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La risposta agli arresti di D’Erme e gli altri
Publie le giovedì 15 gennaio 2004 par Open-PublishingOggi a Roma si svolgerà una manifestazione per denunciare l’operazione politica volta a colpire le lotte sociali e a dividere il Movimento. Le nostre prime reazioni agli arresti domiciliari dei 12 Disobbedienti romani sono state, non solo parole di solidarietà, ma anche di impegno per contrastare proprio il nucleo feroce che muove il procedimento giudiziario. E ora, anche dopo l’interrogatorio, le interviste ai protagonisti - a partire dalle belle e significative risposte di Nunzio D’Erme sui giornali di ieri - confermano ancor di più la nostra convinzione che vorremmo animasse l’intero corteo di oggi. Un corteo, ci auguriamo grande e impegnato, soprattutto popolare, proprio come sono questi ragazzi che appartengono profondamente a questa città, alla sua tradizione ribelle e trasgressiva. Che provano ad usare la disobbedienza per aprire brecce innovative capaci di ridefinire relazioni sociali, solidali, di contrasto alla ineguaglianza del mercato e del liberismo.
Non a caso - sottolineo - sono proprio loro tra i più impegnati nelle occupazioni delle case e, in quella giovane sperimentazione di uso politico di spazi pubblici, insieme alla ricerca dei nessi amministrativi.
La pratica della disobbedienza è una pratica grande e difficile. Parlare di essa sembra cosa facile, agirla è tutt’altro. Ha ragione Nunzio quando dice ".. noi disobbedienti siamo impegnati da tempo nella ricerca di forme che consentano la più larga partecipazione senza rinunciare alla radicalità. A questa ricerca non avviene in una campana di vetro, sono tanti quelli che vorrebbero costringerci a ricadere nella spirale dello scontro tutto violento". Perciò è ancora più attuale e davvero non derubricabile discutere di conflitto sociale, di repressione e di non violenza e non solo delle forme di piazza ma anche del come e del cosa definisce una società non violenta e dei percorsi che si sperimentano per costruirla.
Noi abbiamo detto siamo non violenti. Io, poi, donna da tempo, da quando militavo e dirigevo una struttura sindacale, mi batto perché in piazza si vada a mani nude, con il sorriso sul volto anche quando il conflitto si fa aspro.
Ma l’espulsione della violenza dal conflitto diventa efficace quanto più si fanno non violente le relazioni sociali. Questo Movimento ha dimostrato in tutti questi anni di avere in sé, nell’idea del mondo diverso, possibile il bisogno di rispetto per ogni vita e per ogni persona. Per questo guardiamo con inquietudine e denunciamo ogni tentativo volto a criminalizzarlo, quasi a volergli far perdere questo connotato o almeno a dividerlo tra buoni e cattivi. Questo è un Paese in cui pratiche inquietanti e oscure sono state, purtroppo, assai diffuse in varie epoche in modo tale da rendere più difficile impedire le tragedie che si sono consumate.
Rispetto a tutto ciò dobbiamo vigilare. Ma dobbiamo anche chiedere che vi sia il rispetto del conflitto e l’agibilità democratica come regola fondamentale e anche come pratica attiva di prevenzione dalla violenza. Noi siamo convinti che la non violenza abbia oggi una portata storica. Di fronte all’orrore della guerra preventiva, della spirale guerra-terrorismo, la non violenza non è solo il modo efficace di praticare l’antagonismo, ma anche l’unico modo che parla del mondo diverso che vogliamo. Un mondo che nasca in opposizione alla violenza, che ha accompagnato la storia umana, fatta di guerra ma anche di sopraffazione, di torti e ingiustizie, che oggi con la globalizzazione si accrescono invece che ridursi. Ancor di più è il tratto violento connaturato al formarsi della modernità statuale e alle stesse religioni di cui ci parla Revelli nel suo ultimo libro, che chiede di essere rimosso contestando la verticalizzazione della società fin qui conosciuta, in nome di una nuova orizzontalità di cui già ci parlano i Municipi ribelli animati anche dagli arrestati.
La disobbedienza è proprio parte di questo antagonismo nuovo e per noi si lega indissolubilmente alla non violenza. Per questo il nostro comportamento politico di queste ore, così denso di sentimenti di preoccupazione, è così netto e limpido: da nonviolenti siamo contro gli arresti e la criminalizzazione del Movimento. E per questo chiediamo a tutti e a tutte di essere in piazza perché Roma ancora una volta risponda con una grande partecipazione di massa e democratica.
Patrizia Sentinelli