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REPUBBLICA on-line 15-10
Ora il Cavaliere teme un "dicembre nero"
Berlusconi comincia a pensare alle elezioni anticipate
di CLAUDIO TITO
ROMA - "Guardate che qui c’è qualcosa che non va. Sembra che tutto, in un modo o nell’altro, si
concentri a dicembre. Dobbiamo chiederci perché. E quali sono gli obiettivi". Nelle ultime settimane
Silvio Berlusconi ha iniziato a interrogarsi su quel che può accadere alla fine dell’anno. Quando
cioè il semestre di presidenza Ue sarà terminato, la finanziaria sarà approvata e il ’redde
rationem’ nella maggioranza sarà concreto. Il Cavaliere, nei ragionamenti svolti con amici e
collaboratori, si detto è "molto preoccupato" per quel susseguirsi di appuntamenti fino a non escludere
l’arma delle elezioni anticipate per evitare logoramenti. E soprattutto per allontanare i fantasmi del
governo tecnico che aleggiano tra gli alleati.
Perché, a suo giudizio, l’orizzonte entro il quale si muove una parte della Cdl contempla anche
quella soluzione. Ha inquadrato allora l’affondo di Luciano Violante sul rapporto tra mafia e
politica in questo tipo di contesto. "Sono parole che si commentano da sole. Altro non aggiungo", è
stato l’unico commento ufficiale del premier. Ma in privato la sua riflessione è andata ben oltre.
Il dubbio che ha assalito Palazzo Chigi riguarda la possibilità che il capogruppo Ds si sia fatto
sfuggire un’anticipazione. Quale? Quella relativa ad un’eventuale sentenza di condanna nel
processo palermitano che riguarda Marcello Dell’Utri. Sentenza che potrebbe arrivare nei prossimi 2-3
mesi. Magari in contemporanea con la sentenza Sme su Cesare Previti.
La fine dell’anno presenta, però, altre delicate scadenze. A cominciare dalla decisione della
Corte costituzionale sul cosiddetto lodo Schifani. Ossia la norma che sospende i processi per le più
alte cariche istituzionali, compreso il presidente del consiglio.
Anche su questo punto Berlusconi, e i suoi legali, non stanno nascondendo le loro preoccupazioni.
"La composizione della Corte - va ripetendo con pessimismo il premier - è quella che è". E quindi
garanzie non ci possono essere. "E’ evidente - racconta Michele Saponara, deputato forzista ed uno
degli avvocati di Berlusconi - che la preoccupazione c’è. Anche perché ormai è chiaro che non
possiamo contare sull’aiuto di Ciampi". E se la Consulta dovesse dichiarare incostituzionale il lodo,
il processo Sme per Berlusconi riprenderebbe immediatamente. La sentenza potrebbe essere emessa
sempre nel mese di dicembre.
Nello stesso periodo, poi, potrebbe arrivare al vaglio del Quirinale la legge Gasparri. E,
naturalmente, la verifica nella maggioranza. Sia Gianfranco Fini, sia Marco Follini hanno rinviato a
gennaio quello che chiamano il "riequilibrio" nella coalizione e che più prosaicamente significa
rimpasto o crisi di governo. Una combinazione esplosiva.
Tant’è che per la prima volta da quando è tornato a Palazzo Chigi, il Cavaliere ha iniziato a
contemplare l’opzione elettorale. Soprattutto se il lodo Schifani verrà dichiarato incostituzionale.
"Di fronte a quella sentenza - è il ragionamento che il presidente del consiglio ha svolto in
alcuni incontri privati - bisognerà scegliere se resistere o se andare alle urne per non farsi logorare
dall’uso politico della giustizia". L’incubo è il "governo tecnico". Il sospetto, come ha rilevato
ieri il capogruppo leghista, Alessandro Cè, è che "dietro l’offensiva sul voto agli immigrati di
Fini ci sia in realtà il tentativo di preparare un partito per il dopo Berlusconi. La fusione tra
An e Udc è già iniziata. E’ una manovra concertata per il passaggio di consegne immediato
attraverso il governo tecnico. E dietro questo disegno c’è Ciampi". Ma con le elezioni anticipate,
Berlusconi giocherebbe d’anticipo. Anche nei confronti di Romano Prodi, il leader "in pectore" dell’Ulivo.