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Ma il movimento deve stare attento al "vecchio"

Publie le domenica 2 novembre 2003 par Open-Publishing

Non vorrei, veramente, continuare la catena della polemica. Sia perché,
ripeto, tutte le argomentazioni sono sul tavolo, per parte mia col
’intervista famigerata e ancor più con la lettera aperta che ieri ho diffuso
al mio indirizzario e su indymedia. Sia perché, e di nuovo questa mail cui
rispondo lo dimostra, evidentemente anche voi (che ho sempre stimato come la
parte tra le più intelligenti e nuove del movimento) non riuscite a evitare
gli insulti, pur non utilizzando l’asprezza e la vera e propria cultura
forcaiola (tale ritengo essere l’argomento: taci sporco assassino, sinora
rivoltomi solo dalla destra più retriva) che hanno utilizzano in questi
giorni Casarini, i Cobas con Bernocchi e le RdB con Pierpaolo Leonardi.

Non di meno, reputo insulto gratuito alludere a miei interessi elettorali,
come nella mail precedente (se può tranquillizzare, non godo di diritti
civili, dunque non posso né votare né essere eletto), così come affermare
che faccio e accetto di fare il gioco di qualcuno, come dite in questa.
Ma lasciamo stare gli insulti. L’assemblea "rifomdativa" che avevo proposto
era il tentativo di dare un contributo a uscire da una fase che mi pare di
empasse politica del movimento (mi pare che Bersani con una sua mail in
questa lista poco tempo fa ragionasse in qualche modo sulla stessa lunghezza
d’onda).

Dirò di più: temo che questo movimento sia entrato in una fase di crisi. Per
vari fattori, ma non ultimo per la logica "proprietaria" e colonizzatrice
che alcuni (non propriamente giovanissimi mi pare...) rappresentati di
alcune realtà e sigle (non propriamente nuove mi pare) hanno imposto non
tanto al dibattito quanto alle dinamiche del movimento. C’è, insomma, un
"vecchio" (politico e generazionale) che tende a soffocare il nuovo
(politico e generazionale) di questo movimento.

Proprio perché temo si sia entrati in una fase di crisi ho ritenuto di
lanciare un grido. I media possono essere, come ho detto, un sistema
onnivoro che produce spettacolarizzazione, anzi lo sono sicuramente. Ciò non
toglie che possa essere talvolta utile star dentro episodicamente al
meccanismo che - va da sé - mentre viene usato contemporaneamente usa.
Ho deciso di dire alcune cose a voce alta e chiara (aspettandomi le critiche
ma francamente non il linciaggio) perché la logica brigatista e quella delle
armi svolge un ruolo di "avvoltoio" (lo dico in senso descrittivo, non
offensivo) rispetto ai movimenti: quando questi si indeboliscono loro
possono sperare di arruolare e crescere. Ho accettato il rischio della
spettacolizzazione in modo calcolato (poi, ovviamente e come tutti posso
sbagliare i calcoli) per produrre un effetto di dibattito e riflessione.

Fuori, o in parti non centrali del movimento, questo dibattito in qualche
modo sta avvenendo e può crescere. In altri pezzi, invece, si è preferito
l’insulto e l’anatema. E quando non si tratta di insulti, si trattadi
posizioni a mio giudizio pericolose. Addirittura, con l’intervista di oggi,
Casarini, teorizzando che il conflitto sociale non può che essere
violento, -lui sì - fornisce ottimi argomenti e pretesti per la
criminalizzazione del movimento. Mi piacerebbe che qualcuno di voi e di
altri pezzi del movimento si confrontasse (pubblicamente, ovviamente) con
questa visione politica autolesionistica e autocriminalizzante della
disobbedienza.

Ribadisco, però, la mia profonda convinzione che il movimento è qualcosa di
più vasto e anche di parzialmente diverso della somma delle sigle. E
francamente è la parte che mi interessa di più, fors’anche perché è quella
cui ritengo di appartenere.

Per finire, ho detto che temo non siate in buona fede (laddove c’è un
beneficio del dubbio, che riaffermo) non già per il disaccordo con le mie
posizioni e dichiarazioni, quanto perché con il vostro comunicato (peraltro,
se non erro, mandato non solo in rete ma anche a media) vi siete - con minor
prontezza e minor violenza di altri ma con analogo conformismo - allineati
nel non contestare il merito delle cose che ho detto, preferendo la
scorciatoia dell’anatema e del processo alle intenzioni.

Preferirei aveste magari minor rispetto per la mia storia e maggiore per la
mia persona.

grazie, un saluto