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LUNEDI 15 Dicembre alle ore 21 presso il LABORATORIO BURIDDA

Publie le venerdì 12 dicembre 2003 par Open-Publishing

Nel ribadire il no al rinnovo del mandato parlamentare che autorizza l’invio
di truppe italiane in Irak . Il Forum Sociale di Genova rinnova l’invito
a tutte le associazioni,partiti politici, singole persone, a partecipare
alla riunione che si terrà

LUNEDI 15 Dicembre alle ore 21 presso il LABORATORIO BURIDDA
(vIA bERTANI ex facoltà Economia).
Questa riunione ha lo scopo di discutere edefinire anche eventuali
mobilitazioni/o
eventi prima del voto parlamentare

xil Forum
Ugo Beiso

In allegato il documento elaborato dal Forum Sociale di Genova offerto come
base per eventuale adesione e discussione

Documento in occasione del dibattito sulla "missione" Italiana in Iraq-

Dopo l’ingiustificata aggressione all?Afghanistan e nonostante una
opposizione
globale, la più numerosa mai vista nella storia, contro la guerra preventiva
all?Iraq, le oligarchie del mondo hanno portato avanti il loro progetto
di attaccare e occupare anche quel paese, utilizzando pretesti falsi per
loro stessa ammissione.
Attualmente, a sei mesi dalla cosiddetta "fine" della guerra, si assiste
ad una persistente e crescente presenza delle truppe di aggressione e si
prospetta una loro indefinita permanenza in Iraq.
La società irachena ha subito il regime brutale, negatore di ogni diritto
democratico, di Saddam Hussein,colpevole tra l?altro di una criminale
repressione
nei confronti dei Curdi. Sotto quel regime esistevano comunque laicità,
lavoro, scuole, strutture civili e sanitarie. La guerra le ha distrutte,
come ha distrutto MIGLIAI DI vite umane.

Sei mesi dopo la "fine" della guerra la incapacità degli occupanti di
garantire
la sicurezza personale e le libertà essenziali è manifesta altrettanto
quanto
è manifesto il fatto che la occupazione è un ostacolo allo sviluppo di una
vita civile , legata a condizioni di pace, alla possibilità di attività
produttive e commerciali.
Inoltre, mentre la realtà dell’occupazione militare provoca come risposta
azioni di resistenza armata da parte dei cittadini,fa anche lievitare i
piani criminali di un terrorismo che si abbatte su obiettivi civili
oscurando
la legittima resistenza alla occupazione di tutti i popoli attaccati ed
occupati .

Queste azioni terroristiche, introducono logiche di delega, prepotenza
e simbolismi non diversi da quelli rappresentati e sostenuti dalla politica
di aggressione degli¹USA e del neoliberismo che ne è la base.
E’ su queste azioni che si focalizzano i messaggi dei media in tutto il
mondo, per soffocare la voce di milioni di cittadine e cittadini che in
tutte le piazze del mondo hanno denunciato la falsità delle motivazioni
con cui si voleva giustificare la guerra preventiva, ne hanno denunciato
le incalcolabili conseguenze ,chiarendo le connessioni fra l’attacco
all’Iraq
e le guerre economiche che il neoliberismo porta avanti per realizzare il
suo controllo sull’intero pianeta. Esse ed essi vengono addirittura accusati
per questo di connivenza con il terrorismo: in tutto il mondo occidentale
si sono riproposte leggi che criminalizzano preventivamente la libertà di
espressione.
Nell?¹esprimere opposizione alla guerra il movimento si è fatto voce
collettiva
per chi in Iraq voce non aveva.

Adesso che la guerra continua in occupazione armata, che le vittime si
contano
ogni giorno e ancor più quando queste ci toccano da vicino, e mentre si
moltiplicano gli attentati dei terroristi in tutto il mondo, il movimento
si assume ancora alcuni compiti. Crediamo necessario lavorare in tutto
il mondo, e quindi in ogni luogo, per dare voce alle richieste di
autodeterminazione
dei popoli occupati.
Perché agli iracheni sia permesso di lavorare alla riaggregazione sociale
intorno alla soluzione dei problemi primari causati dalla guerra, ed intorno
ad una ipotesi di governo che può generarsi solo dall?interno della società.
Sei mesi per imporre la democrazia hanno prodotto militarizzazione, fame,
disgregazione sociale, e morte quotidiana. dell?Iraq.
Perché in ciascuno dei paesi che hanno mandato truppe in Iraq,o che stanno
per mandarle o per riconfermare le missioni militari, si faccia sentire
l?opinione delle cittadine e dei cittadini di ogni paese, che sappiamo
fortemente
avversa alla partecipazione a questa occupazione militare.

Continuiamo a denunciare le violazioni del diritto internazionale come
sancito
dalla carta dell?ONU, del tribunale contro i crimini di guerra, della
convenzione
di Ginevra, del Tribunale dell’Aya, e lavoriamo con questi strumenti di
legalità per far si che si processino amministrazioni, governi e leaders
che hanno promosso la guerra e mantengono la occupazione, per tutti i
crimini
che hanno commesso e continuano a commettere.
Continuiamo a costruire legami concreti con la società civile irachena,
come anche degli altri paesi occupati, Palestina, Afghanistan e Kurdistan,
per funzionare come cassa di risonanza per la loro voce.
Che la voce dei popoli che resistono per costruire il loro presente ed
il loro futuro sia alta e chiaramente distinguibile dal rumore assordante
delle armi.

Quindi saremo presenti in ogni paese a chiedere che cessi la occupazione
dell?Iraq, che siano ritirate subito tutte le truppe, che sia affidata ad
organizzazioni internazionali indipendenti la fattiva solidarietà diretta
alle emergenze, mentre si ristrutturano le forme del consenso e della
autodeterminazione,
possibili solamente in un paese liberato. Che siano lasciate agli iracheni
le loro risorse e a ciascuno sia data la compensazione per i crimini di
guerra, di occupazione e di embargo subiti dalla popolazione civile. Che
gli iracheni siano padroni delle proprie risorse e dei rapporti economici
per provvedere alla ricostruzione.
Come cittadine e cittadini di una Europa che vogliamo solidale e luogo di
diritti, democrazia e pace e che invece trova la sua identità primaria come
Europa che si riarma e si blinda, denunciamo e contrasteremo tutti i
processi
di questo riarmo, e la creazione di una forza armata europea.

Nella circostanza in cui il parlamento italiano deve decidere se
riconfermare
la partecipazione italiana alla occupazione in Iraq, ribadiamo che le
ragioni
per cui le truppe sono andate in Iraq erano falsificate ed ingiustificabili,
che è dimostrato che ?il pericolo Iraq? era inesistente e che la
?democrazia?
non si porta con le armi, che il terrorismo si giova della occupazione
e prepara il suo radicamento nei luoghi occupati, che la occupazione non
ha prodotto nessuno degli esiti conclamati , che sortisce morte e miseria
, che non ci sono motivi per mantenere una presenza in Iraq delle truppe
italiane.

Chiediamo il loro ritiro incondizionato, come pure il ritiro di tutte le
truppe di occupazione in Iraq. Che l’Iraq sia ridato agli Iracheni.

Il FORUM SOCIALE DI GENOVA