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LA TRAGEDIA PALESTINESE: VOLONTA’ SIONISTA - PARTE PRIMA

par lucio galluzzi

Publie le lunedì 28 luglio 2014 par lucio galluzzi - Open-Publishing

Capire la Storia prima dell’avvento del terrore
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L’INIZIO: La Conferenza di Berlino del 1884 e i pensatori/filosofi sionisti
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Quello che l’Occidente sa della questione palestinese e del martirio in atto nella Striscia di Gaza è esattamente ciò che gli organi di disi/informazione, nazionali ed internazionali, da sempre impongono: balle Storiche miste ad ideologia/schieramenti

imposti dall’ignoranza e e dal pressapochismo di chi s’illude di far giornalismo scrivendo senza cognizione e studio della materia che tratta.

E’ così che tutti noi sappiamo che un popolo, perseguitato da sempre, fino a subire l’Olocausto nazista, in fuga per trovare una Patria, finalmente la trova ci va e vuole vivere in pace, ma guarda caso non può, perché ci sono dei barbari [stranieri], cattivi e sanguinari che li appena vedono arrivare cominciano pure loro a odiarli senza motivo, sono terroristi palestinesi, anzi sono tutti i palestinesi, che li vogliono cacciare con la violenza e il sangue, le bombe e i kamikaze... e allora gli israeliani che possono fare poveretti? Devono difendersi!
Che Israele di difenda da sempre dai cattivi arabi assassini confinanti, che li attaccano e li vogliono sterminare, è "verità universale".
Ma non è così.
Israele ammazza i civili a Gaza?
E’ vero, ma lo deve fare per difendersi dall’ennesimo tentativo di annientamento.
Fino a quando la narrazione sarà questa, noi, Occidente, che siamo quelli i posto del Potere, non riusciremo mai a fermare il conflitto israelo/paletinese.
Per capire occorre studiare, non sui giornali, neppure facendosi riempire il cervello dai TG o ancor peggio da canali tematici che raccontano la Storia che a confronto Vulvia su Rieduchescional Ciannel è tutta la dinastia Villari in persona.
Ci hanno raccontato l’orrore del conflitto tra Israele e Palestina partendo non dall’inizio, ma dalle stragi agli aeroporti dell’OLP, dai guerriglieri di Abbas che rapiscono ed uccidono un ostaggio USA, Hamas che si fa esplodere... ed è così che l’opinione pubblica pensa, ed è convinta che sia così, che ci sia un gruppo di fanatici criminali, delinquenti, assassini che colpiscono Israele per la presa del potere e per annientare gli ebrei.
Per comprendere come stanno realmente le cose e capire quello che sta succedendo, si deve tornare indietro, alla Conferenza di Berlino del 1884/1885, lì si sedettero ad un tavolo le maggiori potenze europee e stabilirono un principio, fondamentale per rendersi veramente conto di cosa sta succedendo oggi in Palestina, il principio era quello della "Terra Nullius".
Si era in pieno colonialismo e gli Stati padroni espansionisti dovevano in qualche modo giustificare il loro andare in casa altrui, conquistare ammazzando, cancellando etnie, prendendosi risorse e e quanto più a loro facesse comodo; dissero allora: "esistono terre che sono Terra Nullius, terre di nessuno, popolate da barbari e tribù, poco distanti dalle scimmie... Su quelle terre noi abbiamo diritto di andare, colonizzare e dominare, portando la civiltà".
La Palestina entrò a far parte dell’elenco delle Terra Nullius, considerata dal piu grande sionista mai esistito, Theodor Herzl [morto nel 1904] "una terra senza popolo da destinarsi ad un popolo senza terra [gli ebrei]".
Partendo da questa affermazione, si può capire quello che è successo da un secolo e mezzo fa fino ai tragici momenti attuali: lo spirito e la natura della nazione israeliana è animato dalla convinzione che il proprio popolo sia elevato, colonizzatore di una terra di barbari, che sono ancora barbari e che quindi, Israele ha diritto di colinizzare completamente per portare la democrazia, la libertà... contro un popolo [palestinese] che non c’era, non esisteva e di conseguenza non può e non deve reclamare niente.
Golda Meir, quarto premier isrealiano negli anni ’70, contemporanea alla strage ai giochi olimpici di Monaco, disse della Palestina: "Ma a chi noi dovremmo restituire la terra che non c’è nessuno a cui restituirla?".
La Meir, che era di Milwaquee-USA, ignorante in Storia, era "figlia" della Conferenza di Berlino, era piu’ che convinta che il popolo palestinese non esistesse, semmai poteva esserci delle tribù sparse qua e là, tipo zingari.
Ma il popolo palestinese c’era ed era numerosissimo e prima che arrivassero in zona i sionisti europei viveva in perfetta armonia con gli ebrei in quei territori.
Grandi rabbini del XX secolo testimoniarono all’atto della creazione dello Stato di Israele che "la condizione degli ebrei in Palestina, prima del sionismo era una condizione del tutto pacifica, quasi ideale" .
Il 16 luglio 1947 il rabbino Joseph Swidsinski, testimoniò di fronte allo Speciale Comitato Onu sulla Palestina, queste le sue parole: "non vi fu mai un momento nell’immigrazione degli ebrei ortodossi europei in Palestina [si riferisce a periodi antencedenti il sionismo, NdA], nel quale gli arabi abbiano opposto resistenza alcuna, al contrario, gli ebrei erano i benvenuti per via del progresso economico che ricadeva sugli abitanti locali [...]"
Barn Kappahl, rabbino molto noto perché lavorava negli USA, alla scuola Bnos Yakov Girl di Brooklyn, testimoniò anni dopo pure lui all’ONU: "gli arabi furono sempre assai amichevoli e noi ebrei condividemmo la vita con loro, a Hebron, secondo le regole di buona amicizia. Sono a conoscenza di una lettera del Gran Rabbino di allora del Gerald (H)Assidim, il polacco Avraham Mordechai Alter, che riguardava un suo viaggio in Terra Santa, risalente ai tempi [fine dell’ 800, NdA] in cui si parlava di emigrare laggiù. Lo scopo del suo viaggio era di capire che tipo di persone eranoi Palestinesi, così da poter dire, poi, alla sua gente se andarci o no. Nella lettera egli scrisse che erano persone amichevoli e assai apprezzabili [...]"
Gli ebrei allora vivevano in pace e amicizia in con gli arabi ed emigravano con tranquillità in Palestina, venendo accolti con tutti i favori possibili; che è successo dopo?
Perché da una emigrazione e convivenza assolutamente positive, gli ebrei cominciato prima ad avere problemi ad andare in Palestina, iniziano gli attriti, partono le diatribe violente, iniziano le guerre che per 60 anni hanno portato ad una vera e propria pulizia etnica della popolazione palestinese... fino agli orrori di queste ore?
Gli ebrei furono sempre perseguitati, ancor prima della follia nazista, fine ’800 inizi ’900; erano perseguitati in europa da tempo e tempo e giustamente carcavano una propria "Casa", una "Patria" dove rifugiarsi e sentirsi sicuri.
Alcuni grandi pensatori, tra i più importanti, del nazionalismo ebraico, Moses Hess [comunista, hegeliano, collaboratore di Karl Marx, NdA], pensavano al Canale di Suez come Patria per gli ebrei; ma lì non si poteva colonizzare lo avevano già fatto, ed erano presenti gli inglesi, bisognava interpellarli e con loro pure gli arabi si quei posti.
Leon Pinsker [pioniere e attivista sionista, fondatore e leader del movimento Hovevei Zion, NdA], ipotizzava gli Stati Uniti oppure la Turchia per l’insediamento del popolo ebreo, sognava uno stato d’Israele ai confini con il Canada.
Theodor Herzl [fondatore del movimento politico del sionismo, NdA], ipotizza come prima opzione l’Argentina e dopo pensa alla Palestina.
Per cui i prima grandi pensatori ebrei non avevano alcun legame biblico con la Palestina, Pinsker addirittura consigliava di starsene lontani dalla Palestina perché "non dobbiamo essere invischiati in questa melassa storica del ricordo biblico".
Ma tutti i tentativi diplomatici per trovare una "Casa/Patria" d’Israele, nelle ipotesi fatte dai pensatori sionisti, fallirono, e purtroppo, oggi possiamo dire purtroppo, la scelta fu obbligatoria: Palestina.

Continua...

Lucio Galluzzi

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