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Parla Bruno Paladini del Movimento antagonista toscano

Publie le giovedì 6 novembre 2003 par Open-Publishing

Parla Bruno Paladini del Movimento antagonista toscano: «Occupiamo case e
blocchiamo treni, le nostre azioni sono di massa e alla luce del sole. Le Br
invece organizzano omicidi per diffondere testi politici».

«Le nuove Brigate rosse? Non hanno alcun radicamento sociale e attuano una
pratica suicida. Noi antagonisti con tutto ciò non c’entriamo assolutamente
nulla. Pratichiamo forme di illegalità come l’occupazione di case o il
blocco dei cantieri dell’Alta velocità, ma con azioni di massa». Alla grande
informazione il nome di Bruno Palladini probabilmente dirà poco. Eppure può
essere considerato una memoria storica dell’antagonismo toscano. 48 anni, in
politica dal 72 «come cane sciolto», il77 nel collettivo autonomo Santa
Croce, poi l’Autonomia, le battaglie contro il nucleare degli anni 80, la contestazione al comizio del segretario generale della Cgil Trentin nel93,
le occupazioni di case (in una delle quali tuttora vive), fino alla
militanza più recente nei Cobas e nel Movimento antagonista toscano,
Palladini ha rappresentato la cerniera tra due mondi spesso incomunicanti, i
«moderati» del Social forum e i cosiddetti «duri» dell’antagonismo in
conflitto con «il liberismo attenuato alla Toscana» delle amministrazioni
locali di centrosinistra. Il segreto? «Abbiamo utilizzato una duplice
formula. Da una parte partecipare all’organizzazione materiale e alla fase
di dibattito, dall’altra proporre una parte esterna, con un’assemblea
internazionale dei movimenti di lotta per la casa e una manifestazione
davanti alla base Usa di Camp Darby. Quest’ultima forse a ragion veduta,
visto cosa è accaduto di lì a poco in Iraq», spiega.

Palladini, dieci anni fa avete cacciato proprio da un campeggio a Camp Darby
il collettivo antimperialista nel quale militavano Nadia Lioce e altre
persone coinvolte nell’inchiesta sulle nuove Br. Già allora eravate su
posizioni distanti, anche se nessuno all’epoca poteva prevedere dove tante
«chiacchiere» sarebbero andate a parare.

Abbiamo sempre avuto una posizione netta. Con quel tipo di pratica non
c’entriamo assolutamente niente. Noi pratichiamo forme di illegalità come
l’occupazione di case o come quando tentiamo di impedire gli sfratti. Però
tenendo sempre presente l’aspetto dell’azione di massa. Quella di questi
brigatisti è una pratica autodistruttiva, che non porta da nessuna parte.
Anche negli anni passati siamo stati chiari su questo tipo di cose, ma non
perché dobbiamo difenderci da qualcosa o dobbiamo difendere qualcosa da
qualcuno. Bensì perché non ci appartiene altro che non sia la costruzione di
massa delle iniziative. Questo negli anni lo abbiamo dimostrato, non abbiamo
scelto di far saltare i pilastri dei cpt o di gambizzare i proprietari di
casa o i magistrati che fanno gli sfratti. Abbiamo fatto delle battaglie
alla luce del sole, siamo andati con le nostre facce, con i nostri corpi
come direbbe Casarini. I nostri blocchi dei treni con le armi per l’Iraq
hanno contribuito a mobilitare migliaia di persone contro la guerra. Tutta
un’altra cosa rispetto a quattro dementi che decidono di costruire
un’organizzazione iperblindata, che l’unico rapporto che ha con la società è
dibattere un omicidio per scrivere poi un documento politico che nessuno
legge all’infuori dei magistrati. Penso che anche sul piano della
comunicazione siano abbastanza deficitari, visto che scrivono documenti di
60 pagine impossibili da pubblicare.

Giuseppe D’Avanzo su Repubblica sostiene che è proprio grazie alle vostre
pratiche che brigatisti come Boccaccini possono «coltivare» la loro
«doppiezza».

E’ lo stesso ragionamento di chi dice che dopo lo spinello viene l’eroina.
Quello che facciamo noi ci costa decine di denunce, ma avviene alla luce del
sole. Anche questo dovrebbe far riflettere, perché da un punto di vista
brigatista questa esposizione alla repressione è controproducente. Sì,
perché la repressione è un prodotto dei conflitti, come dimostra la campagna
contro la Fiom. E l’illegalità che viene prodotta da un certo tipo di
conflitti e di lotte è quella che definiamo la nostra legalità, cioè diritti
che vorremmo acquisire perché li riteniamo patrimonio della maggioranza di
questa società. Tutto ciò è in antitesi con i processi di illegalità armata
di queste Brigate rosse. E poi noi siamo per l’autorganizzazione,
un’organizzazione verticale come quella della Br non ci interessa.
Basterebbe questo a testimoniare come i nostri processi vadano in direzione
diversa rispetto a quelli.

Secondo gli inquirenti Boccaccini frequentava il Cpa Firenze sud, un centro
sociale che fu molto critico nei confronti del Social forum europeo.

Sì, il Centro popolare autogestito non ha aderito al Fse. I nostri rapporti
con loro sono sempre stati sulle mobilitazioni. Loro si sono sempre proposti
in maniera chiara, sulla guerra come su altre tematiche. Bisogna tenere
presente che il Cpa ha una caratteristica di centro sociale di quartiere ma
non è un vero soggetto politico generale sulla città come siamo noi. E’ il
centro sociale più frequentato di Firenze, anche perché organizza molti
concerti e altre attività, ma sul terreno politico ha un’esposizione minore.
Ad esempio al G8 di Genova loro erano presenti, ma abbiamo organizzato tutto
noi. E poi bisogna ricordare che un anno prima del Social forum ci fu anche
lo sgombero del vecchio Cpa, nella fabbrica ex Longinotti, con la seguente
occupazione dello spazio attuale. E questo rappresentò sicuramente un trauma
forte per loro.