Home > PER UN CONTRATTO MONDIALE DELL?ENERGIA

PER UN CONTRATTO MONDIALE DELL?ENERGIA

Publie le sabato 25 ottobre 2003 par Open-Publishing

PER UN CONTRATTO MONDIALE DELL?ENERGIA
BENE COMUNE DELL?UMANITA?
PACE CLIMA EQUITA?

UN SISTEMA INIQUO E INSOSTENIBILE

Gli attuali processi di globalizzazione, dominati da una logica neo imperialista e neo liberista,
rendono sempre più gravi ed evidenti quattro nodi fondamentali:

?la limitatezza delle risorse naturali

?l?impatto ambientale e climatico dell?inquinamento, ormai vicino ad un punto di non ritorno

?l?iniquità e l?insostenibilità sociale ed ecologica dell?odierno sistema di governo
dell?economia mondiale, che penalizza i popoli del Sud del mondo e mette a rischio gli interessi delle
generazioni future

?il tentativo di omologare ogni espressione culturale, sociale, ogni identità al modello
americano, l?idea che sia lecito e saggio depredare in pochi anni le risorse accumulatesi in milioni di
anni di evoluzione naturale

Tali tendenze trovano giustificazione nell?ideologia della crescita economica illimitata e del
consumismo, di un positivismo acritico che attribuisce alla scienza poteri quasi taumaturgici, del
mercato come unico meccanismo regolatore della convivenza tra gli uomini, le comunità, i popoli.

L?impegno dei movimenti che si battono contro questo modello di globalizzazione, condizione
decisiva per imboccare una nuova via ecologicamente sostenibile, deve porre al centro la questione
energetica.
Oggi i Paesi industrializzati (1/5 della popolazione mondiale), il cui sistema energetico si basa
sui combustibili fossili, consumano per ogni loro cittadino l?equivalente del lavoro di 20
?schiavi energetici?. Ma le possibilità di sfruttare le risorse fossili non sono infinite, ed è di tutta
evidenza che la guerra ?preventiva? e ?permanente? in atto serve proprio ad assicurare ai più
ricchi il controllo delle risorse residue di petrolio e gas naturale (quelle più concentrate e più
facilmente trasportabili, dunque molto più preziose del carbone).

Le ragioni della pace, del dialogo e della collaborazione tra i popoli, della salvezza
dell?ambiente, della lotta alla povertà impongono una svolta nelle politiche energetiche.
Porre fine alla dipendenza dei sistemi energetici dai combustibili fossili contribuirebbe infatti
alla fine delle guerre e delle violenze che insanguinano il mondo e fermerebbe i cambiamenti
climatici che sono già una drammatica realtà, mentre l?affermazione di un modello alternativo fondato
sulle fonti rinnovabili, presenti in maniera diffusa su tutto il pianeta, garantirebbe il diritto
all?energia per miliardi di uomini e donne e ridurrebbe l?inquinamento dell?aria con enormi
vantaggi per la salute di tutti. Perciò è importante sostenere la ricerca e l?innovazione tecnologica in
questo campo, in particolare investendo molte più risorse finanziarie ed umane nella
sperimentazione e nell?utilizzazione dell?idrogeno prodotto con fonti rinnovabili.

Perché tutti gli esseri umani vedano riconosciuto il loro diritto all?energia, e perché al tempo
stesso siano salvaguardati gli equilibri ambientali e climatici, occorre innanzitutto superare
l?attuale squilibrio nei consumi energetici tra Nord e Sud del mondo.
La nostra richiesta è che entro il 2050 i consumi pro-capite si attestino in ogni Paese del mondo
sulla soglia di 1 tep fossile. Una grande sfida, possibile ma molto impegnativa, considerando che
oggi un europeo si avvicina ai quattro tep e un americano oltrepassa i sei.

IL RUOLO DELL?EUROPA

Povera di risorse fossili, più attenta degli Stati Uniti ai bisogni sociali e agli obiettivi di
tutela ambientale, l?Europa ha tutto l?interesse di porsi all?avanguardia della battaglia per un
nuovo modello energetico.

Del resto, anche nel settore dell?energia il fallimento delle politiche liberiste è sotto gli
occhi di tutti, confermato dalla successione di black-out che hanno segnato gli ultimi mesi. Nessuno
può rimpiangere la vecchia stagione dei monopoli, ma certo la liberalizzazione selvaggia
dell?energia ha ulteriormente allontanato la gestione del sistema energetico da criteri accettabili di
equità sociale, di tutela ambientale, di prevenzione del rischio climatico. Le tariffe sono le stesse
di ieri, e nel frattempo sono peggiorati lo stato di manutenzione della rete e la qualità del
servizio.

L?obiettivo deve essere di definire ed affermare un nuovo modello di intervento pubblico che
privilegi le fonti rinnovabili, la produzione di energia diffusa sul territorio, il risparmio e il
miglioramento dell?efficienza energetica. A questo scopo occorrono riforme fiscali, meccanismi
efficaci d?incentivazione e disincentivazione, riforme tariffarie, e occorre un pieno coinvolgimento nei
processi decisionali delle regioni, dei comuni e delle province.
Di fronte all?ormai conclamata insostenibilità sociale ed ambientale dell?attuale sistema
energetico (basti pensare alle migliaia di vecchi lasciati morire nelle settimane del ?grande caldo?),
un?Europa sempre più indipendente dal petrolio non solo è possibile, ma è quanto mai necessaria.

Questi i terreni su cui costruire una svolta radicale nelle politiche energetiche dell?Europa:

?rifiutare la logica della guerra preventiva, della guerra per il petrolio, del riarmo

?costruire le condizioni per una fuoriuscita dal nucleare sia civile che militare

?ridurre i consumi energetici, intervenendo sui modelli di produzione e di consumo

?raggiungere, nei tempi previsti e anche su base unilaterale, degli obiettivi di riduzione dei
gas climalteranti stabiliti nel Protocollo di Kyoto, contro ogni ipotesi di utilizzo massiccio dei
meccanismi flessibili previsti dal trattato e contro la ?truffa? dei crediti di emissione.

Impegno
dei governi europei per una riduzione complessiva delle emissioni del 35% entro il 2020 rispetto
al 1990

?fermare la privatizzazione e la liberalizzazione selvagge dei servizi d?interesse pubblico, e in
particolare dell?energia;

?favorire lo sviluppo di cicli produttivi a minore impiego di materie prime e di energia e a più
basso impatto inquinante

?disincentivare i fenomeni di delocalizzazione delle attività produttive che approfittano
dell?assenza nei Paesi poveri di regole per la tutela del lavoro e dell?ambiente

?una forte programmazione pubblica degli interventi in campo energetico, basata su criteri di
trasparenza, sostenibilità ambientale e controllo democratico

?estendere e rafforzare le ?reti? sviluppatesi in questi anni a partire dai movimenti e dalle
mobilitazioni contro il nucleare, per una gestione socialmente ed ambientalmente coerente dei
rifiuti, contro la privatizzazione selvaggia dell’acqua, per città vivibili e senza traffico, contro la
nocività e l?insicurezza dei luoghi di lavoro, per la valorizzazione delle identità e delle
tradizioni locali

?condurre un?offensiva culturale contro un?idea di benessere basata su criteri meramente
quantitativi e consumistica

DALLA CONCENTRAZIONE MONOPOLISTICA DELL?ENERGIA
ALLA GENERAZIONE DIFFUSA: I CAMBIAMENTI NECESSARI

L?attuale modello energetico concentrato e monopolistico, basato su grandi centrali e lunghe linee
di trasmissione, impedisce un efficace controllo democratico ed espone a grandi rischi anche in
termini di efficienza del servizio (come dimostrano i recenti black-out) e di sicurezza di fronte
alla crescente aggressività del terrorismo stragista.
Bisogna passare ad un modello diffuso, che produce energia e calore con le fonti di cui il
territorio dispone in abbondanza: il sole, il vento, le biomasse, e con essi la microcogenerazione.

?NO AL NUCLEARE

Non si esce dal petrolio rilanciando il nucleare: entrambe le scelte sono figlie di una medesima
?filosofia? nella quale la salute dei cittadini, le ragioni dell?ambiente, della socialità, del
controllo democratico sono sacrificate ai grandi interessi economici.
L?Italia ha detto non al nucleare oltre quindici anni fa, sulla stessa strada sono avviate la
Germania, la Svizzera, il Regno Unito, e d?altra parte nessuno dei rischi legati all?uso dell?atomo è
stato neutralizzato.
Un?Europa denuclearizzata è il nostro obiettivo, e nella costituzione europea sia evitato ogni
riferimento al trattato Eurotom del 1957 che favorisce l?industria nucleare a scapito delle energie
pulite.

?MOBILITA? SOSTENIBILE

Il trasporto su strada è la forma di mobilità che consuma più energia, occorre dunque trasferire
quote significative di passeggeri e di merci dalla gomma alla rotaia e al cabotaggio, potenziare
nelle città i servizi di trasporto collettivo, incentivare le tecnologie e i carburanti a più basso
impatto inquinante.
Per questo vanno contrastate le attuali strategie europee che puntano tutto, per lo sviluppo delle
vie di comunicazione transfrontaliere, su grandi opere autostradali e su nuovi trafori alpini, e
in Italia va sconfitta la politica del ministro Lunardi che con la Legge Obiettivo santifica la
logica delle ?grandi opere? ? dal Ponte sullo Stretto di Messina all?Alta Velocità ferroviaria - e
del predominio del trasporto su strada, e depotenzia i controlli ambientali.

Nel quadro generale delle politiche di trasporto si inserisce anche la questione dell?auto e in
particolare la crisi della Fiat. La crisi dell?auto colpisce tutte le grandi industrie, ma nel caso
della Fiat alle difficoltà strutturali di un settore in evidente saturazione si aggiungono le
conseguenze di una strategia aziendale che ha completamente trascurato la ricerca e l?innovazione di
prodotto. L?auto, per avere un futuro, deve offrire modelli completamente riciclabili, con motori a
bassissime o zero emissioni e integrati in sistemi di mobilità urbana intermodali.

?RISPARMIO ENERGETICO

Lo sviluppo di politiche per l?uso razionale ed efficiente dell?energia è un altro caposaldo per
liberare l?Europa dalla schiavitù del petrolio.
Bisogna che sia data rapida e piena attuazione alle direttive comunitarie sul risparmio, perché il
miglioramento dell?efficienza energetica può garantire, a parità di servizi resi, bollette più
?leggere? e può inoltre favorire l?innovazione tecnologica (si pensi ai nuovi materiali per
migliorare le prestazioni energetiche degli edifici come degli elettrodomestici e della lampade) con
ricadute importanti anche in termini occupazionali. Al tempo stesso servono modifiche al sistema
tariffario, che spingano le aziende distributrici a fornire ai cittadini e alle imprese servizi post-
contatore per il risparmio.

Per l?Italia un passaggio prioritario è l?approvazione di un nuovo Piano nazionale per l?energia
(l?ultimo è del 1988), che definisca obiettivi di aumento dell?efficienza e di incremento delle
fonti rinnovabili, e l?aggiornamento dei Piani regionali. Uno studio recente del Ministero
dell?Ambiente ha evidenziato che a parità di comfort, i consumi energetici possono essere ridotti del 30%:
ciò dimostra che gran parte dei bisogni di caldo, freddo e illuminazione, può venire soddisfatta,
anziché con nuove centrali, utilizzando meglio e con più efficienza l?energia disponibile.

?FONTI RINNOVABILI

Un primo punto importante è dissipare le troppe confusioni, spesso strumentali, sul concetto
stesso di fonti rinnovabili. Non vanno considerate rinnovabili, come peraltro ha chiarito l?Unione
europea, le cosiddette fonti ?assimilate?: i rifiuti, il carbone miscelato ad acqua (acquacarbone), il
gasolio bianco.
Le vere fonti rinnovabili sono il solare termico e fotovoltaico, l?eolico, le biomasse, il piccolo
idroelettrico: energie non solo ambientalmente pulite, ma già oggi economicamente convenienti se
solo tra i costi del petrolio e dei combustibili fossili, o del nucleare, venissero considerati
quelli ?esterni? legati ai danni prodotti all?ambiente e al clima.
Solare termico. Bisogna battersi, comune per comune, per nuovi regolamenti edilizi che
concretizzino il ?diritto al sole?, e perché chi installa pannelli solari termici possa dedurre integralmente
la spesa dalla dichiarazione dei redditi.

Eolico e solare fotovoltaico. Vanno estesi a tutti i Paesi europei gli stessi meccanismi di
incentivazione già presenti in Germania, Austria e Spagna, che hanno dato ottimi risultati: i cittadini
e le imprese che installano pannelli fotovoltaici e pale eoliche possono vendere l?energia al
gestore della rete, che è obbligato ad acquistarla remunerando la quantità di energia effettivamente
prodotta ed anche il vantaggio ambientale che quella comporta. Ciò è tanto più urgente nel caso
dell?Italia, paese ricchissimo di sole e di vento ma dove lo sfruttamento di tali risorse è ancora
limitatissimo e dove finora i soli incentivi sperimentati sono quelli, poco efficaci, in conto
capitale: se il ritardo non verrà colmato, il nostro Paese perderà una grande occasione non solo sul
piano ambientale, ma anche in termini di innovazione tecnologica.

Biomasse. Il recupero di energia dalle biomasse è una possibilità da valorizzare, a patto però che
la materia prima sia prelevata in loco e nel massimo rispetto degli equilibri ambientali
(manutenzioni dei boschi, residui di segherie) e che la produzione di energia avvenga in impianti di
piccola taglia. Quanto alle frazioni organiche dei rifiuti, va invece di gran lungo preferito il
recupero attraverso la produzione di compost, che restituisce all?ambiente materia organica.
Idroelettrico e geotermia. L?idroelettrico è una fonte su cui puntare prevalentemente per
impianti di piccole dimensioni e in condizioni nelle quali risultino pienamente salvaguardati gli
equilibri ambientali dei corpi idrici. Per la geotermia, utile per produrre energia elettrica e
soprattutto calore ma che in più di un caso ha procurato danni ambientali, occorre che lo sfruttamento
avvenga secondo criteri rigorosi di tutela ambientale.

Microcogenerazione. Nella transizione verso un modello energetico imperniato sulle fonti
rinnovabili, molto utile è la diffusione della microcogenerazione (elettricità + calore) e della
trigenerazione (elettricità + calore + freddo): tecnologie ?mature?, particolarmenmte adatte a soddisfare
il fabbisogno di grandi strutture come ospedali, alberghi, supermercati e centri commerciali.

?UNA NUOVA POLITICA FISCALE

La realizzazione di un nuovo modello energetico richiede una svolta radicale nelle politiche
fiscali europee. Serve spostare progressivamente la pressione fiscale dal lavoro e dalle imprese allo
sfruttamento delle risorse naturali e alle produzioni più inquinanti, partendo da un forte
rilancio della ?energy-carbon tax?.

IL SOCIAL FORUM DI PARIGI

Proponiamo che il Social forum europeo di Parigi dia vita ad una rete continentale sulle questioni
energetico-ambientali, attraverso la riproporre in ogni Paese la nostra piattaforma ed estendere,
consolidare e collegare le mobilitazioni contro le scelte energetiche inquinanti e dipendenti dai
combustibili fossili e dal nucleare.

In tale prospettiva:

?E? fondamentale il rapporto con il movimento dei lavoratori e con il sindacato. Il miglioramento
dell?efficienza energetica e lo sviluppo delle fonti rinnovabili possono portare nuova
occupazione, e pure considerando l?obiettivo di riconvertire i settori produttivi tradizionali, il saldo
occupazionale può essere molto positivo

?E? fondamentale il collegamento con le autonomie locali, che devono diventare i veri
protagonisti istituzionali di scelte energetiche innovative e partecipate nel segno ddi un modello energetico
distribuito

?E? fondamentale il coinvolgimento della comunità scientifica e del mondo della ricerca, con cui
va stipulato un vero e proprio patto per l?innovazione tecologica.

?Infine, è fondamentale costruire un rapporto forte tra i Paesi della sponda nord e della sponda
sud del Mediterraneo, che vede l?Italia come naturale punto di snodo e che deve assumere il solare
come opzione prioritaria in quest?area. Il nostro Paese si trova al centro di un mare comune a
molti Paesi europei, africani e mediorientali. Proprio oggi che l?energia muove conflitti terribili,
un grande investimento nel solare può diventare la principale via concreta e simbolica per fare
del Mediterraneo un mare di pace, di dialogo, di sviluppo sostenibile. Sostituire il petrolio con il
sole: questa la sfida che deve impegnare tutti i popoli del Mediterraneo.

IL SOLE DEL
MEDITERRANEO: LA PACE PASSA ANCHE DA QUI.

Testo proposto da: Legambiente, Forum Ambientalista, Sinistra Ecologista, Cepes,
Sole del mediterraneo

ForumAmbientalista

Movimento rosso-verde
via S.Ambrogio, 4 - Roma