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Le cifre dello scandalo

Publie le mercoledì 22 settembre 2004 par Open-Publishing

Dazibao


di Juan Gelman

Ci sono record mondiali che il Guinness dei primati non registra. Per esempio
la spesa militare degli Stati Uniti per l’anno 2004-2005 ascenderà a 500 mila
milioni di dollari e cioé 1.360 milioni al giorno, 56,6 milioni all’ora, più di
940 mila dollari al minuto e quasi 16 mila dollari al secondo.

Il mondo alberga circa 6 mila milioni di abitanti, dei quali oltre 2.800 milioni
hanno ingressi inferiori ai due dollari al giorno (Cifre del Banco Mundial).

La caduta del Muro di Berlino nel 1989 ha fatto tagliare le spese militari in
tutto il mondo, passando da più di 900 mila milioni di dollari negli anni 70
a 780 mila milioni nel 1999.

Alla fine del 2004 le spese saranno di circa 950 mila milioni, soprattutto per il considerabile aumento delle spese militari negli Stati Uniti. "Gli USA oggi producono circa la metà delle spese militari mondiali ed investono in esse l’equivalente a ciò che investe il resto del mondo" (Natalie J. Goldring).

Alla fine del 2003 in America Latina e nel Caribe c’erano circa 20 milioni di poveri in più rispetto al 1997 (Rapporto CEPAL) e cioé 9.100 latinoamericani poveri in più al giorno, 380 all’ora e 6 ogni minuto.
Le cinque potenze che maggiormente investono in armamenti, coprendo il 62% delle spese totali a livello mondiale, sono gli Stati Uniti (500 mila milioni all’anno), il Giappone (44 mila milioni), la Francia (40 mila milioni), il Regno Unito (35 mila milioni) e la Cina (26 mila milioni).
Un dato importante: a parte il Giappone, gli altri fanno tutti parte in modo permanente del Consiglio di Sicurezza della ONU, la cui assemblea generale chiede ogni anno la fine della corsa agli armamenti, il disarmo nucleare e il rispetto delle convenzioni internazionali su questi temi.

Il 44,4 % dei latinoamericani e caribeños - 227 milioni - vive sotto la soglia di povertà e il 79 % di essi - 177 milioni - sono bambini e adolescenti o giovani sotto i 20 anni. Il numero di indigenti arriva ai 100 milioni, il 19,4 % degli abitanti della regione. La metà dei maggiori di 60 anni non hanno alcun tipo di ingresso. Alla fine della decade passata il 11 % della popolazione dell’America Latina e Caribe - 55 milioni - viveva in stato di denutrizione. Acuta il 9 per cento dei minori di 5 anni e cronica il 19,4 per cento dei bambini fino a questa età (Studio CEPAL e PMA).
E’ la regione del mondo dove impera la maggiore iniquità per quanto riguarda la distribuzione della ricchezza. Il 20 per cento più ricco si appropria del 60 per cento degli ingressi totali e il 20 per cento più povero resta con solo il 3 per cento di tale ricchezza.
L’economista Nancy Birdsall ha realizzato uno studio per confrontare la situazione dell’America Latina alla fine degli anni 60 con quella creatasi dopo le dittature degli anni 70 e 80 e con quella dell’applicazione delle politiche neoliberiste.
Le dittature e la globalizzazione hanno duplicato il livello di povertà che ci sarebbe stato con le politiche economiche anteriori.
Lo scrittore Gore Vidal ha segnalato che "siamo sempre stati coinvolti nelle guerra perché, secondo la nostra politica, questa é la maniera per fare soldi". Così faranno soldi i padroni e azionisti del consorzio Halliburton, ma non molta gente di più. Secondo una statistica dell’Ufficio di Censimento degli Stati Uniti, nel 2003 il numero di statunitensi sotto la soglia di povertà sono stati un milione e 300 mila in più rispetto al 2002. Ora sono 35 milioni e 800 mila, il 12,5 per cento della popolazione totale.

"La relazione tra disarmo e sviluppo nel contesto internazionale attuale" é il titolo del documento di 30 pagine che un gruppo di 16 esperti militari convocati dalla ONU presenterà durante la 59esima Assemblea generale durante il mese di settembre.
"In una epoca in cui l’eliminazione della povertà e lo sviluppo in tutto il mondo sono mete non raggiunte per la mancanza di fondi, l’aumento delle spese militari globali costituiscono una tendenza inquietante. Con la fine della Guerra Fredda ci si aspettava che una diminuzione delle spese militari e un’atmosfera internazionale meno conflittiva avrebbero liberato risorse economiche, tecnologiche ed umane per lo sviluppo. Nonostante decadi di discussioni e proposte, la comunità internazionale non é stata capace di raggiungere un accordo che limiti le spese militari o che fissi una percentuale di queste spese per destinarla allo sviluppo nazionale".
Forse é così perché i governi guerrafondai, i complessi militari-industriali, le forze armate, i conglomerati petroliferi formano parte della comunità internazionale.

La statistica dell’ingresso pro capite internazionale più vecchia risale al 1780. In quell’epoca la disuguaglianza tra i paesi più ricchi e quelli più poveri era di tre a uno. Oggi é di settanta a uno (Javier Iguiñiz) e tutti fanno parte della comunità internazionale.

(di Juan Gelman - Pagina 12 - Argentina. Traduzione Giorgio Trucchi)