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Non dimentichiamo Mumia Abu Jamal

Publie le mercoledì 17 dicembre 2003 par Open-Publishing

Oggi a Parigi si terrà una manifestazione per salvare la vita del giornalista nero condannato alla pena capitale. La Corte suprema della Pennsylvania ne ha respinto gli appelli e Mumia Abu-Jamal rischia di morire. Il deleterio cerchio degli assassini si sta stringendo pericolosamente intorno a Mumia. La Corte suprema della Pennsylvania ha appena respinto ogni appello del giornalista nero americano, condannato a morte nel 1982, dopo un processo razzista e falsificato.

Ormai, alla cosiddetta "voce dei senza voce" non resta altro che il ricorso alla Corte federale e, ultimo tentativo, un appello presso la Corte suprema degli Stati Uniti, di cui purtroppo si sa che invalida soltanto il 3% delle sentenze delle corti federali.

Peggio ancora: il fascicolo di Mumia presso la Corte federale è stato affidato a Midge Rendell, la moglie dell’ex procuratore di Philadelphia che aveva richiesto la pena di morte contro Mumia e che è attualmente governatore della Pennsylvania, in sostituzione di Tom Ridge, l’onnipotente ministro della Sicurezza interna del suo amico Gorge Bush.

Fra i quattro giudici della Corte suprema della Pennsylvania che hanno respinto gli appelli tre sono legati all’Ordine fraterno della polizia, il sindacato che funziona come una mafia e che ha rivendicato l’assassinio "legale" di Mumia. Di questo blocco di giudici fa inoltre parte Ronald Castille, ex avvocato generale del Comitato di Filadelfia che aveva fatto respingere tutti i primi appelli di Mumia, negli anni Ottanta. Ronald Castille si è tra l’altro distinto nel realizzare e diffondere ufficiosamente fra i procuratori neonominati del suo distretto una videocassetta che spiega come impedire la designazione di giurati neri senza sembrare razzista.

La Corte razzista
La sentenza di "rifiuto" della Corte suprema della Pennsylvania sostiene che le nuove prove del razzismo che ha dominato il processo a Mumia e quella che ne dimostra l’innocenza sono state consegnate "fuori tempo", non essendo state presentate nel 1982, al momento del primo appello.

In altri termini, il fatto che un killer prezzolato, Arnold Beverly, abbia dichiarato sotto giuramento, nel 2001, di essere stato lui in persona a sparare sul poliziotto Faulkner e che Mumia non ha assolutamente commesso l’omicidio di cui è accusato è considerato un dato nullo o inesistente. Del pari, la "Corte" ha respinto l’accusa di razzismo da parte degli avvocati nei confronti del giudice Sabo (quello che aveva condannato a morte la "voce dei senza voce" nel 1982): secondo i giudici, non esiste neanche la testimonianza resa sotto giuramento da una cancelliera in pensione del tribunale di Filadelfia, Terri Maurer-Carter (che aveva taciuto per timore di rappresaglie), la quale ha rivelato che il giudice Sabo aveva dichiarato, prima del processo a Mumia: «Sì, certo, li aiuterò a fare friggere quel negro».

Ma c’è qualcosa di ancora più grave: secondo The Freedom Journal, una rete informatica americana dedicata alla causa di Mumia, ai primi di novembre la Corte suprema della Pennsylvania ha accettato di accogliere l’appello del procuratore di Philadelphia che chiedeva la revisione dell’arresto del giudice federale Yohn, il quale aveva deciso, nel dicembre del 2001, di sospendere - fino a nuovo pronunciamento di quella stessa Corte suprema - il verdetto di pena capitale. Yohn aveva però, al tempo stesso, mantenuto la sentenza di omicidio perché, come aveva avuto il coraggio di dire agli avvocati, «l’innocenza non è una difesa». Evidentemente, questo significa che basta una parola di quel tribunale perché il governatore Ed Rendell, la cui campagna elettorale era soprattutto incentrata sull’"urgenza" di giustiziare Mumia, firmi una terza condanna a morte per avvelenamento.

«Chiaramente, non siamo più in una situazione di diritto, ma di complotto, indegna di un paese che pretende di difendere nell’intero pianeta valori umanitari e democratici», dichiara il collettivo unitario nazionale Insieme, salviamo Mumia (che raccoglie oltre 70 organizzazioni dei diritti umani, sindacali e politiche francesi) nel suo appello a manifestare, sabato 13 dicembre, in tutto il paese. A Parigi, la manifestazione inizierà alle ore 14, in Place de la République, per poi concludersi all’ambasciata degli Stati Uniti, in Place de la Concorde.

Come Sacco e Vanzetti
The Freedom Journal fa notare come l’accanimento razzista e politico per mettere a tacere la "voce dei senza voce" sia della stessa natura di quello che ha dominato il "processo" e l’esecuzione di Sacco e Vanzetti e dei coniugi Rosenberg, tutti innocenti dei crimini di cui erano accusati, ma "colpevoli" di avere agito per la libertà e la giustizia.

«Per due volte, la mobilitazione internazionale ha permesso di strappare Mumia ai suoi carnefici», sottolinea il Partito comunista francese nel suo appello a partecipare alla marcia di sabato. Un fatto senza precedenti negli Stati Uniti, per una persona dalla pelle nera condannata per l’uccisione di un poliziotto bianco. Questo dimostra la forza della solidarietà che circonda Mumia. «Va detto che Mumia è un militante in favore dei diritti umani, un progressista», sottolinea il Pcf. La lotta della "voce dei senza voce" è sorretta da centinaia di migliaia di cittadini francesi che hanno sottoscritto una petizione per salvargli la vita, da Amnesty International, dal Parlamento europeo, dalla Confederazione internazionale sindacale libera (Cisl), da Nelson Mandela, nonché dal pontefice Giovanni Paolo II. Lo stesso Jacques Chirac ha affermato di dedicare a questa causa tutta la sua attenzione.

Si può salvare Mumia e fare in modo che ritorni in libertà. Questa volta, però, è necessario che si esprima tutta la forza della solidarietà, della difesa dei diritti umani, della lotta contro la pena di morte e contro l’ingiustizia. Manifestando sabato, quanto più numerosi possibile, i francesi potranno contribuire a infrangere le porte del corridoio della morte in cui Mumia è rinchiuso.

Michel Muller
Da l’Humanité
(Traduzione dal francese di Titti Pierini)