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PROCESSI: Diaz, resta a Genova

Publie le venerdì 28 novembre 2003 par Open-Publishing

Rigettata la richiesta di spostare a Torino gli atti sulla notte dei pestaggi al G8
Verità in aula Fallito il tentativo di allontanare e allungare il processo. Intanto parte una
petizione che chiede l’inchiesta parlamentare

AUGUSTO BOSCHI

GENOVA

Il processo sulla notte cilena della Diaz rimarrà a Genova. Per apporre la sua firma - accanto a
quelle dei pm Albini Cardona ed Enrico Zucca - sul documento che rigetta le richieste di
trasmissione degli atti a Torino, il procuratore capo Francesco Lalla è tornato apposta da Roma, dove si
trovava, e nella giornata di ieri la decisione è stata depositata. «Non c’era nessun buon motivo
perché gli atti fossero trasmessi a Torino - ha commentato Laura Tartarini, avvocato del Genoa legal
forum - ora c’è la speranza che si arrivi in fretta al dibattimento. Il processo deve partire, e
deve partire in fretta». La richiesta era stata motivata per il presunto coinvolgimento di un pm
della procura genovese, Francesco Pinto, negli stessi reati addebitati ai poliziotti per il caso
delle due molotov sequestrate nel cortile della scuola, e cioè falso e calunnia. E’ durante
l’interrogatorio di Spartaco Mortola, l’ex capo della digos di Genova, che viene fatto il nome di Pinto.
Mortola spiega che Filippo Ferri, capo della Mobile della Spezia, gli ha raccontato che Pinto, al
telefono, gli aveva suggerito dove collocare le molotov «trovate» nell’edificio. Affermazioni poi
ritrattate, ma rimaste nei verbali dell’interrogatorio.

I pm dopo aver ribadito che nessuna notizia di reato era emersa a carico del collega, hanno
sottolineato invece «che è interesse principale dell’ufficio, che ha già inviato agli indagati l’avviso
di conclusioni indagini preliminari (Acip), sottoporre i risultati delle indagini al vaglio del
giudice, che solo può garantire l’effettivo contraddittorio». «In tale fase - scrivono - potrà
essere meglio posta la questione cruciale della corretta individuazione della sede naturale del
processo e non in base a così ambigue premesse».

Secondo la procura, inoltre, «all’iscrizione di una notizia di reato non può pervenirsi neppure
tramite il Procuratore generale (della Cassazione, ndr), eventualmente adito dalla parte richiedente
in caso di rigetto della richiesta, dal momento che non è ufficio gerarchicamente sovraordinato
all’ufficio territoriale». I pm hanno anche spiegato perché non hanno interrotto l’interrogatorio di
Mortola quando emerse il nome di Pinto: «Ci si trovava davanti a generici sospetti insinuati dalle
dichiarazioni dell’indagato non corredati da elementi specifici indizianti». In pratica, solo
parole e niente prove. Tanto più che Ferri, interrogato per chiarimenti, «dichiarava assolutamente
falsa la stessa circostanza».

Dunque il processo, quando si farà, si farà a Genova e la strategia della difesa, che attraverso
il trasferimento puntava alla dilatazione dei tempi, ne esce sconfitta dal momento che anche nel
caso di un ricorso in Cassazione contro la decisone della procura di Genova, il processo non
verrebbe sospeso. Strategia che Luigi Li Gotti, l’avvocato di Francesco Gratteri, ex capo dello Sco e
forse il più eccellente degli accusati, non conferma: «La nostra non era una fuga: vogliamo andare
davanti ai giudici, ma nel rispetto delle leggi».

E ieri, prima che i magistrati depositassero la decisione, a farsi voce della paura che la notte
della Diaz potesse finire nel dimenticatoio era stato il Comitato verità e giustizia per Genova.
«Mi sembra che sia in atto un tentativo di spostare il processo non solo a Torino, ma nel tempo,
possibilmente a mai» aveva dichiarato il presidente del Comitato, Enrica Bartesaghi, insieme a
Lorenzo Guadagnucci a Genova per presentare la petizione popolare «Mai più come al G8». Nella petizione
si chiedono una commissione di inchiesta parlamentare sulla gestione dell’ordine pubblico al G8 di
Genova e al Global Forum di Napoli, una moratoria sui gas Cs, codici di identificazione sulle
uniformi delle forze dell’ordine in servizio di ordine pubblico e corsi di aggiornamento per
promuovere i principi della nonviolenza.