, meno impressionante, ma la gente si è sentita in
ostaggio di un apparato imponente. Il traffico deviato fino a metà
pomeriggio (alle 17 i bus con i ragazzini di ritorno da scuola hanno
seguito percorsi fantasiosi e chi credeva di raggiungere Circonvallazione
a Monte si è trovato a percorrere quella a Mare), ha intasato il levante
soprattutto, con un’onda lunga che ha lambito l’autostrada. Ma verso
mezzogiorno impazziva via Napoli e corso Firenze perché era probitivo
l’accesso a Principe dove il corteo dei no-global, partito da Caricamento,
ha sconvolto ogni previsione di percorso. Completamente in tilt anche la
circolazione dei treni, quando i manifestanti hanno deciso di occupare i
binari della stazione per almeno mezz’ora.

Anche piazza Acquaverde,
cancellata ogni parvenza di autobus, è stata isolata da agenti con scudi e
manganelli. Il corteo, composto da qualche centinaio di studenti, con
striscioni inneggianti alla "bandana" vezzo berlusconiano, ma anche
all’emergenza della guerra («Ridatecele» e il segno di Emergency) ha
brillato per una esibizione di fantocci: fra tutti un Berlusconi che guida
un carrello della spesa. I no-global dopo via Balbi hanno raggiunto il
porto antico, accolti da una strombazzata fragorosa di macchine e moto
bloccate e frementi.

Solo uno sparuto gruppetto dei manifestanti è
riuscito in seguito ad avvicinarsi a Palazzo Ducale. Mentre dalle finestre
dell’Accademia Ligustica fumogeni rossi e uno striscione con la scritta
"Due Simone per un Silvio, stop alla guerra in Iraq" hanno fatto scattare
poliziotti e uomini della sicurezza. Sembrava di essere tornati ai tempi
del bucato di biancheria intima calato con divertente irriverenza da un
palazzo in faccia al Ducale. In risposta all’ordinanza sollecitata da
Berlusconi ai tempi del G8 perché i vicoli non esibissero panni al sole.

Il tema è, in verità, riemerso all’ultima seduta in prefettura del
Comitato per la sicurezza. I genovesi cui è stato consentito di entrare
nei vicoli, attraverso i "varchi" nei pressi di De Ferarri, ma di non
uscirvi più per un tempo imprecisato se non raggiungendo Corvetto
attraverso un giro dell’oca, hanno reagito aggredendo (a parole) i
poliziotti di presidio.

Perché chi entrava in centro storico incappava in un altro blocco verso
l’Annunziata dove imperversava il corteo, «e sentirsi in trappola non è
una bella sensazione». Off limits per ore anche via San Lorenzo, cintata
da ideali grate. «Quanto è avvenuto è gravissimo e denota una totale
mancanza di rispetto per gli abitanti di questo quartiere», è il commento
di un abitante di Santa Maria di Castello, fatto proprio da tutti i
presenti. Perquisizioni nei sacchetti della spesa, fermata una suora,
piccole provocazioni dei poliziotti all’indirizzo di una bella ragazza che
indicava un bar di Venticinque Aprile sporgendosi da un vicolo. «Devo
andare lì, in quel bar, al Blue Giamaica, ho un appuntamento!». «Ma se non
c’è nessuno?». E in effetti chi mai poteva permettersi di rispettare un
appuntamento, in una giornata così?

Donata Bonometti


IL CORTEO

Silvio Berlusconi a Genova, tre anni dopo il G8. E il ritorno è nello
stesso palazzo del summit del luglio 2001, lui stesso lo ricorda: «Eravamo
tre anni fa in questo splendido luogo. Quanta strada, da allora, abbiamo
fatto». Fuori dal palazzo, però, alcune scene già viste, come le strade
sbarrate per i genovesi e l’esigenza di esporre il pass per poter entrare
in una zona di massima sicurezza. Non sono mancati momenti di tensione e
non solo per il corteo studentesco, i fumogeni dei noglobal e il sit-in di
consumatori e pensionati.

Verso mezzogiorno è scattato il massimo allarme
proprio a Palazzo Ducale: un fotoreporter, con il sua potente zoom, ha
individuato, una persona con fucile sul tetto di un palazzo in piazza
Matteotti. Gli agenti in borghese hanno controllato con il binocolo e con
una telecamera televisiva: l’uomo c’era, pure il fucile. Ma era un
tiratore scelto. Poi il premier è tornato in piazza De Ferrari e, come
sotto i Magazzini del Cotone, ha incontrato decine di genovesi che lo
invocavano: «Silvio, Silvio», per una stretta di mano, un bacio. Lui si è
concesso.

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