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NOI, I MORTI
par lucio galluzzi
Publie le mercoledì 6 agosto 2014 par lucio galluzzi - Open-Publishing
Credo fermamente nella correlazione fra Samsara, Dharma e Karma.
Qualcuno la chiama Contrappasso, altri Destino, Coscienza Cosmica, Sinusoidale Storica, Causa/Effetto, Moto Browniano, Registratore Biologico Universale, Disegno Divino...
Io sono un non credente, non ho fede, men che meno speranza.
Sperare e un atto crudele imposto dai padroni, papi, governi, dal Principe di turno.
La speranza l’hanno inventata come altro oppio dei popoli oppressi: Samsara.
Chi vuole può ancora sentire le grida di Cesare nell’aria, l’odore della polvere e il rumore degli schianti del crollo del maledetto Impero Romano.
Chi ha sensi sa che il pungente aroma di ruggine, persistente, globale, impossibile da coprire anche con il più sofisticato soppressore di puzze, non è il ferro in decomposizione ossidata delle fabbriche in disuso, ma sangue, a fiumi, che scorre, da secoli, guerra dopo guerra, uomo contro uomo, cacciatore contro Natura, Maschio contro Femmina...
Ma a questo mio popolo va tutto bene così.
Da sempre è schiavo, da sempre ne gode.
Sordo, cieco e muto reitera demoniaco l’errore e si fa governare, sempre, da cannibali, delinquenti, ladri, indegni, idioti, macchiette neppure buone per bande fallite d’ubriachi incalliti.
Dicono che questa perdizione di ogni valore e la rinuncia anche alla più semplice e timida richiesta d’affrancamento, siano dovute alla mancanza di Padri.
La realtà è che mancano propri i figli veri.
I Padri sono morti da tempo, inascoltati, calpestati, seviziati, perseguitati, fatti esplodere, trucidati in un idroscalo, costretti al suicidio.
E’ la nostra una società di malati, gravemente disturbati, di ignavi e praticanti la menzogna, la truffa, la prevaricazione, la mistificazione.
Questo mio popolo ormai è puramente collaborazionista.
Vittime e carnefici convivono volendosi e cercandosi l’un l’altro, il tutto calato nella melma dell’ignoranza, della deficienza, dell’incultura delle due parti, della perdita d’ogni dignità.
Negano l’evidenza, si straziano il poco cervello rimasto con il pallone, fanno rivolte per uno scudetto o un rigore negati, vogliono l’Iphone 6, così come fanno code infinite per comprarselo, a rate, ugualmente si incolonnano piegati verso i seggi elettorali.
Perché tutto resti così com’è e com’era.
Illusi malignamente dagli idioti predicatori dei finti pericoli, agitati ogni qualvolta che devono spartirsi una merda di poltrona, una fetta di seduta vellutata rossa sotto il culo malefico: è il regno della follia, di masse che non studiano, prede di ancor più imbecilli falliti che la scuola, quella vera, l’hanno vista solo neppure di passaggio, nei viaggi abituali verso le sagre delle polete e chinghiale o orso che siano.
Questo mio popolo che non si considera Mondo, ma provincia per conto suo, che spera, maledetto!, di salvarsi innalzando muri, barricandosi, difendendo mari, proprità privata, orticelli personali e chi muore, in tanti, per disperazione, è giusto che lo faccia: mors tua vita mea.
Fino a quando?
1.900 morti bombardati a Gaza, 400 i bambini trucidati, 10 mila i feriti gravi, oltre mezzo milione gli sfollati, la Palestina ridotta a cimitero a cielo aperto e questi italiani se ne fottono, tanto non è casa loro, "roba" che riguarda l’estero.
Loro devono occuparsi al massimo di far proseliti per i grilli improvvisati, perché è lì che i senza più un ideale hanno trovato un nuovo messia temporaneo.
Loro ora provano simpatia persino per il "giovane" padano verde, "dice cose giuste", "parla chiaro e semplice come noi", "è un ragazzo come noi ragazzi".
Loro hanno anche un altro ragazzo nel quale identificarsi e proiettare la perdita identità: il fiorentino che tutto sa, tutto può, tutto risolve, "ci da del tu", "è sprint", "è moderno": ecco un altro messia, sempre temporaneo, in attesa di un altro nuovo o vecchio, non ha importanza, basta che sia un messia.
Dal generale al particolare, dal centro al locale, è tutto così.
Pecore e finti salvatori.
Devono difendersi i confini, adesso poi c’è anche Ebola.
Non è più il tempo di andarli a prendere, mettegli i mozzi ai piedi e portarli a raccogliere cotone, coltivare il tè a Ceylon, lavorare le terre dei ricchi colonizzatori.
Ora che i milioni e milioni di affamati e perseguitati, a causa del Nord del mondo e dell’Europa, arrivano a presentare il conto da saldare, ecco che li si ributta in mare, perché portano la scabbia, la lebbra, la tubercolosi, il crimine.
E già.
L’Impero Romano Italiano, in sfacelo, ci crede.
Manco gli passa per l’anticamera del cervellino piccolissimo che i flussi migratori non potranno più essere fermati, che la razza bianca, per fortuna!, è destinata a sparire.
E già.
Vendono le armi di distruzione di massa a Assad, Netanyahu, Iraq, Iran, Nigeria, Libia, Talebani Riuniti... perché finché c’è guerra c’è speranza.
La stramaledetta speranza.
Si dimenticano poi subito del genocidio siriano, dell’Ucraina, Cenecia, delle pulizie etniche in Africa, del popolo Curdo... tanto è tutto lontano, mica è in casa loro.
Sono milioni, decine di milioni i profughi in movimento che verranno a bussare alle porte via mare e via terra, da Nord e da Sud, Est o Ovest.
Questo mio popolo di morti, convinto d’esser vivo, non sente Ragione, non ne ha.
Credo nel Karma e so con certezza che il popolo italiano, e non solo ui, la pagherà cara, molto cara e non potrà sfuggire alle proprie responsabilità.
Non è imparando a memoria lo slogan di Arrigoni che si diventa Vittorio.
C’è una differenza sostanziale tra i disperati in fuga e gli italiani/europei [ma quale Europa?]: quando saremo minoranza etnica, loro, gli "stranieri", i "barbari" non ci butteranno a mare ai pescecani.
Neppure ci metteranno mozzi e gioghi.
La sofferenza vera autentica, la fame, la povertà, i lutti, la guerra subita... il dolore vero insomma, sono scuola di Vita, chi cresce nell’inferno terreno sa essere totalmente solidale.
I Vivi non potranno mai uccidere i già morti da secoli.
Lucio Galluzzi
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