Home > No al controllo politico sul corpo delle donne

No al controllo politico sul corpo delle donne

Publie le mercoledì 17 dicembre 2003 par Open-Publishing

La legge sulla procreazione assistita è un?aberrazione politica e
sociale
poiché apre la strada al controllo politico sui corpi delle donne
legalizzato a livello giuridico da parte di un potere politico che si
impone
dall?esterno e risponde a logiche di fanatismo religioso e oscurantismo
sociale. E? una legge liberista che permetterà solo a chi è ricco di
poter
comprare all?estero la possibilità di avere dei figli. E? una legge
oppressiva e discriminatoria, che nega alla donna la possibilità di
vivere
liberamente e senza ostacoli la propria maternità e che pretende di
regolare
e di stabilire giuridicamente il controllo politico sul corpo e sulla
vita
della donne.

La legge diventa così strumento di controllo e di
oppressione
politica in nome di valori che contrastano in modo assoluto con il
principio
della laicità dello stato e si crea in questo modo il precedente per la
messa in discussione di ogni possibilità per la donna di essere
liberamente
in pieno possesso della propria vita. E? la vittoria del fanatismo
cattolico
che vuole negare e cancellare le conquiste che i movimenti delle donne
hanno
strappato ad un mondo politico e sociale che le voleva relegate alla
sola
funzione riproduttiva. L?embrione è vita, si sente dire e questo pone
la
condizione della donna in una posizione di soggezione e di inferiorità
rispetto alla sua maternità e non le concede più la possibilità di
disporre
liberamente di se stessa, del proprio corpo e quindi della propria
vita.

Tutto è concepito in funzione della vita, ma in realtà dietro il
fanatismo
religioso si nasconde l?ennesimo attacco ai diritti di tutti, che vede
legati dallo stesso filo rosso, la precarietà e la destrutturazione del
mondo del lavoro, il ritorno a forme di sfruttamento schiavistico nei
confronti dei cittadini migranti, la repressione attraverso leggi
liberticide come la Gasparri della libertà d?informazione, l?attacco al
movimento dei movimenti e alle nuove forme di mobilitazione e
partecipazione
politica e, last but not least, il controllo politico e sociale sulla
vita
delle donne.

La difesa della libertà della donna di poter disporre di
se
stessa non è la difesa della libertà dell?individuo e dei valori
liberali, è
piuttosto la difesa di un modello sociale e politico in cui il libero
sviluppo di ciascuno sia condizione del libero sviluppo di tutti, è la
difesa di un modello di comunità politica in cui potere non sia
strumento
di oppressione e di coercizione nell?interesse di logiche estranee e di
interessi esterni a coloro sui quali si impone.
No al dispotismo del fanatismo cattolico al servizio delle logiche
neoliberiste di cancellazione di ogni forma di diritto acquisito e
conquistato attraverso le lotte.

Infine, giustificare con il principio della libertà di coscienza il
voto
favorevole alla legge è una mostruosità politica, contraria alle
elementari
logiche di funzionamento di ogni stato democratico borghese: i
rappresentanti di una nazione sono dei mandatari che devono tradurre in
pratica i dettami della sovranità popolare , che risiede essenzialmente
in
coloro che li hanno eletti, anche se non si è in presenza di vincolo di
mandato. Votare secondo coscienza equivale a trasformarsi da
rappresentanti
di una nazione a rappresentanti di una lobby o di una fazione: dallo
stato
democratico alla repubblica dei notabili il passo è breve.

Per tutte queste ragioni è necessario resistere e lottare contro questa
e
contro tutte le altre leggi che mirano ad instaurare un controllo
politico
sulla società e che mirano alla cancellazione dei diritti di tutti in
nome
delle logiche del fondamentalismo religioso della globalizzazione neoliberista.
Occorre combattere una concezione del diritto che trasforma i privilegi di pochi in diritti
acquisiti (la libertà di coscienza, i dogmi della fede), e al contempo nega i diritti e la possibilità
di una libera scelta ai più.

E? necessario, inoltre, che il Partito della Rifondazione Comunista,
inquanto forza di movimento, oltre che partito che sta nelle
istituzioni,
ponga come centrale e discriminante la questione dei diritti delle
donne e
nell?ambito di eventuali accordi con il Centrosinistra, al cui interno
sono
presenti forze politiche che condividono in modo pieno le logiche sulle
quali è stata costituita e votata la legge sulla procreazione
assistita.
Per questo pensiamo che il PRC debba pretendere dalle le forze politiche, con le quali si sta
confrontando per l?alleanza alternativa al centro-destra, che venga garantito il diritto di tutti
all?interno del quale ognuno sia libero di scegliere secondo la propria libertà.

Infatti dietro c?è molto di più: non c?è solo la libertà e la tutela
della
donna, c?è la lotta contro lo smantellamento e la destrutturazione dei
sistemi di welfare in linea con lo sviluppo neoliberista; c?è la messa
in
discussione di importanti conquiste come la 194 e tutto ciò non può e
non
deve essere dimenticato da un partito che si candida a diventare forza
di
governo. Per questa ragione, molto può essere fatto anche a livello
locale
attraverso politiche che consentano di ristabilire nei consultori
il
principio della laicità dello stato e della piena autonomia decisionale
delle donne, politiche che permettano l?estensione dei diritti sociali
di
cittadinanza anche alle donne e alle lavoratrici immigrate, politiche
che
permettano di arginare e contrastare il modello liberista ormai
dominante di
cancellazione dello stato sociale.

Solo in questo modo potremo pensare
di
qualificare in modo realmente alternativo e pienamente in accordo con
le
lotte effettuate finora un eventuale programma di governo, sia a
livello
nazionale , che a livello cittadino. Spediamo queste nostre
rivendicazioni
in una mailing-list del movimento perché crediamo che il posto di un
partito
come il PRC debba essere in primo luogo nella società e direttamente
nei
luoghi in cui il conflitto sociale si esercita e si esprime in tutta la
sua
contraddizione e perché riteniamo che la nostra lotta non possa essere
confinata nell?ambito del dibattito interno al partito, ma sia
necessariamente collegata e rivolta ad accompagnare quella di tutte le
altre
compagne e gli altri compagni che militano e lavorano nel movimento dei
movimenti con i quali si è cominciato un percorso politico che non può
e non
deve essere dimenticato.

Circolo XXVaprile

Quartiere Reno