Home > L’assemblea «sovversiva» di Sepe

L’assemblea «sovversiva» di Sepe

Publie le giovedì 20 novembre 2003 par Open-Publishing

Il musicista napoletano presenta la ristampa di «Lavorare stanca»

FRANCESCA PILLA

NAPOLI

«I carabinieri morti in Iraq hanno il mio rispetto come esseri umani,
ma non li giudico eroi. Eroi sono quelle persone che spesso muoiono
in fabbrica, che perdono la mano in una pressa, che tutti i giorni
avvitano bulloni. Per loro non sono previsti onori di stato». La
ristampa del cd Lavorare stanca (edizioni il manifesto) di Daniele
Sepe è stata presentata lunedì alla libreria Feltrinelli di Napoli.
Ma chi si aspettava che il sassofonista napoletano avrebbe suonato
qualche brano incluso nel cd è rimasto profondamente deluso.

Soddisfatto invece nel vedere l’evento trasformato in
un’assemblea «sovversiva», il pubblico che da sempre segue il
musicista. Così a qualche spettatore scandalizzato intervenuto nella
discussione perché «un musicista deve parlare di musica non di
politica», Daniele Sepe ha risposto con la sua aria placida: «Il mio
cd s’intitola Lavorare stanca racconta del lavoro alienante, dei
padroni, dell’ereditarietà delle professioni, di classi ancora
blindate. Il titolo non è Amore mio, mi manchi».

Tra gli applausi di
una sala affollata si è acceso il dibattito: sulla Coppa America a
Napoli, che stravolge il progetto di riqualifica dell’area di
Bagnoli, sulla condizione dei lavoratori senza tutele, costretti a
essere schiavi della produzione-consumo e che si fanno un «mazzo a
tarallo». Parole volgari? «Meglio di chi parla educatamente, ma
nasconde messaggi pericolosi», ha detto ancora Sepe. Accompagnato
nella presentazione da Angelo de Falco del gruppo operaio di
Pomigliano E’ zezi, e da Enrico del Gaduio, che da poco ha inciso un
cd su musiche di Charles Mingus (dal titolo Aaahhhuuummm), Sepe è
andato avanti fino a toccare un argomento delicato: il recente
attentato di Nassiryia.

«Quegli uomini avevano scelto liberamente di
andare in guerra, e in guerra si ammazza e si muore. Chi rifiuta
questa logica ha la mia stima», ha detto il sassofonista. Il clima si
è acceso e la platea si è divisa tra pacifisti in disaccordo con il
cordoglio nazionale, e sostenitori del riconoscimento a quei soldati
che sono «figli del nostro Sud». A placare i toni ci ha pensato la
Contrabbanda di Luciano Russo, che nei momenti più duri del confronto
ha suonato clarinetti, trombe, sassofoni e tamburi, lasciando
spaesata una sala che però non ha mancato di dimostrare entusiasmo
per la banda. Alla fine in molti sono andati via con una copia di
Lavorare stanca. Un cd che nel 1998 ha vinto il premio Tenco come
miglior disco in dialetto, per la sua originalità nei passaggi
trasversali, in stile jazz, etnico, ragge cucinato con musica
popolare.

Tra i brani Vinum bonum, un inno a Bacco, un arrangiamento
di Ederlesi, omaggio alla tradizione rom, una cover di Black Market,
di Josef Zeminul.

franco