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La Bolivia sospende le sue esportazioni di Gas
Publie le martedì 14 ottobre 2003 par Open-Publishingcnn (13/10/2003 08:38)
13 ottobre, 2003
Le proteste di El Alto hanno portato un bilancio di vari morti e la sospensione delle esportazioni
di gas a nuovi mercati.
LA PAZ — Il presidente della Bolivia ha annunciato lunedì che sarà sospesa l’esportazioni di gas
a nuovi mercati dopo i violenti incidenti e la repressione militare che hanno lasciato un bilancio
di almeno cinque manifestanti uccisi e decine di feriti (falso: sono 26 i morti di solo ieri, come
già sapete, e 92 i feriti, ndt) nella città di El Alto (e non solo lì, idem) vicina a La Paz, dove
le autorità avevano imposto lo stato d’assedioe.
La decisione di sospendere i progetti di esportazione, contenuta in un decreto governativo, è
stata annunciata dal presidente Gonzalo Sànchez de Lozada in una conferenza stampa al mattino di
lunedì.
"Il governo delibera che non si esporterà gas naturale a nuovi mercati", ha detto il capo di Stato
leggendo l’articolo unico del decreto nella sua residenza ufficiale di San Jorge, un quartiere del
sud di La Paz.
Ha aggiunto che la vendita estera di idrocarburi non si effettuerà "finché non si realizzino
consultazioni su questa risorsa", e perciò ha auspicato che si inizi "un immediato processo di dialogo
tra i boliviani e altri dibattiti con organizzazioni della società civile, che dovranno
concludersi il 31 dicembre del 2003".
Sánchez de Lozada, del quale esigono le dimissioni diversi settori sociali mobilitati nelle
proteste e nei blocchi delle autostrade da quattro mesi, non ha risposto a domande della stampa.
Il suo portavoce Maurizio Antezana ha detto che dopo l’emissione del decreto il governo si aspetta
che "si decomprima la pressione" che, secondo organismi per i diritti umani, ha precipitato il
paese nel suo peggiore momento dal ritorno alla democrazia, 21 anni fa.
Dopo la dichiarazione dello stadio d’assedio, soldati boliviani pattugliavano le strade di El
Alto.
Antezana ha detto che l’esercito ha deciso di imporre la legge marziale a El Alto dopo che i
manifestanti avevano attaccato soldati nella notte di sabato con armi da fuoco e pietre (perdio! dice
questo dopo 25 morti tra i manifestanti e uno nell’esercito! ndt).
Il portavoce presidenziale ha detto che la legge marziale era necessaria "per garantire la
sicurezza dei cittadini e proteggere le proprietà pubbliche e private" (cioè quelle delle multinazionali
cui erano destinate le 12 cisterne di gas del convoglio di ieri..., ndt).
Le proteste si sono concentrate nel rifiuto di un progetto - che il governo afferma non esistere
(però fa un decreto di revoca..., ndt) - per esportare gas, la principale ricchezza naturale della
Bolivia, verso i mercati dell’America del Nord attraverso un porto del Cile.
La Bolivia ruppe le relazioni con il Cile nel 1978, per una contesa derivata da una guerra del
1879 (condotta attraverso le cannoniere... Usa, ndt) nella quale il paese aveva perduto il suo
litorale per mano del suo vicino.
La Bolivia vende dal 1998 gas naturale al Brasil, con un contratto che dovrà prolungarsi per 30
anni e non deve assorbire più di 7 miliardi dei 54,8 di piedi cubi che la nazione, la più povera
dell’America del Sud, ha come riserve rilevate e prevedibili di questa risorsa.
Antezana ha detto che una copia del decreto è stata inviata a ciascuno del leaders civici,
sindacali, comunitari e contadini di El Alto, città di 800mila abitanti che forma parte della zona
metropolitana di La Paz.
El Alto ha compiuto con domenica il quinto giorno di un cruente sciopero generale e a tempo
intedeterminato in difesa del gas e contro la permanenza dell’imprenditore Sànchez de Lozada (amico di
Bush padre e figlio e socio indiretto della Enron e di Dick Cheney, ndt), 73 anni, alla presidenza.
L’esercito boliviano ha affrontato domenica manifestanti in questa città militarizzata in violenti
incidenti che hanno lasciato sul terreno da 5 a 20 morti e da 31 a 91 feriti (però, come variano
le cifre da un paragrafo all’altro..., ndt).
Il governo ha detto che nella violenta giornata sono morte cinque persone (ah, ecco: il
governo..., ndt), tra queste un soldato, ma l’Assemblea Permanente per i Diritti Umani in Bolivia (la APDHB,
ndt) ha rilevato un bilancio di 20 morti (26, dall’ultimo comuncato, ndt) e 91 feriti (92, idem),
che ha ricavato da diverse fonti ospedaliere e della società civile (principalmente, la Red Arbol,
ndt).
"E’ molto difficile stabilire un bilancio esatto, ma le informazioni che abbiamo analizzato ci
permettono di affermare che ci sono stati 20 morti e 91 feriti a El Alto e nelle zone vicine", ha
detto alla Reuters il presidente dell’organismo, Waldo Albarracín.
El Alto, una delle città della Bolivia meno visitate, è abitata in grande maggioranza da migranti
(interni, ndt) indigeni dell’impoverito settore rurale.
Il governo di Sànchez de Lozada, che ha reiteratamente affermato che non cedrà un solo giorno del
suo mandato di 5 anni previsto fino al 2007, affronterà lunedì (questa è la parte del servizio
scritta ieri sera ora boliviana, ndt)una ondata di scioperi e blocchi di autostrade in continuità con
le proteste scatenatesi da quattro settimane.
Tra le altre misure annunciate, oltre allo sciopero di El Alto e di un debole sciopero a tempo
intedeterminato proclamato il 29 settembre dalla Centrale Operaia Boliviana (COB), sindacato unico
del paese, si sommeranno paralisi da parte dei professori, degli autisti, dei macellai e dei
panettieri, tra gli altri.
Dovrà anche cominciare un blocco delle autostrade nella conflittuale regione tropicale del
Chapare, nel centro del paese, controllata dal leader cocalero e principale avversario di Sànchez de
Lozada, Evo Morales.
Il governo ha annunciato sabato che leaders dell’opposizione, capeggiati da Morales, si sono
imbarcati in un processo di sedizione col proposito di scatenare un colpo di Stato in Bolivia (in
realtà, era una velata minaccia, svelata coi carri armati nelle strade e la strage di ieri, ndt).
Le proteste sociali, i blocchi contadiini delle strade che circondano La Paz e gli scontri tra
manifestanti e forze di sicurezza hanno lasciato fino a domenica 31 morti e circa 120 feriti, secondo
le informazioni diverse da quelle del governo (mica male, la cnn americas..., ndt).
http://www.cnnenespanol.com/2003/americas/10/13/bolivia.protestas/index.html