Home > LA RIDICOLA RISSA PER IL CROCIFISSO
Il crocifisso riproduce un uomo inchiodato alla croce - morto dopo una evidente terribile e terrificante agonia. L’assuefazione a quell’immagine sin da bambini si risolve nell’effetto psicologico dell’ indifferenza alla stessa fino a farne un ben noto e diffuso amuleto di moda attuale. Se tale indifferenza davanti alla raffigurazione della sofferenza e della morte è accompagnata dalla fede, si risolve in una specie di culto della sofferenza e della morte stesse perché "patite" - secondo la narrazione evangelica - dallo stesso Cristo, ritenuto figlio unigenito di Dio, "per l’occasione" nella qualità, anche "fisiologica", di uomo. I primitivi seguaci di Cristo (non saprei quanto prodotto di Paolo di Tarso) assunsero - del tutto legittimamente - il crocefisso come simbolo del loro credo.
Giorni fa - siamo al 27 di ottobre 2003 - un tale giudice, onesto e coraggioso, ha sentenziato la rimozione del crocefisso da una scuola elementare di un piccolo paese di casa nostra e, per estensione, da tutti i locali pubblici del territorio nazionale. (I nomi non hanno importanza). La sentenza è così ovvia, scontata e legittima sul piano morale e scientifico, da sembrare perfino superflua: infatti, una Repubblica non confessionale, e quindi laica - tale da quando la religione cattolica ha cessato di essere "di Stato" - non solo non ha facoltà di consentire di esporre il simbolo "cristiano" in luoghi pubblici ma ha il dovere di vietare di esporlo specie quando il locale (scuola o altro) è frequentato anche da non cattolici. Sfidiamo chiunque a dimostrarci che ci sia un solo luogo - che non sia la chiesa o una scuola di tipo ecclesiastico (anche se permangono dubbi anche qui) - frequentato da solo cattolici convinti e praticanti. Quando poi, come nel caso specifico, ci sono dei bambini musulmani (e tali, per la verità, non dovrebbero essere in quanto bambini!), c’è perfino la certezza della diversità. Per completezza del discorso c’è da aggiungere che in bambini, sebbene catechizzati anch’essi ma non assuefatti all’immagine del simbolo in questione, il crocifisso può essere perfino scioccante. Si ricordi che l’islamismo, discutibile come tutte le religioni (espressioni biosociali dell’infanzia dell’umanità), ha, fra gli aspetti diciamo così positivi, quello di non raffigurare Dio (Allah) in alcun modo.
La sentenza ha prodotto una rissa fra contrari e favorevoli dandoci la misura dell’ignoranza e della malafede, quest’ultima riferibile soprattutto agli uomini di potere, che dovrebbero far rispettare i doveri di uno Stato laico se non fossero interessati (ma non lo dicono!) al proprio potere cioè all’elettorato "cattolico". A questo proposito sono esplose ed esplodono delle considerazioni, da parte clericale (ma non solo!), che sono più che altro delle barzellette (naturalmente dell’ignoranza e/o malafede). Per esempio:
1 - Il crocefisso rappresenta la fede cristiana degli italiani! Sarebbe pacifico chiedersi se si tratti della croce che accompagnava i massacri cruenti - non certo cristiani - dei Crociati o quella delle raffinate torture degli inquisitori che la mostravano alle vittime, se quella delle stragi degli Ugonotti o di altri oppositori del potere papale, o se quella all’ombra della quale la Chiesa, in diciassette secoli di storia istituzionale, ha concluso accordi o patti di complicità, dall’Imperatore Costantino all’Uomo della Provvidenza ai vari Franco, Reagan e Pinochet.
2 - La rimozione del crocifisso offende la coscienza degli italiani. La coscienza degli italiani non è il sentimento (pur rispettabile) di persone semplici o fanatizzate (magari fino al punto di fare del male al "prossimo" per amore di Dio: per dare maggiore effetto io le chiamo "catoliche": alla latina). Per altro, paese cristiano non può essere uno che addotta un’economia di origine animale, quindi concorrenziale e sperequativa, che produce, per ovvia conseguenza, alla stregua di una guerra, vincitori e vinti, in altre parole "berlusconi" sfondati da un lato (che non sanno quanta ricchezza parassitaria, con relativo potere, posseggono) e, dall’altro, gente, che, senza colpa, non dispone nemmeno di un tetto. Negli USA - la più grande democrazia del mondo - si chiamano homeless e ce ne sono a centinaia di migliaia. Il cristianesimo, riferibile alla figura amabile del Gesù, non si risolve nella carità ma esiste solo laddove è reale una giustizia economica di tipo comunitario in cui ciascuno ha di che vivere per il solo fatto di essere nato. Il resto è viscida ipocrisia.
E’ ben evidente che si dice cristiano e si pensa cattolico: il sentimento cristiano e la fede cattolica (soggezione sacramentale-politica all’istituto politico religiosiforme della Chiesa dei Papi sono due cose totalmente diverse e incompatibili).
Va aggiunto che la catechesi infantile (di qualsivoglia fede, non solo religiosa, ma anche politica) è, dal punto di vista della scienza psico-etica un crimine contro la specie e la civiltà perché si risolve nel sequestro preventivo della ragione del bambino, il quale ha diritto - per natura - di farsi le proprie convinzioni solo attraverso la propria esperienza anche intellettuale e di professarle in autonomia di coscienza. L’educazione (pedagogia) non fa ma aiuta a "farsi". Altrimenti è propaganda per l’infanzia.
Per queste (ed altre possibili) ragioni la rimozione del crocifisso da qualunque luogo non privato è:
1 - superamento dell’ostentazione di un simbolo-feticcio o totem proprio dell’età biosocio-infantile e tribale (antropozoica);
2 - rispetto di tutte le religioni (meglio: di tutte le convinzioni religiose), compresa quella cattolica, indipendenti da ostentazioni ufficiali primitive,
3 - rispetto dell’infanzia;
4 - rispetto della coscienza civile che è, per definizione di civiltà adulta, laica.
Si smetta una buona volta di abbandonarsi a risse pseudo-religiose infantili a colpi di barzellette che fanno piangere e si pensi al dovere di rispettare i nostri figli, che non abbiamo alcun diritto di fare "a nostra immagine e somiglianza" come, del resto, lo stesso diritto positivo insegna.
E’ sconsolante che il Presidente della Repubblica, tutore supremo del Diritto, non sappia:
1 - che in locali pubblici (con particolare riferimento a quelli scolastici) di uno Stato non confessionale - cioè laico - non possono essere esposti simboli confessionali per una contraddizione in termini di evidenza totale e inoppugnabile;
2 - che se in Italia tale obbligo non viene rispettato significa soltanto che il diritto viene sopraffatto dall’abuso del potere;
3 - che la croce, nata come simbolo del cristianesimo primitivo, non ancora istituzionalizzato, è stato successivamente simbolo di comportamenti ed atti criminali forse superiori per efferatezza e atrocità a quelli del nazismo;
4 - che assumere il crocifisso come simbolo della cultura italiana (ed europea) è spregiativo della cultura in questione e, quanto meno, riduttivo;
5 - che per la Chiesa cattolica, sin dalla impostura dell’Imperatore Costantino, il crocifisso è anche simbolo del suo potere (politico) sugli uomini, che lo riproducono simbolicamente anche con il noto "segno della croce" e che pertanto l’esposizione dello stesso, perfino in ambienti non specificamente cattolici, significa semplicemente presenza-ammonimento del potere della Chiesa;
6 - che non ha alcun diritto di identificare il proprio personale sentimento di sudditanza medioevale al Papa con i sentimenti certamente molto variegati della collettività nazionale.
Carmelo R. Viola
(Centro Studi Biologia Sociale di Acireale)