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La morte di un poeta Freak Antoni

par Antonio Recanatini

Publie le giovedì 13 febbraio 2014 par Antonio Recanatini - Open-Publishing

Il racconto della sua storia troverà spazio in molte pagine, invece il valore di una poesia controcorrente, attuale e sopra le righe passerà sottobanco, così, come spesso accade. In virtù di questa abitudine, voglio essere presuntuoso, al punto da spingermi a immaginare un suo possibile aforisma, “la riflessione consuma e gli italiani tengono a rimanere intatti”.
È stato definito poeta irriverente del rock demenziale, qualcuno si è spinto oltre è ha sostenuto la tesi dell’intellettuale fuori dagli schemi, un istrione capace di cambiar pelle per trionfare nei sobborghi.
La sua poesia ha un colore ironico, in bianco e nero con sfumature di rosso porpora a decantarne la plusvalenza del volo pindarico, un esilarante e peccaminoso vortice di metafore, di allusioni atte a scardinare il bigottismo. “i gelati sono buoni, ma costano milioni” o “la fatica mi deprime e mi tiene sulle spine, ma se vado fuori a cena, prendo un gelato all’amarena”, c’è molto di demenziale in tutto ciò, se non troverete il termine di paragone al gelato, in questo caso da identificare in vizio, ancor più, in pesante vizio. In uno dei suoi testi cantava “Io sono un perdente contrario di vincente poco interessante per niente seducente” parole da unire ad altre come “Nella vita è importante che gli altri ti vengano incontro, così sai da che parte spostarti”. Roberto Antoni, come molti poeti, non è stato un arrivista, volava basso, volava in disparte, per poi tornare a planare sul senso di competizione infantile degli italiani, “Non c’è gusto in Italia ad essere dementi” è il titolo di uno dei suoi ultimi libri. “Un affresco spontaneo di testi inediti”, di passaggi mozzafiato, contro il regime perbenista, del finto buonismo, una stilettata agli uomini di questo tempo in perenne crisi mistica e la cultura del paradosso a sostenere sentimenti proibiti a “menti malate”.
La poesia di Freak Antoni ha sempre mirato all’ipocrisia, alla finta umiltà e ai finti proclami rivoluzionari “Qualche volta io mi cerco la rivolta ogni tanto poi mi sento molto stanco però oggi ho trovato il giusto tono Sono Buono Sono Buono”. Alla difesa dei costumi dei ragazzi di strada, con l’omonimo brano “Tu sei in un altro mondo e` tutto quello che vuoi/conosco quel che vale un ragazzo come te/io sono un poco di buono, lasciami in pace perche’/Sono ragazza di strada/e tu ti prendi gioco di me
Uno dei suoi ultimi lavori discografici porta il titolo “Dio ci deve delle spiegazioni”, concetto blasfemo espresso in tanti testi e colorito dal malcostume italico “Gli italiani son felici/quando fanno sacrifici/gli italiani son contenti/se gli tagli gli alimenti”.
La sua poesia passa attraverso pensieri chiari e netti, “Non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti ad essere intelligenti”, fino a un “Non c’è gusto in Italia ad essere dementi (ma noi continuiamo a provarci lo stesso) e pare sia il suo ultimo lavoro.
Buon riposo Roberto

(Antonio Recanatini)

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